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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Festival della Cultura della Libertà ( Primo giorno )

Si inizia con un coffe break alle ore nove. E’ l’occasione per riunire con calma i vari partecipanti, relatori e pubblico, e per effettuare le solite operazioni di registrazione dei presenti, che aumentano di numero fino a raggiungere il loro massimo  per l’inizio dei lavori, fissato per le 9;45. Sala Panini, luogo scelto per il festival, straboccante di pubblico. I relatori sono posizionati in prima fila e fra loro si nota una persona dai capelli bianchi, buttati sul capo con un senso di libertà, o si potrebbe anche dire, alla moda di  un po’ come viene, causa la presumibile disaffezione al  pettine. Succede.Trattasi di una persona anziana, che nonostante gli anni, dimostra una certa vitalità sia nei movimenti, sia nel colloquio con  il pubblico e con i numerosi amici presenti che vogliono salutarlo e complimentarsi con lui. Vitalità soprattutto sotto il profilo intellettuale come poi dimostrerà più compiutamente nella sua relazione. Lo osservo. La sua statura è minuta, non arriva al metro e sessantacinque, e avendolo conosciuto alcuni anni addietro, mi sembra si sia ulteriormente accorciato. Forse sarà l’età mia o sua. Sala gremita- dicevo- ma anche attenta. Nessuno parla e l’attesa si legge negli sguardi  della gente ,desiderosa di ascoltare. E di avere lumi su quella strabenedetta libertà che tutti desiderano ,senza però saper cogliere il come e il perché, tanto che  spesso, essa, la libertà, non si rende disponibile. Domande queste  che ognuno pensa saranno ampiamente esaudite dai relatori. Inizia gli onori di casa, il presidente ,avvocato Corrado Sforza  Fogliani, cui si deve il merito di aver pensato e poi realizzato questa originale iniziativa culturale, inusuale per Piacenza.  Poche le sue parole, ma dense di significato. Infatti dopo i necessari ringraziamenti ai relatori e a quei giovani volontari che hanno contribuito in breve tempo ad organizzare il festival della cultura della libertà, quasi per giustificarsi,  definisce lo stesso festival come qualcosa di artigianale.  Facendo finta di non sapere che trattasi di  un complimento. Detto questo, inizia citando Croce: Non esiste  la libertà se non esistono le libertà. E  subito dopo, arriva la sua stoccata nei confronti dello Stato, inteso non come Istituzione, ma come ordine politico. Uno Stato quindi invasivo e arrogante in tema di fiscalità e anche di libertà individuali. Inflazionato di obblighi che col loro condizionamento, determinano una condizione di sudditanza da parte dei cittadini. La cosiddetta  schiavitù volontaria. Dopo questa introduzione si passa ai relatori, moderati dal giornalista M. Molinaroli che al contrario del Presidente dichiara per il prestigio dei nomi presenti , che il festival è tutt’altro che artigianale, ma un’occasione unica, di prestigio, per la nostra città. Il primo relatore è Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni   e giornalista della Stampa e del Sole 24 ore. Bello , giovane e di gentile aspetto, parla in modo chiaro e accattivante, sulla figura di Sergio Ricossa,  grande economista, morto il 16 Marzo 2016. Di lui, nato da famiglia povera( Il padre era operaio alla FIAT) cita i suoi libri, diventati famosi  quali: Impariamo l’economia, Cento trame di classici in economia, ed infine Antologia dell’economia, una silloge delle maggiori firme. Chi e cosa è stato Ricossa? Un grande divulgatore di idee ed un grande conoscitore della storia economica. Per lui non si tratta tanto di credere in un liberalismo aprioristico e metafisico, quanto nel credere nel liberalismo reale. Quello che si può e si deve conquistare con soluzioni tecnicamente corrette, onde creare un libero mercato e la difesa dei consumi in una società libera. In sintesi, un liberalismo come filosofia dell’uomo comune. Dopo  Mingardi, è la volta di Francesco Forte di cui abbiamo già tracciato la prosopografia, professore emerito dell’Università La Sapienza di Roma. La sua relazione è improntata sulla figura di L. Einaudi, grande economista e secondo Presidente della Repubblica Italiana. E Forte presentando i suoi studi, dimostra quanto Einaudi avesse Ragione. In quanto la tassazione buona , che è il prezzo che ognuno deve corrispondere per avere in cambio buoni servizi, è solo quella che interferisce il meno possibile con il processo economico. Dunque quella che non distorce la creazione della ricchezza. In altri