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Domenica, 28 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Come vedo il nuovo sindaco

Il suo nome è Katia Tarasconi. Chi è e cosa ha fatto fino ad ora, lo dicono già le biografie. Come pure le sue intenzioni che in politica si chiamano programmi, riguardo a quello che ha intenzione di fare per svecchiare una città permanente sonnacchiosa come la nostra. Dunque nulla di tutto questo riguarderà questo mio scritto. Avremo modo di parlarne in seguito, visto che per 5 anni potremo valutarla e sottoporla a disamina, senza dimenticare eventuali critiche qualora, come spesso capita in politica, i fatti non corrispondano alle premesse pre elettorali. Che per chi conosce, anche per sentito dire, il palazzo, sa come queste ultime siano troppo facilmente sbandierate.  Infatti, la qual cosa succede spesso. Questa mia prima valutazione del neo sindaco o sindaca allora, riguarderà solo un tema che molti considereranno futile e che riguarda l’aspetto fisiognomico del personaggio. Le premesse riguardo a questa strana cosa che si chiama fisiognomica, lo ho già trattate nel mio recente libro. Dove per tanti personaggi piacentini, fra cui alcuni di importanza extraurbana, ho cercato di evidenziarne il carattere in base alle interpretazioni dei tratti del loro viso. Richiamandomi fra il serio ed il faceto a quell’antica scienza che ha coinvolto filosofi, artisti, medici e letterati, tutti protesi ad evidenziare attraverso i tratti del viso, il vissuto di ognuno, comprese le rispettive emozioni. Tutto questo prima che un certo Freud, con la sua individuazione dell’inconscio, abbia di fatto sostituito la fisiognomica con la psicanalisi. Nell’intento di svelare quel mistero che fa parte di ogni uomo e che un tempo si chiamava anima ed ora ridotta a psiche, tramite le nuove acquisizioni scientifiche. Tutte scoperte queste che comunque non sono in grado di svelare completamente quell’interazione mente corpo che capita ad ogni uomo. E che sono tali tale da rendere l’aspetto visibile la fenomenologia di quello che sta all’interno del nostro io. Detto questo, mi avventuro nell’impresa per cogliere quegli elementi che fanno del viso delle nostra sindaca, la manifestazione visibile di quel che riguarda il suo vissuto. In una parola il carattere. Proviamoci. Viso aperto e aggraziato, la prima sensazione che ispira è la simpatia. Non so dirvi perché succeda questo, in quanto nessun segno fisico è lì a svelarlo. Ma in questa strana cosa che è la fisiognomica, il suo carattere si rivela nella visione complessiva di chi guarda. Succede allora che è questa a spingere l’osservatore nella decisione di esternare i propri sentimenti. Realizzando in tal modo quella strana coincidenza, atta a stabilire per vie incomprensibili, quella miscela di emozioni fra soggetto ed oggetto il cui risultato finale si traduce nella contrapposizione fra simpatia ed antipatia. Ebbene, ciò detto, la figura del nuovo sindaco o sindaca (non riesco mai a liberarmi dal maschile), ispira il primo sentimento. Ma andiamo avanti. Volto di stampo ovale che rivela il desiderio di stemperare, ostacoli, tensioni e criticità legate soprattutto a visioni preconcette, il volto, come detto, presenta un equilibrio fra i suoi componenti. La fronte bombata quanto basta non manifesta pieghe orizzontali, se non una sola nel mezzo, da indurre a far pensare (ce lo dice la metoposcopia) un passato poco  carico di emozioni negative ad eccezione di  quell’unico solco, situato nella parte centrale, il cui contrassegno è quello di mantenersi stabilmente evidente. E passiamo al sopracciglio, un carattere questo quasi sempre sottovalutato quando invece è la parte del viso, dove le passioni si rivelano al meglio. Infatti esistono due modi per muovere le sopracciglia. Se si alzano nel mezzo, esprimono sensazioni gradevoli. Il contrario se si abbassano nella loro parte centrale. Nulla di particolare nel caso che osserviamo. La sensazione è quella di un disegno armonico caratterizzato da una curvatura gradevole, come se un colpo di pennello si sia impossessato