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Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Diventare poveri è un obbligo per essere felici

Ormai la narrazione di quanto sta accadendo sulla terra riguardo all’evoluzione della società, non corrisponde più all’antica visione legata al progresso. Secondo il quale lo sviluppo economico voleva dire miglioramento delle condizioni esistenziali e di conseguenza creare uno stile di vita più sana e più longeva. Nulla di tutto questo ormai è da considerarsi vero. L’uomo vanta non più i diritti, ma le sue colpe. Quelle di aver violentato la natura e di conseguenza non può sottarsi al suo destino di dover rispondere delle sue prevaricazioni, diventate oggi addirittura delitti. Come? Semplicemente mettendolo nella condizione di fare esattamente l’opposto di quanto fino a ieri era abituato il suo comportamento. In sostanza rinunciare a gran parte delle soddisfazioni della vita, sia in fatto di comodità, sia perfino in merito al possesso dei beni. Ma non è tutto. Infatti deve anche ridurre i consumi e non intestardirsi con i viaggi. I quali condizionano sprechi di mezzi e risorse che si traducono in un danno al vivere comune. In quanto mettono in mostra il vero nemico che appesantisce anzi che appesta il pianeta. Mi riferisco all’inquinamento che in base alle attuali previsioni dei soliti catastrofisti in perenne ascesa in fatto di numeri, considerano vicina la fine del mondo. Ho parlato prima di narrazione e non di scienza, perché ormai nel nostro modo di vivere le notizie viaggiano su terreni subliminali ed inconsci, dove la paura diventa l’occasione di un coinvolgimento psicologico globale, che della scienza percepisce solo quello che viene proposto come evento apocalittico. Il quale, come detto, riguarda la condizione agonica della terra, ormai alle soglie di un declino inesorabile. Se la paura rappresenta una reazione istintiva nei confronti di un pericolo, oggettivo e riconoscibile, a questa si associa spesso l’ansia, il cui oggetto è più sfumato perché si riferisce a qualcosa che riguarda un possibile evento, considerato imprevedibile e preoccupante nella sua forma generica. Senza quindi una specificazione e di natura e di motivo. Detto questo, si spiega l’attuale stato di coinvolgimento popolare che possiamo definire una condizione specifica di green transition. Un modello di credenze ampissimo che si basa su conflitti sociali sostenuti a fin di bene attraverso l’ecoansia di molti ragazzi. I quali investiti da un nobile intento vocazionale, messianico, imbrattano felici opere d’arte e spesso e volentieri, si assiepano lungo le strade, bloccando il traffico. Sono queste tutte azioni che secondo loro, per essere efficaci, devono apparire odiosissime agli ignoranti incapaci di cogliere il triste destino che riguarda la prossima fine del mondo. Al punto che più suscitano indignazione, più raggiungono lo scopo di sensibilizzare una opinione pubblica che si ostina ad agire nella direzione opposta a quella oggi dettata dalla narrazione dominante. Secondo la quale   non ci sono vie di mezzo.  Se fa caldo la colpa è degli esseri umani, come lo è il possesso dei beni che induce a modificare in peggio l’ecosistema, ormai giunto, come già detto, al suo punto limite. Per la verità anche una parte della scienza ci mette del suo a seguire quello che ormai abbiamo detto e ridetto a proposito della narrazione. Tanto che perfino un ex vice Presidente degli Stati Uniti di nome Al Gore, prevedendo nel 2013 lo scioglimento della calotta polare, dichiarò che presto sarebbe finito il mondo. Teoria la sua per la quale gli era stato dedicato il premio Nobel, nonostante il suo merito fu poi smentito dai fatti. La medesima cosa ha riguardato anche la stella dell’ecologia planetaria, Greta Thunberg, la quale se oggi è quasi dimenticata, fino a ieri dichiarava sulla base degli studi dei massimi esperti di clima, che la fine del mondo sarebbe avvenuta nell’arco di pochi, anzi pochissimi anni. In base a queste previsioni, non avverate, possiamo allora dire che anche oggi esistono persone che si atteggiano alla famosa Cassandra di Omero.  