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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

«Fuori dalla realtà le considerazioni della Lega sul reddito di solidarietà»

La vicepresidente della Giunta regionale dopo le dichiarazioni della Lega nord: “Il Res è nato per estendere l’aiuto alla povertà agli anziani o persone adulte senza figli o con figli maggiorenni. C’è chi vuole cancellare persone regolarmente presenti nel nostro Paese con un tratto di penna, calpestano la Costituzione"

“Trovare inaccettabile che in Emilia-Romagna il 70 per cento delle persone in condizione di estrema povertà che si rivolge ai servizi sociali per richiedere il Reddito di solidarietà sia italiano e il 30 per cento straniero con regolare residenza in Italia, vuol dire non avere una piena comprensione della realtà. O, più semplicemente, voler alimentare un clima di campagna elettorale permanente”. La vicepresidente della Giunta regionale, con delega al welfare, Elisabetta Gualmini, interviene dopo le dichiarazioni del consigliere regionale della Lega Nord, Daniele Marchetti, sugli importi erogati nei primi due mesi di applicazione del Reddito di solidarietà (Res), la misura regionale di sostegno ai cittadini in situazioni di gravi difficoltà economica, operativa dal settembre scorso: da 80 a un massimo di 400 euro al mese per nuclei familiari di 5 persone (80 euro a testa).

“Mi fa piacere- afferma Gualmini- che il consigliere Marchetti riprenda, in un clima di campagna elettorale permanente (dopo le politiche le amministrative del prossimo maggio nel suo comune), la discussione sui dati relativi al Reddito di solidarietà, perché mi offre nuovamente la possibilità di spiegare le ragioni alla base del provvedimento”. Il Res “è nato per estendere l’aiuto alla povertà agli anziani o persone adulte senza figli o con figli maggiorenni, in grandissima maggioranza - per usare lo stesso registro di Marchetti - italiani.  Questo è da sempre l’unico obiettivo, usare il criterio dell’universalità del provvedimento e non darlo solo ad alcuni.  Peraltro, ottemperando così alle norme sulla non disparità di trattamento, con cui non si scherza, soprattutto se si ha una responsabilità di governo”.

“Per evitare complicazioni assurde- prosegue la vicepresidente- e per diretta richiesta dei Comuni, le regole del Res sono state uniformate a quelle della misura nazionale, il Sostegno per l’inclusione attiva (Sia); ad esempio, il fatto che il contributo economico aumenti all’aumentare dei componenti del nucleo familiare è una norma nazionale che non è stata decisa dalla Regione Emilia-Romagna. Preferiamo, sempre in un’ottica di buon governo, non far impazzire gli operatori dei servizi sociali da un lato, i cittadini dall’altro.  Marchetti non sa però che con l’introduzione del Reddito di inclusione, e in particolare a partire dal prossimo luglio, le norme nazionali cambieranno ancora e, come èpiùcorretto che sia, il contributo economico non aumenterà in misura proporzionale al numero dei componenti la famiglia, ma solo secondo un quoziente familiare, dunque in misura ridotta”.

“Al di là di questo, è abbastanza noto ormai da decenni che le famiglie con 3 o più figli sono con più probabilità straniere. Se il consigliere trova inaccettabile che fatti 100 gli utenti che si rivolgono ai servizi sociali in condizioni di povertà estrema, il 70 per cento sia italiano e il 30 per cento straniero con regolare residenza nel nostro Paese vuol dire che non ha una piena comprensione della realtà, e lo dico col massimo rispetto. Siamo però molto curiosi di vedere se gli strumenti del tutto simili proposti da forze politiche che probabilmente governeranno il Paese, il Reddito di dignità lanciato nell’ambito della coalizione di centrodestra e il Reddito di cittadinanza proposto dai 5 Stelle, arriveranno a risultati diversi. Magari, in barba ad ogni norma costituzionale e al rispetto della dignità delle persone, cancellando con un tratto di penna quei nuclei di stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese, così come auspica il consigliere. Ma di questo, mi permetto di dubitare”.

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