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Così Piacenza valorizza al ribasso la sua storia: ecco il degrado dei tratti civici delle mura farnesiane

Una mappa parziale delle situazioni più imbarazzanti per i turisti e per la città: così Piacenza valorizza al ribasso una parte della propria storia spesso sconosciuta anche ai piacentini stessi

“Grazie alla sua cinta muraria Piacenza non venne mai più espugnata”. Così abbiamo titolato il precedente articolo della serie dedicata alla dinastia Farnese e in particolare alle mura della città racchiuse nell’area militare dell’attuale Polo di Mantenimento Pesante Nord. Temiamo però che l’impresa non riuscita agli assedianti potrebbe essere vinta dal degrado e alla sciatteria che, all’esterno dell’area militare, caratterizzano alcune parti delle vestigia farnesiane. Qualche anno fa, ha scritto il generale Eugenio Gentile anche su queste giornale, «chi di competenza aveva provveduto ad aggiungere una rete di recinzione al confine con un grande parcheggio di viale Malta, impedendo così di poter effettuare la pulizia della sommità di resti delle mura e del castello e facilitando inoltre la crescita incontrollata di vegetazione spontanea aggressiva, nascondendo ulteriormente ciò che era stato scoperto ovvero delle mura e del castello favorendone così il degrado». Il risultato è documentato da questa immagine:

1 posteggio-2

ALTRO PARCHEGGIO ALTRO DEGRADO.
Un buon tratto di mura che delimita il parcheggio di via 4 Novembre è da tempo parzialmente sottratto alla vista da una cortina di  tubi e teli deteriorati posizionati in attesa di interventi di manutenzione mai realizzati. La brutta immagine si completa nel contiguo giardinetto dotato di panchine reso off-limit da un cancello da tempo chiuso con catena e lucchetto. 

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La situazione poco decorosa diventa sconveniente a Porta Borghetto, l’antica e unica ancora integra e leggibile, così presentata in una guida turistica: "...completata nel 1553 in alternativa alla Porta Fodesta, troppo vicina al fiume e soggetta a periodiche inondazioni che ne limitavano la funzionalità, dopo essere stata una delle porte più importanti della città, Porta Borghetto presenta la facciata in cotto verticalmente tripartita da decorazioni marmoree. Nel campo centrale del registro inferiore si apre l’arcone di passaggio, marmoreo e a tutto sesto, inquadrato dall’ordine, secondo il gusto rinascimentale. Superiormente all’arcata spicca uno stemma in pietra recante le insegne del committente dell’opera, il cardinale Umberto Gambara, Legato apostolico e Governatore di Piacenza, al quale si deve anche l’iniziativa della sistemazione (direi realizzazione) dello Stradone Farnese. All'interno della porta è presente una nicchia contornata da una cornice barocca in gesso, che custodisce una statua della Madonna, protettrice del quartiere dalle periodiche inondazioni". A fronte di questa accattivante descrizione il turista trova:  

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Proseguendo verso Barriera Torino, si trova il Bastione Campagna sulla cui superficie dal 2014 è stata collocata una altalena, alcune panchine e una fontanella ora non funzionante: arredi che non giustificano la targa “Campo giochi”. 

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Qualche decina di metri più avanti verso Barriera Milano una “Porta” realizzata dai militari nel 1862 per il passaggio delle truppe: il suo stato gareggia in sciatteria con Porta Borghetto.

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LA “TAGLIATA” DI PIER LUIGI FARNESE

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Lasciamo la cortina di mura e parliamo di un reperto della Tagliata che come descritto in uno dei precedenti articoli consisteva nella messa in pratica dell’ordine impartito dal duca Pier Luigi Farnese di far piazza pulita di piante e costruzioni tutt’intorno alla nuova cinta, ad eccezione della parte rivolta al Po, nel raggio di 500 trabucchi, circa 1500 metri, il cui confine era segnalato da colonne poste a 40 metri l’una dall’altra, come indicato nella piantina gentilmente fornitaci dal generale Eugenio Gentile.
Lo scopo era quello di non offrire possibilità di avvicinamento e riparo alle truppe nemiche. Una di queste colonne è giunta a noi sul luogo delle origini, di fronte al nuovo centro commerciale Porta San Lazzaro, ex Ente Fiera. Ma è anonima e cronicamente abbandonata. Diventata monca del capitello, poggia su un basamento in cemento posto al disotto del piano stradale; sul fondo del piccolo vano  erbacce, plastica, detriti vari e un tubo in entrata non si sa a quale titolo. Il tutto, circondato da un cancelletto, è privo di qualsiasi legenda. Una seconda colonna, presunta "sorella" si trova anch’essa in assoluto anonimato in via Farnesiana al civico 96; è conservata da generazioni a sottolineare, con la toponomastica, l’epoca fernesiana anche vista la continuazione  sul piano urbanistico dell’asse viario dello Stradone.

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Le ultime immagini di questo nostro tour sulle vestigia farnesiane bisognose di interventi, sono le due placche  posizionate sul Pubblico Passeggio e una terza nel vallo sotto il bastione Corneliana. Sulla loro superficie un testo traforato nel metallo fornisce indicazioni sulla cinta muraria; ma la posizione bassa (specie per la placca nel vallo) e la ruggine generalizzata ne scoraggiano la lettura.

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La situazione della mura farnesiane è certamente piuttosto intricata essendo la proprietà dei manufatti divisa in parti autonome tra Comune, Militari, Demanio e anche privati. Si auspica che l’attuale governo della città voglia mettere mano in tempi ragionevoli alla matassa iniziando a sistemare quanto di sua competenza diretta e pretendendo dagli altri enti un comportamento consono alla importanza storico culturale che le vestigia hanno per Piacenza. In uno specifico auspicato tavolo di lavoro, potrebbe rientrare anche l’ente per la valorizzazione di Palazzo Farnese e dei monumenti farnesiani, il quale, nell’attuale veste giuridica, dispone di mezzi che gli consentono di svolgere solo attività accademica, cosa che fa meritoriamente e il cui presidente generale Eugenio Gentile, durante il recente convegno internazionale di Studi Farnesiani, ci ha indirettamente fornito l’idea per questa serie di articoli ora alla nona puntata.

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