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«Associazioni a delinquere»

Maxi inchiesta su Cobas e Usb: chiuse le indagini, ora si attende la richiesta di rinvio a giudizio 

Notificato a 8 sindacalisti di Si Cobas e Usb l'avviso della conclusione delle indagini preliminari

Per la Procura di Piacenza nei sindacati Si Cobas e Usb sono nate due associazioni a delinquere che dal 2014-2015 fino a oggi hanno «coagulato un notevole bacino» di lavoratori «di origine straniera» da «strumentalizzare» con l'obiettivo di «conquistare i magazzini» delle multinazionali della logistica. Così avrebbero lucrato «gli introiti derivanti dalle tessere e dalle conciliazioni», consolidando «il potere clientelare» o garantendo «assunzioni su base clientelare, stabilizzazioni, ma anche ricche buonuscite» ai facchini «in caso di cambio appalto» da parte delle aziende per «acquisire ed implementare i consensi tra i lavoratori». Lo riporta l'agenza La Presse.

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É quanto si legge nell'avviso di conclusione indagini preliminari che il pm Matteo Centini e il procuratore Grazia Pradella hanno notificato a 8 sindacalisti di Si Cobas e Usb nella maxi-inchiesta della squadra mobile partita a dicembre 2018. Per il Si Cobas sono indagati il leader nazionale Aldo Milani, i membri o ex membri del coordinamento provinciale Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli e, per l'Usb, Roberto Montanari, Riad Zaghdane (deceduto a dicembre 2023), Mohamed Abed Issa e Fisal Elderdah. Sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, interruzione di pubblico servizio, sabotaggio ed estorsione. I capi di imputazione sono parecchi, di cui alcuni stralciati in altri fascicoli o omissati nell'atto della Procura che prelude a una richiesta di rinvio giudizio che dovrà essere vagliata dal gip. Oltre agli otto indagati che all'epoca furono sottoposti ad una misura cautelare, ci furono più di altre cento persone indagate nell'ambito della medesima inchiesta: LEGGI QUIAll'epoca il procuratore Pradella disse: «Questa non è un’indagine contro i sindacati di base ma contro alcuni leader che hanno gestito il sindacato come cosa loro anche a livello economico, e le prime vittime sono i lavoratori stessi che credevano nelle due sigle. In queste pagine non c’è nulla che possa essere limitativo e offensivo dell’attività sindacale lecitamente svolta». Dal canto loro i coinvolti avevano sempre negato ogni addebito. 

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