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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Guerra vera e guerra da salotto

Esistono infatti due guerre. Quella russa contro Ucraina e quella dei vari commentatori, che diventati esperti di geopolitica come si ritenevano a proposito del covid, parlano e discettano, spesso a sproposito.  Cominciamo allora con la prima. Trattasi della guerra di invasione russa nei confronti di un paese che democraticamente aveva scelto la sua indipendenza e la sua vocazione a far parte dell’Europa o meglio dell’Unione europea.  Quest’ultima aspirazione è stata la causa della guerra. Il presidente Putin che da finto democratico ha indossato i panni di dittatore, sembra abbia ubbidito alla sua vera natura. Quella di non aver mai abbandonato la sua visione, mai sopita, di pensare all’impero sovietico, dopo che il disprezzato Gorbaciov, aveva consentito alle ex repubbliche sovietiche di diventare autonome. La Russia imperiale allora si è ridestata, come potenza mondiale.  Nonostante una condizione economica non in grado, in fatto di Pil, di reggere il confronto con stati occidentali, una eccellenza la metteva al primo posto: la potenza militare. Detto questo, la poderosa macchina da guerra russa si è messa in moto. Invadere l’Ucraina e conquistarla sembrava cosa realizzabile in pochi giorni. Ma non si era calcolato lo spirito della libertà, conquistata anche col sangue da parte del popolo della repubblica aggredita, ben espressa dal loro Presidente Zelensky. Il quale non si è fatto per niente intimidire dai carri armati avversari, dichiarando al mondo che nonostante la grande sproporzione delle forze in campo, la guerra l’avrebbe vinta il paese aggredito. Assistiamo oggi dopo 19 giorni dall’inizio del conflitto, il lato peggiore di una guerra cui non eravamo, noi europei, abituati dalla fine del secondo conflitto mondiale. Paesi letteralmente distrutti, ospedali in fiamme, mentre intanto la morsa delle armate russe circondano le principali città con l’intento di occuparle a cominciare dalla capitale Kiev. Infatti caduta questa e catturato o forse ucciso il suo Presidente, la guerra sul campo, sempre secondo gli aggressori, potrebbe essere vinta. Ma non tutto procede secondo i piani. Un conto è la potenza militare, un altro il potere della libertà che spinge ogni persona a fare qualsiasi cosa, per non perdere quel bene fisico, mentale e psicologico che rende l’uomo un tutt’uno con la propria coscienza. La quale fin dalla nascita ha in sé il desiderio di essere libera. Al punto che ogni uomo, può essere spinto a desiderare addirittura la morte, piuttosto che diventare schiavo. Mi riferisco alla resistenza ucraina che nonostante le distruzioni massicce ed un numero sempre crescente di morti, sia militari  che civili, per non parlare delle migrazioni di oltre due milioni di persone verso i paesi vicini liberi ed indipendenti, non ci stanno ad abbassare le armi ed a  smettere di combattere. La sensazione è che quando e se  finiranno le armi, nonostante il rifornimento dei paesi occidentali, Italia inclusa, i combattimenti continueranno. Perché quel popolo piuttosto di cedere all’invasione, utilizzerà fionde, sassi e perfino le nude mani. In questa condizione di lutti e crimini di ogni genere propri di una guerra di aggressione, che come tutte le guerre, si macchia di ogni genere di efferatezze, si contrappone, come dicevo nel titolo, una seconda guerra che dai salotti dei palazzi dotati di tutti i beni di confort, si diffonde attraverso i social media nel mainstream nazionale ed internazionale. Tutto questo attraverso due diverse proposte riguardo agli eventi bellici, entrambe unite da un atteggiamento antirusso al punto di mettere al bando tutto quanto proviene da quella terra, compresi i grandi geni come Dostoevskij, Mussorgskj e Shostakovic.    Proposte queste, tuttavia divise sul piano pratico.  Da una parte c’è chi sostiene come ogni forma di resistenza, espressa dal volere di un intero popolo, debba essere sostenuta a qualsiasi costo.  Nonostante i pericoli e le devastazioni che così facendo aumenteranno.  Producendo altri morti, distruzioni e condizioni di vita incompatibili con la sopravvivenza. Dall’altra una posizione morbida tipica di chi si mette l’elmetto da salotto, pur continuando a manifestare critiche contro la potenza aggressiva russa.  Ma che nello stesso tempo propone una soluzione non legata alle armi ed ai combattimenti per ottenere la fine della guerra.  Che in pratica significa la sottomissione della parte più debole delle forze in campo, giustificata da un desiderio di speciosa umanità verso lutti ed eccidi vari. Fanno parte di questa schiera, soprattutto intellettuali, normalmente di una cultura di sinistra, tipo per fare qualche nome   giornalisti come Giannini, Severgnini e Gramellini, che se hanno sempre idealizzato la resistenza italiana contro il tedesco invasore, oggi di questa nuova resistenza che interessa un paese lontano sembrano meno interessati. Tanto da essere fautori di proporre un cessate il fuoco che di fatto si traduce in una resa ucraina nei confronti del nuovo usurpatore, al fine di non rischiare di compromettere la propria sicurezza e quella del mondo intero. Con tale atteggiamento due sono le paure. Quella più utilitaristica, ma pur presente sotto mentite spoglie umanitarie, di dover abbassare il riscaldamento delle proprie dimore, comprese le case di villeggiatura. Di non poter accendere troppe luci in caso di festosi ricevimenti ed infine di sentirsi in difficoltà a rifornire di carburanti , macchine e yatch, causa i prezzi saliti alle stelle. La seconda paura è invece quella che potrebbe interessare tutti noi, se da un focolaio di guerra limitata, l’incendio si  dovesse estendere  a tutto il mondo. Nessuno può prevedere come questo pericolo, da intendersi come la terza guerra mondiale, possa tradursi nella realtà. Le guerre infatti non sempre seguono criteri legati alla logica. Infatti quando questa esclude le possibilità di guerre, queste ultime si verificano ugualmente spinte da quegli stessi eventi che si vorrebbero in teoria evitare. In pratica sono le circostanze e le causalità che avvengono nostro malgrado, a prendere in contropiede la ragione. Come capita quando un fiume dagli argini solidi improvvisamente e inaspettatamente li vede cedere. Si verifica allora una situazione nuova che costringe a prendere decisioni fino a quel momento impensabili. E poiché da cosa nasce cosa, alla fine sono questi stessi accadimenti a prendere il sopravvento. Detto questo ci auguriamo che questa possibilità, che con le armi atomiche diventerebbe catastrofica per l’intera umanità, non debba accadere. Quello invece che ci dobbiamo prevedere sarà l’avvento di una nuova era antropologica. Quella dell’oltre l’uomo, ma non nel senso di Nietzsche che auspicava l’avvento dell’uomo libero e svincolato da ogni dogma. Ma del suo opposto, tramite la comparsa del cyborg e dell’intelligenza artificiale. Se così sarà, illudiamoci che l’algoritmo, al quale ci consegniamo, sia in grado di prevenire gli eventi incontrollabili dalla natura umana. Dunque le guerre. Quelle vere, mentre quelle da salotto, saranno le più ostiche ad abbandonare l’ultimo residuo della condizione umana.     

Guerra vera e guerra da salotto

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