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A Gragnano / Gragnano Trebbiense

Spaccio a minorenni, il processo otto anni dopo: i testimoni non si ricordano del pusher

I fatti risalgono al 2016. Durante le indagini i ragazzini riconobbero i tre profughi pachistani e raccontarono compiutamente quanto accaduto ma il processo paga lo scotto degli anni trascorsi e i "non ricordo" sono tanti

Nel 2016 alcuni giovani pachistani erano stati accolti come profughi a Gragnano ed erano finiti alla ribalta, anche dei giornali nazionali, per essersi rifiutati di prestare qualche ora del loro tempo per fare volontariato nel paese che li ospitava, tre di questi poi furono denunciati perché sospettati di aver ceduto droga ad alcuni minorenni del paese e trasferiti a Vernasca dalla Prefettura.

Furono poi rinviati a giudizio: uno è stato processato con rito abbreviato e assolto, un altro è risultato irreperibile, per il terzo invece oggi, otto anni dopo quei fatti, è in corso il processo celebrato con rito ordinario davanti a un collegio di giudici difeso dall’avvocato Anna Maria Ziliani. E se all’epoca le indagini dei carabinieri di San Nicolò coordinati dal sostituto procuratore Matteo Centini furono tempestive e precis, il procedimento di oggi paga inevitabilmente lo scotto degli anni trascorsi. Nell’immediato i tre furono identificati dai ragazzini, minorenni, ai quali avrebbero offerto droga, ci fu una perquisizione (dove non fu trovato nulla), uno di questi ammise parzialmente i fatti mentre un altro connazionale, non coinvolto, avrebbe dichiarato di sapere che uno del gruppo avesse stupefacente.

Nella mattinata del 25 gennaio quindi, l’allora comandante della stazione carabinieri di San Nicolò, l'ex maresciallo Mario Congiu ha raccontato l’indagine e la sua origine: «I genitori di una ragazzina ci dissero che la figlia era stata avvicinata per strada da uno dei pachistani che le aveva offerto dello stupefacente. Di lì partirono svariati accertamenti e rintracciammo tutti gli adolescenti coinvolti: questi riconobbero senza ombra di dubbio i pachistani e ci spiegarono di essere stati più volte attirati da questi». «Lì – ha spiegato – nel tempo facemmo svariati interventi: si lamentavano per il cibo o per le condizioni in cui vivevano e ci arrivò la notizia di un probabile giro di spaccio». Quanto accadeva era noto ai più e il paese fu attraversato da pesanti malumori. 

Dopo Congiu hanno sfilato quattro dei giovani che all’epoca avevano circa 14 anni e furono protagonisti dei fatti. Tutti hanno ricordato di aver visionato un fascicolo fotografico, due di questi - sottoposti alle stesse fotografie in aula - hanno  riconosciuto in maniera molto vaga un volto ma solo dopo aver avuto "un richiamo alla memoria" e di essere a conoscenza della presenza di profughi a Gragnano ma ben poco altro. Il pm, nel porre loro domande, li ha incalzati ricordando quanto dichiarato diffusamente e compiutamente all’epoca ai carabinieri. Due di loro avevano raccontato ai carabinieri di essere state avvicinate nei pressi della scuola media da uno di questi che avrebbe estratto dalla tasca un involucro dicendo loro Spinello! Spinello! In un altro caso l’imputato avrebbe mostrato un pezzo di hascisc a un ragazzino, all’epoca 12enne, seduto con altri su alcune panchine. Chi ha parlato in aula ha ricordato più o meno il fatto dicendo di aver preso la droga e di averla tolta dalle mani del bambino. Ma sono stati tanti i non ricordo. Infine ha parlato un connazionale che all’epoca abitava con i tre: «Ricordo i carabinieri, ma io di droga non so niente».

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