Ma con una differenza. Che la mitica Cassandra, per volere di Apollo di cui era sacerdotessa, ma che per le troppe attenzioni venne da lei respinto, ebbene la stessa aveva avuto il dono di prevedere il futuro ma di non essere creduta, mentre le attuali modeste Cassandre non posseggono né il dono né la credibilità. Tuttavia questo aspetto di divinare il futuro, nonostante gli esempi citati, si è fatto strada. E così le menti che costituiscono la narrazione pubblica, stentano a non farsi coinvolgere dal catastrofismo della fine del mondo.  Lo dimostra addirittura una istituzione chiamata Word Economic Forum, secondo la quale per sopravvivere bisogna cambiare radicalmente il nostro sistema di vita.  Ne cito alcune. Sono ad esempio troppe le auto che inquinano di co2 l’ambiente? Bene, non vanno abolite le auto anche quelle elettriche che nel prossimo futuro sostituiranno quelle a conduzione termica, ma bisogna ridurre addirittura del 75% i proprietari.  Così facendo si potranno raggiungere due risultati. La diminuzione dell’inquinamento, ma soprattutto il concetto di non possedere beni, diventati cose dannose meritevoli di abolizione. Il nuovo mantra diventa allora questo: non possedere e sarai felice. Dalle auto troppo spesso impiegate per le soddisfazioni ludiche dei proprietari, passare ad altri beni il passo è breve. Case ed appartamenti diventano beni di consumi inutili e quindi indigesti. Il nuovo credo, quasi una religione, cui affidarsi riguarda non comperare beni immobili cui far seguito anche ai quelli mobili, ma solo affittare. In pratica vivere a debito e garantirsi un modello di vita felice, senza i problemi dell’oggi che diventano anche quelli di un domani, causa le anacronistiche regole di lasciare in eredità ai discendenti beni di cui questi stessi dovranno, a beneficio di tutta l’umanità, privarsi, con l’aggravio di affrontare noiose pratiche burocratiche. Brutto allora vivere senza patrimoni in cui investire i propri risparmi? Non importa. I soliti ed egoisti antisistema in chiave ecologica, dovranno soccombere per il bene di tutti. E chi non lo fa, può sempre emigrare all’estero, dove paesi meno evoluti potranno per il momento soddisfare il loro desiderio di possesso. La nuova narrazione, diventata forma di fede, non si può discutere. Come pure il divieto di circolazione delle auto in città o il limite di velocità a 30 Km orari.  Infatti anche in questo caso tutto torna, tanto che se questi divieti dimostrano che l’inquinamento al posto di diminuire aumenta, il dogma è stato comunque rispettato. Tanto che se l’obiettivo per la politica è quello di ridurre i morti fino a livello a zero, questo anche se non avviene rappresenta la carte vincente delle forze progressiste rappresentati dalla sinistra o dai sempre equivoci e inquieti 5 Stelle. La sintesi finale è che per essere felici bisogna cambiare registro. La politica progressista ed ecologista lo vuole. Per farlo bisogna molestare la vita delle persone. Senza auto, senza casa e senza nemmeno vantare libertà di dieta.  Mentre le stesse cure in caso di malattia, devono essere preventivamente autorizzate. In fondo l’obiettivo della Green transition è quello di cambiare il modo di vivere e per fare questo ben si presta la filosofia woke e ogni libertà in merito alla distrofia di genere e alla Gravidanza surrogata. Fare tutto questo all’insegna del sostegno dei poveri, rappresenta la foglia di fico che maschera il potere della politica di sinistra. Perché se non si può essere tutti felici, si può almeno essere tutti uguali. Come e dove? Naturalmente nella miseria. Ritorniamo allora in noi, mentre il pensiero va al godiamoci il mondo attuale, senza pensare alla sua prossima fine. Se poi vogliamo parlare di felicità, non è un mistero scoprire come il mondo di oggi non è dissimile da quello di ieri. Ed a questo proposito, mi viene in mente il grande matematico e filosofo Blaise Pascal (siamo nel diciassettesimo secolo), che senza alcun riferimento all’inquinamento e alla ecologia green, ci ha lasciati una sua illuminante frase.  Questa: Il motivo dell’infelicità dell’uomo è che tutti vogliono uscire di casa. Nonostante questo, lui non pensava alla fine del mondo.

Diventare poveri è un obbligo per essere felici

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