termini quella che può essere definita produttivistica. Quindi è  la volta di George Selgin, un americano economista che dirige il Center for Monetary and Financial Aternatives del Cato Institute e  la cui madre  è piacentina. Ed è egli stesso a dirlo con un certo orgoglio. Fisicamente è aitante, giovane, di bell’aspetto, dai capelli neri con un ciuffo frontale un po’ ribelle alla Dean Martin. Un altro italo americano. Tuttavia . nonostante l’origine materna piacentina, non sa una parola di italiano. Lo assiste una giovane e brava traduttrice che si adopera per farci capire come è evoluta la situazione bancaria negli Usa. Caratterizzata da numerose crisi finanziarie, di cui la peggiore è stata quella del 1907. Da qui emerge la necessità di creare il Federal Reserve  System detta anche FED, che però non essendo in grado di diffondere liquidità abbisogna di una riforma. La quale avviene dopo anni tribolati ,causa incomprensioni politiche( siamo nel 1913). Ciononostante le cose non s’aggiustano e dopo un primo periodo di falsa prosperità si giunge alla grande crisi del ‘29,col fallimento di oltre 5000  banche e la scomparsa sul mercato interno di oltre un terzo del denaro circolante.  La mattina finisce con questa relazione e subentra la pausa pranzo. Alle ore 14 tutto riprende con immutata lena. Trattasi della  prima sessione con tre relatori. Inizia  Paola Peruzzi, giovane  e avvenente giornalista de: Il Foglio che ricorda di piacenza il “ suo” liceo classico con nostalgia Si dichiara fermamente , infallibilmente europea, ma troppa sicurezza, psicologicamente parlando, fa pensare che qualche dubbio la renda preoccupata, sul destino dell’Europa. Infatti dopo la Brexit, sembra incerta su come andranno le prossime elezioni in Olanda e in Germania. Insomma cosa avverrà – si chiede- in  Europa: Ripresa o implosione? Mah! Segue Franco Debenedetti, imprenditore e presidente dell’Istituto B. Leoni. E’ un anziano ancora tonico ed elastico nei movimenti, che sembra imparruccato per la presenza di una folta chioma bianca che gli scende dal capo sia a destra che a sinistra fino a lambire le orecchie. Parla con sconforto dell’Europa, della globalizzazione, del neo protezionismo americano che avverrà, secondo lui, ai danni dell’Europa stessa e della Cina. Chiude con un pezzo recitato dalle Nozze di Figaro del nostro librettista Da Ponte( il musicista è naturalmente Mozart). Che la dice lunga sui suoi dubbi sul prossimo futuro europeo Si arriva quindi al terzo relatore di questa prima sessione. E’ un giovane filosofo, Markus Krienke, che dall’inflessione rivela un accento, nordico di tipo teutonico per le vocali accentuate e la r marcata.. Che si accentua( l’inflessione) quando alza la voce, di tipo quasi tonante ,che si diffonde per la sala, senza bisogno di essere amplificata. Per lui l’Europa è sostenuta da una maggioranza di indifferenti e da una minoranza, ma rumorosa ,di critici e sfiduciati. Quali dei due gruppi avranno il sopravvento? Difficile dirlo anche per un filosofo, in quanto l’ Europa esiste solo per un insieme di stati nazionali( in pluribus unum) e non per un unico stato nazionale come negli Usa( Ex pluribus unum). Si giunge quindi alla seconda sezione. Il tema: Statalismi di destra e sinistra. Primo relatore, Luciano Capone, giornalista de:Il Foglio e giovane come l’acqua. Parla di globalizzazione e di statalizzazione  di destra e di sinistra , due  ex ideologie,che giocano a scambiarsi di ruolo. La destra che diventa sinistra e viceversa. Richiesto dove si andrà a finire, candidamente dice: non lo so. La parola passa quindi a Pier Luigi Magnaschi direttore di Italia Oggi. E’ un simpatico di prim’acchito e  parla  farsi capire e non per fare il protagonista. Lo statalismo per lui non è una questione ideologica, ma solo burocratica ed il burocrate è sempre per la conservazione. A differenza di Flaiano, da lui citato, secondo cui la situazione è disperata ma non grave, si può con la burocrazia che si alimenta per  salvare se stessa, modificare l’epigramma e sostenere che la situazione è veramente grave e  disperata. Segue  Lorenzo Infantino professore ordinario della Luiss di Roma. E un signore col fisique du role dell’insegnate universitario. Occhi piccoli cerchiati in lenti abbastanza spesse, modo affabile e parlata scorrevole , comprensibilissimo con qualche annotazione classica che rende il suo discorso fascinoso e nello stesso tempo sentenzioso.  