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Legambiente Emilia-Romagna / Fiorenzuola d'Arda

Ampliamento logistica a Fiorenzuola, «Progetto non giustificato da alcun tipo di urgenza»

Nel dossier sul consumo di suolo l’associazione ambientalista si concentra sulla possibile estensione del polo Barabasca: «Territorio dove la cementificazione selvaggia è già all’ordine del giorno»

Ampliamento logistica a Fiorenzuola, «Progetto non giustificato da alcun tipo di urgenza». A concentrarsi sulla possibile estensione del polo Barabasca è il nuovo dossier dedicato al consumo di suolo di Legambiente Emilia-Romagna, a distanza di cinque anni dalla messa in vigore della più recente legge urbanistica regionale (LR 24/2017) sul tema.

Dossier in cui «gli effetti della legge urbanistica vengono messi al vaglio – sottolinea l’associazione ambientalista - e si fa il punto sullo stato di attuazione delle previsioni della legge stessa da parte dei comuni, ai quali è stata affidata la realizzazione dei Piani Urbanistici Generali, lo strumento unico di cui le amministrazioni comunali sono tenute a dotarsi per contenere l’avanzata del cemento».  

Nello spazio dedicato al territorio locale – titolo “Piacenza: l’impatto ambientale della logistica” – «l’esempio più significativo – si legge nel report - è il possibile futuro ampliamento del polo Barabasca Careco situato nel comune di Fiorenzuola».

                                 Planimetria generale del progetto di ampliamento del polo Barabasca Careco

«Secondo il progetto, saranno costruiti 3 nuovi capannoni su un’area totale di 238 mila metri quadri lungo la strada Provinciale 462 che collega i comuni di Fiorenzuola e Cortemaggiore. In questa nuova area potranno insediarsi nuove attività di tipo commerciale ed industriale relative alla logistica. Il Comune di Fiorenzuola ha approvato il progetto in consiglio comunale e successivamente ha stipulato un accordo operativo con la provincia di Piacenza. Occorre poi notare che il progetto è stato presentato facendo riferimento all’articolo 8 del DPR 160 del 2010, che permette di utilizzare procedure d’urgenza per variazioni ai piani urbanistici».

«Tutto ciò è incomprensibile - riporta il dossier - poiché questo progetto non è giustificato da alcun tipo di urgenza, e anzi si collocherebbe in un territorio dove la cementificazione selvaggia è già all’ordine del giorno. Il progetto in questione si configura come un secondo tassello di una grande piattaforma logistica nell’area che andrà a congiungersi, dopo l’avvio delle attività di New-Cold (colosso olandese che si occupa della “logistica del freddo”), con un fabbricato alto 40 metri. Questa nuova cementificazione su suolo agricolo fertile comporterà vari problemi, soprattutto dal punto di vista idraulico; inoltre, in fase di presentazione del progetto, mancava un’analisi approfondita sui servizi che sono necessari all’insediamento di tali attività, come per esempio il sistema fognario e la depurazione delle acque. Nel progetto non vengono nemmeno indicate quante e quali aziende si andranno ad insediare nell’area, né di conseguenza i posti di lavoro che tale intervento potrebbe generare. Oltretutto c’è un altro tema importante, che è quello del maggiore traffico su ruota di mezzi pesanti che questo nuovo insediamento attrarrà su un territorio già messo a dura prova dal punto di vista ambientale: si parla infatti di 1000 mezzi/giorno, in un’area in cui già oggi passano due autostrade (A1 e A21), una provinciale importante e la via Emilia, quindi fortemente impattata dal punto di vista del traffico su gomma, che oggi risulta significativo durante tutto l’arco della giornata. Ne consegue il timore che questo traffico ulteriore non verrà assorbito dalle autostrade, ma dalla viabilità ordinaria (strade statali e provinciali), cosa che andrà a complicare ulteriormente la viabilità della zona».

«Oggi, per fare un confronto - conclude l’analisi di Legambiente - è presente un traffico di 15.000 mezzi/giorno, di cui circa 3.000 mezzi pesanti. Infine, è importante ricordare che la provincia di Piacenza non è mai stata in grado di dotarsi di un vero e proprio scalo ferroviario. La realizzazione di un terminal ferroviario è necessaria, perché permetterebbe di togliere dalla circolazione la maggior parte di mezzi pesanti e permetterebbe di collegare i principali centri logistici della provincia (Piacenza, Castel San Giovanni, Monticelli-Caorso e Fiorenzuola) consentendo di abbattere in modo sostanziale le emissioni inquinanti e climalteranti».

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