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Cronaca Borgonovo Val Tidone

«Damia voleva separarsi e lui l'ha uccisa»: è ergastolo

Delitto di Borgonovo, La corte di Assise ha accolto la richiesta avanzata dal pm Emilio Pisante nei confronti di Abdelkrim Foukahi

E' stato condannato all'ergastolo Abdelkrim Foukahi, il marocchino accusato di omicidio aggravato per aver ucciso la moglie, Damia El Essali, con sette coltellate nel maggio 2019 nella loro abitazione di Borgonovo. La corte d’Assise (presieduta da Gianandrea Bussi, a latere Sonia Caravelli e sei giudici popolari) ha accolto in toto la richiesta del pm Emilio Pisante. Alla lettura della sentenza era presente anche il procuratore Grazia Pradella. Fratelli e sorelle della donne si sono sciolti in un abbraccio di sollievo: «Nessuno la riporterà in vita, ma la pena è quella giusta». Dopo averla ammazzata, l'uomo era scappato con i figli per essere bloccato tre giorni dopo in autostrada in A4 vicino a Treviso.

parenti damia omicidio 2021-2DUE RITI, DUE SENTENZE - Contemporaneamente si dava lettura anche della sentenza per l’omicidio di Elisa Pomarelli. L’avvocato dell’imputato, Andrea Perini ha infine dichiarato: «Mi sembra che la coincidenza di questi due eventi processuali dimostri una sperequazione. L’epilogo di entrambi ci fa vedere che i due riti consentono di avere trattamenti diversi dando vita ad una disuguaglianza. Largo spazio al legislatore ma questo può anche sbagliare, questa coincidenza sembra fatta apposta proprio per rappresentare concretamente la differenza sperequativa che si viene a generare. Con un processo con un omicidio e occultamento di cadavere si accede a 20 anni e nell’altro no, ma all’ergastolo. Lette le motivazioni faremo appello».

salvagnini tutone avvocati 2021-2LE PARTI CIVILI -   La famiglia della donna si era costituita parte civile con l’avvocato Wally Salvagnini. Anche Telefono Rosa Piacenza - Associazione "La Città delle Donne” si era costituito parte civile con l’avvocato Mara Tutone. Per quest’ultimo è stato riconosciuto un risarcimento di 5mila euro. Per la famiglia della donna è stato riconosciuto un risarcimento di 240mila euro ai 4 fratelli, 150mila euro alla mamma e 335mila euro per ogni figlio (2), quest’ultima cifra accolta nella totalità dalla corte come chiesta dall’avvocato Salvagnini. Dissequestrati anche i circa 9mila euro in contanti e che saranno dati ai figli: erano i risparmi che Damia aveva raccolto per una casa in Marocco.

"SONO PENTITO" - Foukahi dal giorno dell’arresto si trova in carcere e i figli con una delle sorelle della vittima, oraDamia El Assali-2 hanno 4 e 7 anni. Nei mesi è stato in cura nel reparto psichiatrico delle Novate e tuttora assume farmaci. Nella scorsa udienza aveva detto: «L’ho uccisa. Ho perso il controllo e non ero in me. Sono pentito, ho rovinato la mia vita, quella dei miei figli e l’ho tolta a Damia. Il giorno dell’omicidio abbiamo litigato, è andata in cucina: ha detto che avrebbe preso un coltello, l’ho seguita, era forse un coltello piccolo. Le ho preso il polso per disarmarla ma non sono in grado di dire altro con certezza. Poi non ricordo nulla. Sono andato in coma. Ho capito che era morta dopo qualche minuto quando mi sono risvegliato». In quello stato “comatoso” ci sono state sette coltellate, quella fatale le ha trapassato il collo. L’arma, al momento del ritrovamento del corpo, era ancora infilata per metà della lama nella carne della donna.

L'ACCUSA - «Ho scandagliato tutta la vicenda più volte per trovare anche un solo elemento che potessepisante scialpi 2021 omicidio damia-2 indicarmi quest’uomo come meritevole di una pena diversa da quello che chiede la legge, ma non l’ho trovato e mi trovo ad avanzare la richiesta dell’ergastolo. Damia non potrà mai parlare né fornire la propria versione, cosa che invece ha potuto fare il marito», ha detto il sostituto procuratore Emilio Pisante durante la sua requisitoria. «Dire che Damia lo stava per aggredire è oltraggioso per la sua memoria, quando invece è verosimile che lei fosse andata nell’altra stanza solo per cucinare. Era una donna piena di vita che non si era adeguata al fatto che lui badava ai bambini e non lavorasse, ma non ha avuto il coraggio di ammettere il proprio fallimento anche con la propria famiglia che aveva capito che non era l’uomo giusto. Voleva separarsi e i figli non sarebbero stati affidati il padre che sapeva bene che la vittima aveva una grande e solida rete parentale che si sarebbe occupata di loro (come è stato): per questo lui l’ha uccisa», ha detto Pisante. Alla requisitoria del pm si è associata integralmente l’avvocato Mara Tutone: «Voleva lasciarlo e affrancarsi da un contesto violento e degradante, lui non ha accettato questa decisione e quindi ha scelto la soluzione violenta e definitiva. Nella sua testa pensava che Damia le potesse impedire di vedere i figli quando invece sappiamo che non sarebbe stato così. La modalità del delitto ci restituisce – ha proseguito – il disprezzo della figura della donna come moglie e come madre. La vittima è Damia ma lo sono anche i suoi figli per i quali si può parlare di violenza assistita, ossia i bambini che sono spettatori della violenza che subisce la madre».

andrea perini avvocato 2021-2LA DIFESA - Di diverso avviso la difesa dello straniero, Andrea Perini: «Sono persuaso che l’ergastolo sia una pena sproporzionata rispetto ad altri casi più gravi e per questo chiedo la concessioni delle attenuanti generiche. Nel corso del processo è emersa la personalità modesta, anzi quasi inesistente di Foukahi: introverso, poche parole con un evidente incapacità espressiva che per indole quindi suscita e ha suscitato sempre poca simpatia (anche con i parenti della moglie) ma sta soffrendo, come è giusto che sia». «L’omicidio di Damia  - ha proseguito nell'arringa - è un gesto d’impeto senza dolo di proposito e senza premeditazione: le sette coltellate lo dimostrano. Si è lasciato travolgere dalla rabbia senza soluzione di continuità, ha perso la testa, la lama storta del coltello usato conferma la furia propria dell’impeto. L’assassinio è un atto isolato dell’imputato maturato in un contesto di soggezione e provocazioni verbali e fisiche da parte della donna che aveva un’indole litigiosa, si è sviluppato in una situazione di totale predominanza della moglie (l’unica che aveva una occupazione, inserita nel contesto sociale e lavorativo nda)». Il gesto d’impeto, se riconosciuto, può far concedere alcune attenuanti.  Circa la fuga durata tre giorni con i figli Perini ha detto: «Non scappava, era annichilito voleva solo portare via da quella casa i figli, tanto che ha lasciato tracce in vari autogrill e ha percorso solo vie principali o autostrade. Non ha cercato di occultare il corpo, non ha pulito il sangue. Il primo pensiero era togliere i figli da quel posto dopo quello che era successo». «Si prendeva cura amorevolmente dei figli ogni giorno con affetto sincero e non patologico e pensava alla casa come un “casalingo”: questo termine come “mammo” li uso per stigmatizzare il fatto che l’hanno fatto passare come un uomo dalle modalità parassitarie perché che lui stesse a casa era stato deciso da entrambi». 

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