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Uno sguardo alla storia per interpretare il presente

«Con le crisi economiche e finanziarie non fare "gli struzzi", prevenirle si può»

Sala Corrado Sforza Fogliani gremita per la lezione di educazione finanziaria tenuta per la Banca di Piacenza da Gabriele Pinosa

Educazione finanziaria protagonista al PalabancaEventi, in una Sala Corrado Sforza Fogliani gremita, con la lezione dell’esperto Gabriele Pinosa, presidente di Go-Spa Consulting, sulle crisi economiche e finanziarie con uno sguardo alla storia per interpretare il presente. Il vicedirettore generale Pietro Boselli ha portato i saluti della Banca di Piacenza (organizzatrice dell’incontro), ringraziando della presenza il presidente Giuseppe Nenna e il direttore generale Angelo Antoniazzi, seduti in prima fila e ricordando come l’Istituto di credito sia molto attento al tema dell’educazione finanziaria, che sta portando nelle scuole piacentine in collaborazione con FEduF (la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio fondata da Abi, di cui era vicepresidente il compianto presidente Sforza).

Pinosa ha passato in rassegna le principali crisi economiche mondiali degli ultimi due secoli.

Il Bank run del 14 ottobre 1907, con la crisi di panico dei clienti di una banca privata in coda per ritirare i soldi; situazione risolta da J.P Morgan in persona, che ci mise i soldi riportando la fiducia; «a valle di questa criticità – ha ricordato il relatore – gli Usa decisero di dotarsi di una banca centrale, facendo nascere la Fed».

Il famoso crack del 1929 di Wall Street «per ragioni finanziarie, economiche e geopolitiche», a cui seguì la grande depressione (per uscirne, il presidente Roosevelt programmò un massiccio intervento dello Stato nell’economia, il New Deal; nel 1932 adottò misure di controllo sulla Borsa e sulle banche e si propose di far crescere la domanda e di ridurre la disoccupazione promuovendo grandi opere pubbliche, «un po’ come è stato fatto – ha evidenziato Pinosa – dopo la pandemia sia in America, sia in Europa con i Pnrr».

Lo sguardo alla storia è stato poi rivolto al luglio del 1944, quando gli Stati Uniti («che oltre al secondo conflitto mondiale decisero di vincere anche la pace, disegnando il dopoguerra a loro immagine e somiglianza, cosa che ora alla Cina non va più bene») portarono il mondo alla conferenza monetaria di Bretton Woods, dove venne sancito il signoraggio mondiale del dollaro che divenne l’unica valuta che poteva essere scambiata con l’oro (il gold exchange standard fu fissato a 35 dollari l’oncia). In questo modo la Fed non poteva abusare troppo della possibilità di stampare moneta. Ma gli Usa a un certo punto subirono una sorta di dichiarazione di guerra monetaria da parte di altri Stati che si erano accorti che gli americani stampavano troppi dollari. «Il 15 agosto del 1971 – ha spiegato il presidente di Go-Spa Consulting – Nixon abolì la convertibilità tra dollaro e oro ponendo inizio a una nuova era: la fiat money. Da quel momento in avanti le banche centrali possono emettere moneta in quantità teoricamente illimitata. Risultato? L’incremento iperbolico del debito pubblico».

Altro sussulto finanziario, il lunedì nero del 19 ottobre 1987, con Wall Street giù oltre il 22% in un solo giorno, apparentemente senza una motivazione evidente.

A fine secolo scorso, scoppiò la bolla di Internet, una sorta di "panico da euforia" con (2000-2003) un rapido aumento del valore delle aziende attive nell’ambito del web, molte delle quali poi fallirono.

E arriviamo al 15 settembre del 2008, con il default Lehman Brothers. «La crisi – ha spiegato Pinosa – è iniziata nel 2007 con lo scoppio della bolla subprime. Ciò ha prodotto un enorme incremento del debito bancario con il default di alcuni istituti (Lehman) e il salvataggio di altri con l’intervento pubblico. Le ingenti risorse impiegate per i salvataggi bancari hanno causato alcuni default sovrani (Irlanda). Le misure di austerity pubbliche conseguenti hanno impattato in termini recessivi sull’economia e sull’occupazione. La crisi economica ha portato alla difficile governabilità e alle crisi politiche e sociali.

Post Covid, le misure di stimolo fiscale e monetarie hanno riacceso l’inflazione. Quale sarà il prossimo mostro che dovremo affrontare?».

Il relatore ha evidenziato come la crisi del 2008 fosse «assai prevedibile» in quanto «i mercati lanciano segnali prima». Il consiglio di Pinosa è dunque «di non fare gli struzzi», perché le crisi «si possono prevenire».

L’esperto relatore ha quindi affrontato il tema dei tassi «saliti troppo e troppo in fretta (la Fed deve tenere sotto controllo la positività dei tassi reali)», con pesanti ripercussioni sull’intero sistema. Una di queste, l’esplosione («insostenibile») del debito pubblico Usa (quindi nel sistema finanziario numero uno al mondo) arrivato a 33 trilioni di dollari, che diventano 70 se aggiungiamo i 17 trilioni di debito privato e i 20 di quello delle aziende (il Pil americano viaggia sui 25 trilioni di dollari).

Ultima considerazione sulla Cina, «che ha messo in discussione il signoraggio del dollaro» e che rappresenterà «il futuro del mondo» in termini di popolazione e di ricchezza delle materie prime. «Assisteremo – ha chiosato Pinosa – a un grande scontro tecnologico tra la Cina e gli Stati Uniti».

Al termine della lezione, è seguito un ampio dibattito.

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