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Referendum, il centrodestra: «Non eravamo dei fanatici isolati»

Foti (Pdl) e Polledri (Lega) dopo il sì della Cassazione: «Abbiamo i requisiti e i cittadini potranno decidere. Ora i partiti facciano un passo indietro». Entro 90 giorni il ministero dell'Interno dovrà fissare la data ed entro i successivi 3 mesi si dovrebbe votare

Il primo ostacolo è stato superato. La Cassazione ha giudicato ammissibile il referendum per chiedere ai cittadini se la nostra provincia debba passare alla regione Lombardia. La prima bandierina su questa battaglia tra centrosinistra e centrodestra l’ha piantata quest’ultimo. Reazioni soddisfatti arrivano dai deputati piacentini Tommaso Foti (Pdl) - «era importante creare un corridoio per far scegliere ai cittadini» - e Massimo Polledri (Lega): “Il referendum è possibile, non era un progetto di isolati fanatici».

Raggiunto il primo obiettivo, dal punto di vista tecnico ora ce ne sono altri due: il ministero dell’Interno ha 90 giorni di tempo per fissare la data; fatto questo, il referendum si dovrà svolgere entro 90 giorni. Ad esempio, se il ministero fissa la data entro il 15 dicembre, si dovrebbe andare al voto entro i tre mesi successivi.

E qui si potrebbe ipotizzare un accorpamento con le elezioni politiche di primavera: «Non ho mai fatto il ministro dell’Interno - ironizza Foti -  anche se mi sarebbe piaciuto. Ad li là della battuta non vedo alcun impedimento di legge per un referendum di questo tipo». Secondo il parlamentare del Pdl il sì della Cassazione è importante perché “afferma che ci sono i requisiti di legge. Per molto tempo si è detto che non si poteva presentare la domanda di referendum, perché si sarebbe dovuto attendere il riordino delle Province”. Sul tema dei costi, arma usata dal centrosinistra, Foti ammette che “ci sono e non piacciono a nessuno, ma va anche sottolineato come questo tipo di consultazione non è che si fa una volta l’anno. Per noi, è la prima volta in 150 anni. Inoltre, è legittimo e doveroso verificare se non si abbiano danni peggiori a non celebrarlo».

Per Polledri «si continua in un percorso costituzionale e democratico. Questa decisione scalderà il cuore dei piacentini, per carattere diffidenti, e rende possibile il voto. E’ un sassolino che diventerà una valanga”. Su un punto i di due deputati concordano: il lavoro dei partiti finisce qui. Polledri dice che “va bene valorizzare il tortello e i salumi, ma le categorie economiche si attendono di più dalla Regione, vogliono sapere quali opportunità ci sono per le imprese in termini di finanziamenti o aiuti”. Foti, invece, riflette sul futuro: «Se arriva il decreto legge di riordino delle Province, il referendum aprirà una vertenza istituzionale rilevante».

Ma il Governo potrebbe avviare una discussione sui centri direzionali, ad esempio: «L’Authority alimentare - esemplifica Foti - sta piegando verso Parma e con lei tanti altri centri. Il Governo potrebbe avviare un dialogo con le Province e magari confermare qui i nostri centri direzionali, nonostante il riordino».

Comunque, conclude Polledri «il risultato politico c’è. Questo referendum avremmo dovuto farlo dieci anni fa». E a sostenere già un orientamento dei piacentini verso la Lombardia ci sono i risultati di sondaggi svolti da alcuni organi di stampa, in cui una netta maggioranza preferirebbe il Governo del Pirellone.

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