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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

La democrazia della paura

Eccoci al punto e parliamo allora della democrazia, già da oltre diciotto mesi in condizione di emergenza continua, di tipo sanitario, occupazionale ed economico. Che insomma la nostra democrazia sia in crisi, ce lo dimostra l’articolo di un giornalista di fama che è sempre stato tranquillo e morigerato nei toni, nei quali mai si sono notati accenti scandalistici o di pura provocazione. Parlo di Marcello Sorgi ex direttore del Tg1, che ha ipotizzato nel semestre bianco in cui siamo entrati ed in cui il Presidente della repubblica non può sciogliere le camere, l ‘eventualità in caso di rottura della maggioranza di governo, della nascita di uno nuovo. Quale? Una rabberciata formula maggioritaria di tipo elettorale dove potrebbero anche comparire i militari. Per la verità questa sua valutazione è stata da lui se non smentita molto ridimensionata, ma quel che appare certo è che questa notizia mai sarebbe apparsa se non si toccasse con mano una condizione di incertezza, per non dire di crisi della nostra democrazia. Da troppo tempo ridimensionata e offesa da una paura che si è ormai diffusa fra la gente. Quale? Quella di morire di virus o di fame, oppure anche per la depressione del nostro sistema immunitario, causa tutte le condizioni di tipo emergenziale che impediscono di fatto di vivere una vita relazionale e libera che, come sappiamo, è stoccata nelle esigenze inconsce di ognuno. Insomma, voglio dire, che esiste una bolla di potere, la quale sulla base di una emergenza in cui la pandemia gioca parte preponderante, si permette di erodere i diritti fondamentali dei cittadini, senza che nessuno protesti. Per la verità qualcuno ha tentato di non seguire la corrente. Di sostenere che la libertà di ognuno è superiore alla necessità di piegarsi all’emergenza e che, per rimanere nell’ambito sanitario, prescrive la vaccinazione e recentemente il green pass. E non mi riferisco tanto ai no vax, una esigua minoranza anche se molto facinorosa, quanto a tutti coloro che possono definirsi dei free vax. Cioè una categoria che non si oppone ai vaccini, ma semplicemente vorrebbe scegliere se e quando vaccinarsi sulla base delle valutazioni epidemiologiche, che per la verità dicono ma non sempre convincono. Che insomma tacitano quei dissenzienti che anche loro su  una base scientifica minoritaria ma pur sempre presente, vorrebbero vederci chiaro sulle possibili complicanze del vaccino. Specie per quanto riguarda i minori che statisticamente vengono poco o punto contagiati dal virus e per i quali nel rapporto costi benefici, questi ultimi potrebbero essere maggiori. Insomma poichè anche la scienza non ha una visione univoca, quello che prevale riguarda una posizione comune, quella del pensiero unico che non comporta o meglio non tollera posizioni dissidenti. Tanto che chi non è d’accordo con questo modo di intendere le cose viene messo in disparte, accusato di non voler rispettare le regole e di diventare un seguace dell’untore manzoniano. Eppure ci sono state altre pandemie che si sono poi risolte senza tutte queste disposizioni emergenziali continue e protratte e con contrapposizioni fra gente per bene e gente per male. Fra chi insomma è del parere che costi quel che costi bisogna seguire la scienza cosiddetta di stato e chi invece pensa che non sia proprio così, visto che la scienza, come già detto, dice ma non sempre convince.  Tanto che ogni dissidente anche se con proprie e non sempre banali motivazioni, viene bollato come un reprobo, insomma un traditore. Sarà, ma qualche dubbio viene. Sta di fatto che dove non arriva la scienza nel convincere tutti, urbi et orbi, ci pensa la filosofia che se non è una scienza, è comunque un modo per intendere la vita e porsi le domande del vivere e del morire. Ebbene proprio sul green pass, che dovrebbe entrare in vigore in questi giorni, due filosofi di fama, come Cacciari ed Agamben si sono espressi criticamente. Per loro un unico modo di intendere le cose, col rischio di giustificare un provvedimento nei fatti coercitivo, mina nel profondo la stessa democrazia.  Che deve intendersi come libera espressione del pensiero critico. In sostanza come libertà individuale che non deve necessariamente uniformarsi al pensiero comune. Quindi, essi insistono, che non si crei la condizione che sarebbe un pericolo, di creare una società di presunti buoni e di presunti cattivi. Con i primi in grado di accedere a tutte le funzioni pubbliche compreso il lavoro ed i secondi che perderebbero invece questa opportunità. Contrapponendo questa loro libertà a quella di tutti gli altri, che sono la maggioranza, i quali invece accettando le disposizioni governative, contribuirebbero di fatto, a creare uno stato democratico zoppo. Fra liberi e non liberi. Per non dire, fra schiavi del pensiero comune. Ecco allora che anche per questo, affiora fra la gente la paura. Quella di vivere e quella di non vivere. Ma paradossalmente senza una divisione così netta. In quanto anche in coloro che accettano e assecondano le disposizioni governative, la paura della pandemia esiste. In quanto nessuno può considerarsi immune   dal contagiare e dall’ essere contagiato, anche se vaccinato. Dunque mancando le voci critiche e dissidenti, si sta generando un vulnus democratico che capita ogni qual volta mancando la par condicio fra le varie posizioni, si vuol tappare la voce del dissenso. Ecco allora che in questa condizione che possiamo chiamare dittatura dell’emergenza, la filosofia si ribella. Cosicchè, quella considerata finora l’ancella della scienza, acquista o meglio riacquista, come un tempo, tutta la sua caratura di prestigio e di importanza, al fine di cercare di dare risposte ai vari perché dell’esistenza. Ma sarà sufficiente credere a quella considerata non scienza che si interroga da sempre sui vari problemi del vivere e del  morire? Si spera di sì, perché diversamente e Dio non voglia, il messaggio di Sorgi, al posto di essere una semplice boutade, potrebbe invece diventare un pericolo futuro. Infatti dove non arrivano le idee, arrivano le armi. E la paura può offuscare le menti rendendole facile preda del detto a mali estremi, estremi rimedi. Che allora la filosofia del libero e divergente pensiero ci aiuti.    

La democrazia della paura

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