delle caratteristiche anatomiche. Dai sopraccigli agli occhi il passo è obbligato. Questi lievemente incavati, rappresentano nel nostro caso, come dicevano gli antichi, la vera finestra dell’anima. Mobili quanto basta, osservano senza incutere timore. Come capita quando la troppa insistenza che rischia di tradursi in atteggiamento di indagine, può condizionare lo sguardo. Anzi in questo caso, succede il contrario. Infatti gli occhi, come detto spaziano all’intorno e poi quasi si fermano. A quel punto il pensiero prende il sopravvento sull’immagine. In sostanza la visione diventa tutta interna e la sensazione è quella di un computer mentale che chiudendosi in se stesso, ha bisogno di resettare quanto visto, per poter dare una definizione completa del messaggio visivo. La sensazione, come dicevo, è quella di una mente attenta, ma sempre pensante, che non ama distrarsi, ma tende a rifuggire l’immagine, quando questa rischia di essere troppo coinvolgente, forse anche per non rimanere troppo coinvolta. Al fine di scegliere lei stessa cosa fare, utilizzando il pensiero che mai fugge dall’autocontrollo, preferendo invece rifugiarsi nell’interno di una mente abituata a riflettere. E passiamo al naso, caratteristica questa che diventa un topos immutabile dal punto di vista zoomorfico. Infatti quello rostrato indicherà il carattere dell’uccello. Quello inclinato rivelerà l’onesto. Quello dritto il ciarliero ed infine quello aguzzo il collerico. Ebbene com’è quello di Katia Tarasconi? Aggettante quanto basta, diritto ma non spuntato a dimostrare un carattere fiacco ed introverso. In sostanza il suo naso agisce assecondando quella mediocritas che rappresenta la giusta proporzione degli elementi del viso che conferiscono le qualità migliori al personaggio. Dal naso alla bocca, il passo è breve. Questa delimitata da labbra ben disegnate, carnose ma non troppo, si apre spesso ad un sorriso, spontaneo ed accattivante che denota aperura verso l’interlocutore ed in sostanza verso la realtà circostante. Tipica espressione di una personalità, aperta e disposta ad interagire attraverso l’impiego sovente di un sorriso contagiante al fine di trovare accordi e se possibile durature amicizie. In contrasto a quanto detto sembrerebbero stare le pieghe naso labiali presenti. Queste abbastanza affondanti, potrebbero essere l’espressione di qualche evento spiacevole accorso durante la vita, dalla quale, per la verità, nessuno può dichiararsi immune da qualche risentimento o tristezza.  Chiude il viso verso il basso, un mento arrotondato, in grado, come detto, di conferire a tutto l’insieme quell’ immagine ovale, espressione di uno spirito acuto, ma anche accomodante. Ed i capelli che ogni donna ambisce quale caratteristica dell’essere femminile, come appaiono? Semplicemente nulla di vaporoso o di ostentato. Folti ed ancora castani senza essere ancora toccati dal grigio, presentano una lieve discriminatura a sinistra per poi scendere in modo liscio a lambire d’ambo i lati il viso, fino a toccare le spalle. Ma in modo molto naturale senza infingimenti o eccessive attenzioni e sofisticate elaborazioni, in fatto di trine o cernecchi, da parte di parrucchieri, troppo alla moda. Insomma da tutto quanto espresso, emerge questo detto che così voglio esprimere: Io sono quella che appaio. Basterà questo a renderla gradita ai piacentini, che come sappiamo non amano le falsità e le finzioni, e questo me lo auguro, anche per quanto riguarda i caratteri del viso, ovvero la fisiognomica?  Ma poiché quel che è detto è detto, non mi va ora di mettere in discussione quanto ho scritto. Il dubbio infatti riguarda solo questa forma di antica scienza, di cui ho già parlato, ma questo è un tema che vantando come esempi illustri un Aristotele, un Leonardo, un Cartesio, non mi ha impedito di scrivere queste note. Fra il serio ed il faceto, come ho già precisato, ma va anche detto che non sempre essere o fare i seri, rappresenta il meglio per cogliere il vero. L’elogio della follia di Erasmo ce lo dimostra a chiare lettere.           

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