Lavoro e stipendi, «Anche realtà come Milano sono ormai schiacciate da queste dinamiche»
Un altro intervento di un lettore in merito al dibattito sul valore degli stipendi a Piacenza e provincia, dopo la riflessione-sfogo dell’ingegner Paolo Gazzolo e i commenti dei nostri lettori su Facebook.
«La situazione purtroppo è comune a tutta Italia, ormai ridotta ad un tessuto economico-produttivo capace di avere un vantaggio competitivo in termini di costo, finendo praticamente per rivaleggiare con le economie in via di sviluppo (il cosiddetto secondo mondo, esempio i Paesi dell'Est Europa dell'ex blocco sovietico) e non con le economie avanzate, con cui abbia ancora l'ardire (sigh!) di confrontarci. A queste condizioni, le aziende (soprattutto mini e micro, ovvero più del 90% delle imprese del Belpaese) non hanno in fin dei conti niente da mettere sul piatto per essere attrattive, e si aspettano che il candidato trovi dentro di sé le motivazioni al lavoro, non potendole suscitare con altre leve. Ecco perché poi, spesso, non si trovano candidati, o si conta subdolamente di poterne comunque attirare facendo leva sul bisogno di lavoro ma ai suoi estremi termini, potendo così impiegare uno smisurato potere negoziale e di controllo dei collaboratori (con buona pace di quest'ultimi come risorsa, e di loro valorizzazione competence-based).
Si noti che ormai, purtroppo, anche le realtà più promettenti (es. Milano) sono ormai schiacciate su queste logiche e dinamiche, potendo fare leva sulla carta della maggior attrattività e qualità, in media e rispetto al "deserto" circostante. Se non si torna a puntare su investimenti per la modernizzazione del Paese (e la vedo molto improbabile! Si veda come si stanno impiegando i fondi del Pnrr) e a ridare dignità e diritti (ovvero, potere negoziale) a chi lavora, dubito che la situazione potrà migliorare nel medio-lungo termine, e anzi continuando questo andazzo l'impoverimento generale del Paese e del suo tenore di vita medio non potrà che continuare.
La presa di coscienza che vedo dall'articolo e dai commenti che ha generato è già buona cosa. I precedenti però non testimoniano ahinoi a favore della messa in campo di azioni conseguenti, nell'ottica di un miglioramento delle condizioni. Ormai il disimpegno (come si diceva un tempo), la supina accettazione dello status quo e dei cambiamenti in negativo sono la regola.
Lettera firmata