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«In conferenza territoriale sociale e sanitaria non si è capito cosa si è votato»

Il comitato "I Castlan disan no": «Noi cittadini chiediamo alle istituzioni e alle autorità competenti di fare chiarezza su quanto avvenuto e, se i fatti che segnaliamo venissero accertati, che i responsabili assumano le corrette scelte politiche, anche facendo un doveroso passo indietro»

«Il voto rappresenta l’espressione più alta della democrazia e ne è la sua linfa vitale, sia quando venga esercitato direttamente dal popolo sia dai suoi rappresentanti istituzionali in votazioni cosi dette “di secondo livello”. Ed è per questo che ciò a cui abbiamo assistito giovedì 16 marzo in Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della Provincia di Piacenza, aperta al pubblico, ci ha lasciato perplessi e turbati. Al primo punto dell’ordine del giorno, i sindaci presenti in aula, dovevano approvare il nuovo Regolamento per il funzionamento della CTSS di Piacenza. La presidente Patrizia Calza illustrava le proposte di modifica e, prima di passare al voto, chiedeva all’Assemblea se vi fossero osservazioni. Intervenivano il sindaco di Villanova d’Arda, Romano Freddi  e il sindaco di Caorso, Battaglia, che, sul punto riguardante l’art. 6 (obbligatorietà del voto, non vincolante” dei sindaci in Conferenza) chiedevano un approfondimento per verificare la legittimità, anche con il confronto con le prese visioni dei Regolamenti vigenti presso altre Province». SI legge in una nota del comitato "I Castlan disan no". 

«Pertanto, il sindaco Freddi e il sindaco di Caorso, Roberta Battaglia, hanno chiesto - continuano - il rinvio della votazione del successivo punto relativo all’approvazione del Regolamento nella sua interezza, in attesa delle richieste verificate. Anche i sindaci Fontana e Veneziani, aderivano alla richiesta e la Presidente Calza, correttamente, metteva ai voti per alzata di mano tale proposta. Non essendo possibile il conteggio dei voti per alzata di mano, a causa della ressa dovuta alla presenza di un numerosissimo pubblico, la presidente decideva di procedere al voto per chiamata nominale dei sindaci. Noi del Comitato “I castlan i disan no” presenti in aula, potevamo così annotare il voto di ciascuno dei sindaci e del presidente della Provincia. Quando la presidente Calza ebbe ad annunciare la vittoria dei "no", rimanemmo sorpresi, anche perché non è stato riferito il numero rispettivamente dei "no" e dei "si"».

«Si passava così all’approvazione del regolamento in blocco (compreso il discusso ART.6). Non avendo a disposizione la tabella ponderata del voto, comune per comune (considerata la necessità di tener conto del numero di abitanti di ciascun Comune, ai fini del “peso” del voto di ciascun sindaco) e non potendo intervenire come pubblico, siamo tornati a casa con l’amletico dubbio. Nei giorni seguenti, procurataci la tabella comparativa ed eseguiti attenti controlli, abbiamo verificato che il risultato della votazione secondo i nostri calcoli vedeva la vittoria dei "si" (SI 34 voti, NO 23 voti) e, quindi, contrario a quanto annunciato in Conferenza dalla presidente».

«Lunedì 20 marzo mattina, abbiamo comunicato anche a due sindaci, tramite mail, il risultato delle nostre osservazioni. Se le nostre valutazioni risultassero corrette, ci troveremmo davanti ad una lesione del voto democratico e, gli autori dovrebbero assumersene piena responsabilità davanti ai cittadini ed alla Legge. Se invece, le nostre considerazioni fossero errate, ci chiederemmo come mai mercoledì 22 marzo, due giorni dopo le nostre comunicazioni, sia stato convocato per lunedì 27 marzo un Ufficio di Presidenza del CTSS con al primo punto dell’ordine del giorno “revisione del regolamento per il funzionamento CTSSPC: presentazione delle risultanze "dell’approfondimento art.6 (funzioni della Ctss) richiesto durante la seduta CTSS del 16 marzo 2017". Se il regolamento è già stato approvato dopo il "no" preventivo all’approfondimento sull’ Art. 6, perché si dovrebbe tornare sull’argomento? Noi cittadini chiediamo alle Istituzioni e alle autorità competenti di fare chiarezza su quanto avvenuto e, se i fatti che segnaliamo venissero accertati, che i responsabili assumano le corrette scelte politiche, anche facendo un doveroso passo indietro». 

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