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Magdi Cristiano Allam a Piacenza: «L’Islamofobia non è un reato»

Il giornalista, accusato di aver sfruttato l'immagine della decapitazione di James Foley, era ospite di "No Reds", "Club Forza Silvio" e Forza Italia: «Le comunità islamiche italiane non rappresentano nulla. Grillo è il primo partito e non ha ancora fatto nulla in Parlamento»

Invitato dall’associazione “No Reds”, dai “Club Forza Silvio" e da Forza Italia, Magdi Cristiano Allam è stato ospite di un incontro all’Hotel Fiera di Piacenza. L’occasione è stata propizia per parlare anche del suo ultimo libro “Non perdiamo la testa, Il dovere di difenderci dalla violenza dell'Islam", opera che affronta il delicato tema del fondamentalismo islamico, sfociato negli ultimi tempi nella costituzione del Califfato dell’Isis tra Siria e Iraq. Il giornalista è stato colpito negli ultimi giorni da una serie di feroci critiche, perché il suo libro – dal 21 ottobre in allegato con “Il Giornale” del direttore Sallusti – presenta una foto del fotoreporter americano James Foley, decapitato dall’Isis lo scorso 19 agosto nel deserto siriano.

«C’è tanta ipocrisia – spiega Allam -, quella foto è stata pubblicata su tutte le prime pagine dei quotidiani italiani, si è vista in tutti i telegiornali del mondo. È ipocrita scandalizzarsi perché la foto è comparsa nell’allegato del libro. Il titolo del mio libro allude ai tagliatori di teste dell’Isis, ma anche al fatto che noi non dobbiamo rinunciare a usare la nostra per ragionare sul tema. Non capisco questa ossessione per aspetti irrilevanti come l’allegato del libro uscito con il quotidiano,  non è possibile che questo tema sia oggetto di una polemica così strumentale». Magdi Cristiano Allam alle scorse Elezioni Europee non è riuscito a riconquistare il seggio di Bruxelles con Fratelli d’Italia. «Ho rassegnato le dimissioni circa un mese fa dal mio incarico nel partito, ma mi sono lasciato in modo molto pacato e amichevole e ho un bel rapporto con Giorgia Meloni e i militanti. Non sono passato a Forza Italia, semplicemente alcuni partiti – non certo Rifondazione Comunista, se mai esiste ancora – con cui ci sono affinità di pensiero sull’argomento, m’invitano per discutere».  

Ma lo stato islamico dell’Isis ha un futuro? «È una realtà che ha tutte le condizioni di uno Stato – chiarisce l’ospite - ha una superfice grande come la Gran Bretagna, un esercito e giacimenti petroliferi che garantiscono proventi per 8 milioni di dollari al giorno. Stiamo parlando di un luogo che rappresenta il culmine del radicalismo islamico insediato in un territorio. Non solo il Corano è la costituzione, ma qua prevalgono le logiche del terrorismo islamico».

Ma esiste un Islam moderato? «L’Islam è unico – risponde prontamente Magdi Cristiano Allam -, è uno solo, sono le persone che hanno interpretazioni e riferimenti differenti. Ho avuto un’intensa battaglia con l’Ordine dei giornalisti su questo tema. Sono stato sospeso dall’Ordine, accusato di “islamofobia”. L’islamofobia non è un reato, è un psico-reato, solo una paura patologica. Io ho studiato l’Islam da giornalista: non ho alcuna “paura patologica”, sono contro l’Islam, non lo ritengo positivo. Per fortuna vivo in uno stato laico e liberale e non devo rinunciare a criticare l’Islam come religione. Tuttavia non invito certo alla discriminazione dei musulmani, che nel nostro Paese vanno rispettati».

Secondo il giornalista le “comunità islamiche” all’interno delle città italiane non rappresenterebbero alcunché. «Si tratta solo di 5 o 6 persone che si sono recate da un notaio per fare un atto di riconoscimento al fine di costituire una semplice associazione. Non esistono vere e proprie comunità islamiche e i rappresentanti di essere non sono neanche eletti. Ogni tanto strumentalizzano qualche manifestazione di integrazione, esprimono qualche presa di posizione contro il terrorismo, per avere in cambio dalle amministrazioni moschee e spazi. Io sono per il vincolo di cittadinanza: tutti coloro che risiedono nel territorio italiano devono seguire questo principio che garantisce una civile convivenza».

E il suo futuro in politica? «Bisogna andare al di là delle sigle, i problemi ora sono troppo grandi e vanno oltre i singoli partiti. C’è bisogno di dare risposte sull’emergenza economica – ci sono 12 milioni di italiani poveri - sull’invasione dei clandestini e sulla perdita di valori. Serve un movimento di massa che possa scuotere il palazzo». E questo “movimento” che scuote il palazzo può essere forse quello di Grillo? «Il Movimento 5 Stelle è essenziale – conclude Allam – perchè è una spugna che assorbe la rabbia, svolge un’operazione funzionale di “catarsi”. Purtroppo però Grillo è il primo partito in Italia con il suo 25% e non ha fatto ancora nulla da quando è in Parlamento».

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