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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Guerra e pace

Ovviamente non si tratta del romanzo di Lev Tolstoj, ma di una storia attuale che riguarda prima ancora che la grande madre russa, di cui parleremo, la grande madre terra. Voglio dire che oggi gran parte della terra è percorsa da venti di guerra, cui non segue, come auspicato, la pace. Per di più per aumentare la confusione, non si sa dove inizia la guerra e dove la pace. Siamo insomma in un caos semantico che riguarda il significato delle parole, dove, specie noi occidentali, abbiamo chiamato pace la guerra, utilizzando il termine inglese del peace Keeping, e guerra la pace.   Tutto questo malinteso, lo vediamo oggi, attraverso le incomprensioni con i paesi arabi che spesso e volentieri devastano le nostre chiese, uccidendo pastori e cristiani, in quanto siamo da loro considerati infedeli. O meglio ancora, disprezzati in quanto fedeli solamente nell’unico valore rappresentato dall’interesse economico, mentre loro sentono la voce del loro dio, Allah, che li guida e li spinge a costruire nel mondo una nuova era. Un nuovo impero islamico che condurrà alla vera pace contro gli infedeli. Guerra e pace si diceva, ma loro, gli arabi, sanno che hanno un modo quasi sicuro per vincere. Infatti al di là delle armi, valgono i numeri dei loro disperati che in grande quantità, volenti o nolenti, possono essere spinti ad abbandonare le coste dell’Africa. Circa 100 milioni di affamati aspirano ad invaderci, sapendo che considerando la nostra tendenza alla continua diminuzione della natalità, sia la guerra che la pace diventeranno solo una questione di numeri. Ed i numeri sono dalla loro parte. Ebbene dopo queste premesse che riguardano tutto il mondo occidentale, parliamo della guerra russo ucraina nella quale anche in questo caso non si parla di guerra, ma solo di una espressione meno cruda e quindi più accettabile da quelle menti che in apparenza non amano la violenza.   Poiché trattasi di ipocrisia, si definisce allora la guerra, una semplice e particolare operazione militare. Il fine, quello di conquistare da parte russa un paese confinante, l’Ucraina appunto, considerato storicamente russofilo ed anche russofono. La storia, lo dice Croce, non dovrebbe mai essere scritta e poi interpretata dagli storici, ma solo dai filosofi, essendo per lui la storia, una filosofia in movimento. Dunque, cosa ci dice questa filosofia di una guerra che non viene proposta come guerra e di una pace che non è ancora? Che trattasi, per rispondere al primo interrogativo, di guerra vera. Distruzioni di intere città e diverse migliaia di morti fra militari e civili, fotografano una realtà legata allo spirito di conquista che in Russia non si è mai sopito. E che riguarda la sempre costante aspirazione ad un impero, un tempo zarista, poi divenuto sovietico ed oggi esclusivamente russo. La seconda potenza militare del mondo, pensava ad un’idea di conquista, quasi sottostimandola attribuendole quindi il nome di  una semplice operazione militare. Quasi fosse una cosa di poco conto. Ma la storia, se non è filosofia, sbaglia. Infatti, l’aggressore non aveva considerato lo spirito patriottico del paese da conquistare. Una forza questa che sa cogliere il senso dell’eroismo che in determinate condizioni si risveglia nell’animo umano. Ma non è ancora tutto.  Perché un nuovo spirito di risposta alla violenza, ha contagiato anche la sonnacchiosa Europa. Considerata unita quasi formalmente, essendo un insieme di stati che per le loro condizioni storiche non vogliono rinunciare alla loro autonomia ed al loro prestigio. Tanto che pur non avendo un esercito comune, improvvisamente questa stessa unione europea, ha trovato la sua ragione d’essere, dimostrando compattezza nei confronti dell’aggressore russo. E questo nonostante la dipendenza in fatto di gas e petrolio dal neo impero russo, con conseguente caduta della propria economia. La soluzione adottata? Mandare armi agli ucraini e sostenerli economicamente. A sua volta l’ombrello europeo ha avuto come vero contrassegno, il marchio Usa, che oggettivamente come potenza economico-militare, ne ha approfittato, dopo i disastri commessi nei paesi medio orientali e per ultimo in Afghanistan, abbandonato con vergogna. Per questo alcuni hanno parlato, a proposito dell’occidente, di fare una guerra per procura. In quanto i morti sono solo gli ucraini. Da tutto questo si deduce che ognuno persegue filosoficamente, ma in questo caso anche realisticamente, un suo piano strategico antirusso.  Dove non sempre la ragioni stanno tutte da una sola parte. Fatto sta che al momento, sia la guerra che la pace devono confrontarsi   con la questione tempo. Una condizione questa che consente di occupare gli spazi del potere. Il tempo come si dice è galantuomo, ma lo stesso tempo ha bisogno, scusate la ripetizione, di tempo perché si realizzi una determinata condizione. Molte infatti sono le componenti che all’interno dell’uomo, si devono alla fine accordare per ottenere una comune via di uscita fra opposte tendenze, aspettative  e speranze. E parlo di tutta una serie di elementi dell’animo umano dove si rinvengono le condizioni più disparate, fra eroismi misti a sensi di libertà, a loro volta contraddetti da uno spirito di potenza, per non parlare  dei sempre presenti egoismi vari . Alla fine una coltre di accettabile buon senso, ci si augura possa prevalere, dove ognuno rinuncia a qualcosa per impossibilità di ottenere tutto. Che questa condizione alla fine si chiami pace diventa oltre ad una provocazione, perfino l’esito di una stupidità. In quanto ha lasciato sul terreno dell’incomprensione umana, disastri di ogni tipo. Quali distruzioni, morti e devastazioni, per i quali altro tempo verrà impiegato per ristabilire un nuovo equilibrio. Insomma sempre guerra e pace secondo la storia. Nella quale troppo spesso la filosofia è mancante di fronte all’istinto del potere che prende il sopravvento sui fatti e sulle coscienze. Che la storia insegni qualcosa ne ho sempre dubitato. L’uomo è destinato a non cambiare soprattutto se diventa homus solo technologicus per mancanza del philosophus che viene messo in disparte. Nel primo caso la vita oscilla fra noia e dolore come disse Schopenhauer. Dunque fra il desiderio di aver soddisfatto un bisogno e poi di non riuscire a soddisfarlo. Nel secondo caso deve venire in aiuto il senso dell’arte e l’ascesi al fine di contemplare quello che non solo i sensi comandano. In tutto questo allora si può trovare la pace in quanto non interessa più la guerra. Con altre parole e altri concetti, l’aveva proposto, come già detto, Croce a proposito della storia. Mai farla interpretare dagli storici che in questi giorni di guerra sono rappresentati dagli esperti militari: i generali appunto. Infatti solo i filosofi capiscono. Ma coloro che non vogliono capire sono pur sempre la maggioranza. Da cui nasce la guerra, spesso fraintesa come pace.      

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