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Il riassetto

Passa in aula la riorganizzazione in istituti comprensivi

Scuole materne, elementari e medie sotto la stessa gestione, «Piacenza smette di essere ancora un’eccezione»: ok unanime in Consiglio allo storico passaggio

Mancava solo la città di Piacenza, nella nostra provincia. E solo Cesena, tra i capoluoghi della Regione. Ora anche il capoluogo si è uniformato al sistema scolastico degli istituti comprensivi, che entreranno in vigore dal settembre 2026. È arrivato l’ok unanime del Consiglio comunale allo storico passaggio, discusso da una decina d’anni. Come ha spiegato l’assessore alle politiche scolastiche, Mario Dadati, si tratta di avere nella stessa scuola materna, elementari e medie. Una riorganizzazione del modello della rete scolastica cittadina da orizzontale a verticale, che prevede il passaggio dalle attuali 9 direzioni didattiche - sei per infanzia e primaria, le restanti per la secondaria di primo grado - a otto. Solo con la realizzazione di due nuove scuole medie (nell'ex Manifattura Tabacchi e nel Laboratorio Pontieri) si può raggiungere questo obiettivo. 

I CRITERI DELLA RIORGANIZZAZIONE

Al primo punto della proposta la dimensione, in linea con le direttive ministeriali: 1000 alunni per istituzione scolastica, con un possibile scostamento del 20%. A seguire la coerenza territoriale degli istituti, riferiti a un ambito preciso e afferenti a zone omogenee della città. Poi la continuità educativa per gli studenti - con un’organizzazione verticale del loro curriculum - e l'equilibrio numerico delle iscrizioni all'interno dello stesso istituto comprensivo. Tra gli obiettivi anche la funzionalità organizzativa - rispetto all’uso degli spazi e assicurando a ogni istituto l’ufficio di segreteria - e il riequilibrio della presenza di alunni di origine straniera: «Abbiamo una forbice molto ampia - evidenzia l’assessore - con una presenza nelle scuole che va da un minimo del 20% al massimo del 90% ed è importante renderla più uniforme».

IL DIBATTITO IN AULA

«Smetteremo di essere una eccezione - ha detto Matteo Anelli (Pc Coraggiosa) - visto che manca solo Cesena, oltre a noi. È importante evitare classi ghetto nelle nuove realtà». «Così si garantisce continuità didattica - ha preso la parola Barbara Mazza (Civica Barbieri) - e metodologica al bambino che cresce». «Troppi anni di lavoro - ha osservato il collega Massimo Trespidi - dietro a questo progetto. In Svezia e Finlandia, oltre vent’anni fa, questo sistema era già presente». Tiziana Albasi (Pd) ha evidenziato la centralità dell’aspetto psicoeducativo del bambino. Più polemica Sara Soresi (capogruppo Fdi): «Cosa c’entra la Pezzani con la Taverna? Perché unirle?». «Il nuovo spaventa - il commento dell’ex sindaco Patrizia Barbieri - ma questo è un passo fondamentale». «Vero - la replica dell’assessore Dadati - sono scuole diverse Pezzani e Taverna, ma crediamo nell’eterogeneità. Quando c’è una eccessiva presenza di studenti stranieri c’è uno squilibrio, non va bene. Bisogna mantenere le proporzioni. Terremo comunque conto della residenzialità degli studenti».

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