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Domenica, 28 Aprile 2024
La presa di posizione

«Gli ospedali non si costruiscono con le scommesse»

Il comitato “salviamospedale”: «Denso di insidie il percorso scelto dalla Regione»

«L’intervento dei privati per il nuovo ospedale, attraverso, un’operazione di partenariato pubblico e privato è denso di insidie». È il commento del comitato “salviamospedale”. «Tale strumento previsto nel codice dei contratti definito “finanza di progetto” nonché dall’art.174 e seguenti del D.lgs n.36/2023 è un fenomeno complesso che in ogni caso e che in ogni caso è eccessivamente oneroso per la costruzione di un ospedale. L’eventuale somma di 160 milioni messi a disposizione dall’investitore privato comporterà la gestione da parte dello stesso, di una serie di servizi che dovrebbero generare i flussi di cassa necessari per ripianare il debito contratto, oltre ai costi dei servizi erogati (energia elettrica, manutenzione, parcheggi, pulizie) e remunerare gli azionisti. In altre parole l’Asl dovrebbe ogni anno per almeno 20 anni sottrarre dalla spesa corrente decine di milioni. Il project financing (finanza a progetto) è stato introdotto da tempo con la Legge Merloni ma nel settore ospedaliero ha causato solo sciagure».

«Un esempio per tutti è l’ospedale di Mestre in Veneto inaugurato nel 2008. Le imprese che si erano aggiudicate il contratto Project Financing (siamo nel 2004) avevano messo 120 milioni, gli altri 130 milioni li aveva messi la Regione Veneto. Il canone annuale era però pari a 72milioni e pertanto comportava una spesa, per la durata per della concessione di 24 anni, di 1 miliardo e 728 milioni. Il governatore Zaia, dopo un lungo contenzioso con le imprese è riuscito ad ottenere “bontà sua” uno sconto del 10%. Sempre in Veneto si è ricorso a tale strumento per l’ospedale di Castelfranco Veneto e anche in questo caso il canone è molto rilevante. Il problema grave è soprattutto dovuto alla totale sottomissione dell’Ente ospedaliero alle condizioni stabilite nel contratto per una durata di oltre 20 anni (se va bene). In altre parole l’Asl è obbligata ad avvalersi dei servizi non medicali (pulizie, energia, mensa, manutenzione) senza poter reperire sul mercato le imprese ed il servizio al miglior prezzo. Tutto ciò comporta che l’Asl è costretta a sottrarre dalla spesa corrente, necessaria per le prestazioni sanitarie, l’importo dei canoni che fanno la felicità degli investitori privati. Siamo alla follia. Con tale operazione la nostra Asl avrà un bilancio sempre in perdita per non dire altro».

L’analisi SWOT in base quale i progettisti (Studio Policreo) hanno scartato l’ipotesi dell’ampliamento dell’attuale nosocomio a pagina46 della relazione di sintesi alla voce vincoli e criticità afferma: “l'insediamento dell'intero plesso ospedaliero ha esaurito la possibile espansione delle strutture dei blocchi di fabbrica e delle corrispondenti capacità di sosta sia a breve che di lungo periodo”. In base alle ipotesi elaborate dal nostro Comitato è possibile ampliare il Polichirurgico di una superficie pari a 43.500 mq a fronte dell’attuale di 46.854 (46.854 + 43.500 = 90.354)».

«Il tutto con un costo che può essere finanziato con le sole risorse statali rimaste (135.807.711,04 euro) senza ricorrere all’intervento del privato. La superficie complessiva dell’ospedale, da riorganizzare salirebbe così a 145.495 mq. Il nuovo ospedale prevede una superficie di 114.986 mq. (relazione di sintesi pag. 76). L’attuale Polichirurgico ospita il 70% dei posti letto dell’intero nosocomio. Intervenire nell’attuale complesso significa evitare la privatizzazione e la cementificazione di 272.000 mq. Di territorio agricolo (pari a 40 campi da calcio come quello del Piacenza)».

«Area ex Acna: secondo i calcoli elaborati dal nostro Comitato può ospitare da 800 a 1000 posti auto. Attraverso vi Cantarana e via Astorri, attraversando via Campagna si giunge facilmente all’interno dell’ospedale. Dedicando questo parcheggio ai visitatori esterni si può destinare quello in via XXI Aprile esclusivamente al personale dipendente dell’ospedale. Su quest’ultimo e possibile verificare l’ipotesi di un parcheggio multipiano. Altre aree recuperabili nell’intorno sono via Anguissola e l’ex Cral nell’Arsenale a barriera Torino».

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