Per lui lo statalismo non è di destra né di sinistra, ma è solo competizione per il potere. La legislazione in Italia interviene sempre e in ogni luogo per diminuire la libertà individuale. Mentre  lo Stato  avanza, incurante dell’esigenza del cittadino. Segue Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia. Un avvocato, ancora giovane dal linguaggio sciolto che  critica quel che succede nell’ambiente immobiliare. Dove i vari provvedimenti legislativi sono tutti orientati alla limitazione della libertà individuale. Si giunge alla terza sezione. L’argomento è estremamente interessante:  Dopo la statualità.  Inizia l’avv. Silvio Boccalatte già conosciuto nella nostra associazione liberale piacentina, perché invitato a presentare il suo libro: La città sussidiaria. Egli auspica un ridimensionamento dello Stato che oggi è onnipresente. Precisa poi che il concetto stesso di Stato non esisteva nell’antichità, ma è  diventato un prodotto della nostra società. Come superare lo Stato?  Con il libero contratto fatto dai cittadini e dalle associazioni. Come già succede in Italia a Partigliano in lucchesia. Un paese dove i cittadini si sono riuniti per decidere, al di fuori del Comune  ,tutti gli aspetti urbanistici,  di viabilità e di organizzazione sanitaria del loro paese. Con una tassazione autonoma decisa dagli stessi abitanti. La parola passa ora all’avv, presidente Corrado Sforza Fogliani che individua gli attuali pericoli  in questi punti.: NelI’iper fiscalismo da parte dello Stato e quindi nella fiscalità patrimoniale, ma soprattutto nel pensiero unico, vera peste del nostro secolo. Infatti con i media orientati a diffondere le stesse notizie, siamo giunti in un periodo di post democrazia dove tutto viene mistificato anche nel mondo della scuola. Dove la stessa didattica risente di un pensiero non libero che privilegia una notizia( è il caso della giornata della memoria) ma tace su altre . Forse ancora più drammatiche( è il caso del genocidio degli italiani in Crimea o degli eccidi nel gulag sovietici) Conclude che poiché tutte l rivoluzioni sono nate per motivi fiscali, la libertà è l’unica cosa che ci rimane contro lo statalismo, che fra altri demeriti fa  crescere anche la corruzione.  Il terzo relatore della terza sezione è Stefano Moroni professor ordinario al Politecnico di Milano.  Ed è’ talmente d’accordo con le due relazioni che l’hanno preceduto che-dice- potrebbe astenersi dal parlare. Poi però acquista la  libertà di parola ed auspica che al diritto pubblico e a quello privato, se ne associ anche un terzo: Il diritto del privato. Inteso come capacità dell’individuio o di gruppi di individui ,  di decidere in modo autonomo come organizzare i servizi, dal condominio alla luce elettrica, alla fornitura del gas, alla carica della batteria dell’auto, onde realizzare i,n competizione con lo Stato, una produzione distribuita e virtuosa dell’energia e dei servizi. Conclude dicendo che la libertà è l’unica via possibile per la sostenibilità. Chiude la prima giornata del festival  Claudio Cerasa direttore de:. Il Foglio. Si presenta con una barba non troppo lunga, ma folta e tutto sommato ben curata, da fraticello  novizio. Il viso è pallido e la parlata fluida, convincente e pienamente condivisibile. Cita tre pericoli: il pensiero unico, pessimista  e deprimente,  Il senso di una giustizia non solo inefficiente ma ideologicizzata,  caratterizzata dallo strapotere in mano ai magistrati, veri sacerdoti intoccabili in toga, e , come terzo, il politicamente corretto che incide sulla libertà espressiva per cui si diventa tutti omofobi o islamofobi      o razzisti. L’unica arma in nostro possesso contro questo stato di cose, per lui. è dire sempre la verità. Dimenticavo di dirvi che il moderatore delle tre sessioni pomeridiane, è stato il giornalista ed ex direttore de.:La cronaca, Emanuele Galba. Il quale ha svolto il suo ruolo con precisione( le relazioni si sono svolte tutte nei tempi prefissati) e, in aggiunta, con giusto, pacato e signorile distacco.

Così il primo giorno di festival finisce. Il successo è pieno. Lo dimostra l’atteggiamento del pubblico. Attaccato alla sedia nonostante le ore di ascolto che avrebbero potuto stancarlo o diminuirne l’attenzione. Invece no. Il merito? Ai partecipante e anche al congresso….. che sarà anche artigianale, ma di quello buono, perché  dimostra in questo modo, di essere al di fuori del circolo multimediale, causa, come abbondantemente ricordato, del nostro stato di crisi.. A domani.

(Unum)

Festival della Cultura della Libertà ( Primo giorno )

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