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Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

La società postumana

La scienza in questi ultimi decenni ha fatto progressi fino a ieri impensabili, tanto che ipotizza un futuro rappresentato da un’umanità non più umana. Cosa si vuol dire? Che l’uomo, inteso come noi lo intendiamo, con tutto il suo bagaglio di pensieri, emozioni e convinzioni, ha le ore contate e sta per essere sostituito da un essere artificiale, che dell’anima non sa che farsene. Tre sono le forze che concorrono a ridefinire questa evoluzione, che sembra non abbia ostacoli nella sua prossima realizzazione. Prima causa, la ingegneria genetica che già oggi ci consente di decifrare la nostra costituzione genica e di cambiarla a piacere, sostituendo i geni alterati o quelli logorati con altri. Come si fa con i pezzi di ricambio di qualsiasi mezzo meccanico. La seconda condizione è la robotizzazione, vale a dire la sostituzione di un essere organico con un altro inorganico. Creando una macchina resa perfetta non solo nei movimenti, ma tramite l’inserimento dell’intelligenza artificiale, terza condizione questa, anche nell’elaborazione dei pensieri autonomi, per poi definire lo stato di coscienza. Una condizione mentale, che non ha più bisogno di essere modulata dalla nostra tradizione culturale (il cosiddetto sapere) e dalle nostre convinzioni in termini di eticità. Le quali da sempre portano l’uomo a dividere le cose fra buone e cattive, col fine di dover scegliere in base a tali principi. Ma non è ancora finita. Al di sopra di tutto, si prospetta, il problema dell’anima, già ora negata dalle moderne neuroscienze. Come definire l’anima al di fuori delle convinzioni religiose, è sempre stato un cruccio che ha spinto filosofi e pensatori, fin dall’origine del nostro mondo, a contrapporre pensieri ed idee non sempre in accordo fra loro. Soprattutto per quanto riguarda e la sua origine e la sua immortalità. Anche se, per la verità, la convinzione dominante da parte dei maggiori pensatori, è sempre stata quella di ammettere, sia una cosa che l’altra. Se questo accadeva ieri, già oggi i dubbi sono tanti e domani chissà quali saranno, vista la crisi attuale di tutti questi valori. Il problema infatti è che se l’uomo si ricrea da solo, con la sostituzione, come detto, dei suoi pezzi di ricambio rappresentati dalla sua componente genetica, non si pone più il bisogno dell’esistenza di un Creatore. Per il semplice fatto che è già l’uomo a provvedere alla creazione di se stesso. In altri termini, se la via per l’immortalità è segnata dalla scienza, non c’è più la necessità di disquisire su quella parte immortale cui si attribuisce il significato di anima, ormai presa in contropiede dagli eventi. Se così stanno le cose, oltre all’anima anche la filosofia e l’etica dovranno essere ripensate secondo nuove categorie che di antropologico avranno ben poco. Ecco allora il punto, accadrà tutto come si dice? Il nuovo essere umanoide o meglio post umano sarà in grado di sovvertire secoli di tradizioni, di convinzioni, di misteri che da sempre lo accompagnano? Mah. Incapace di accettare questo scenario tragico, mi viene in mente come autodifesa, un recente episodio che riguarda la nascita di un embrione, mantenuto in vita per circa 28 giorni, frutto di una intesa fra un ovocita di donna privato di nucleo con una cellula di maiale. Questo esperimento uomo- maiale infatti non solo mi atterrisce, ma nello stesso tempo mi rimanda ai miti e alla nostra tradizione storica, che come sappiamo sfuma molto spesso nella leggenda, per poi insediarsi nell’animo dell’uomo con tutto il suo bagaglio di interpretazioni, di convinzioni e di condizionamenti psicologici. Il ché mi fa dire con una frase abusata, nulla di nuovo sotto il sole. Tanto che tutto ciò, mi rimanda alla Chimera ipotizzata dal mito greco: una creatura metà uomo, metà animale con una testa di leone, una seconda di capra, un corpo umanoide e la coda di serpente. Dalla Chimera che atterriva chiunque si avvicinasse, si passa, per analogia alla Medusa. Una delle tre Gorgoni, dalla testa orribile, con capelli di serpi arrotolate che impietriva chiunque la guardasse. Ma poiché gli esempi abbondano, continuiamo a citare. Ed allora viene a proposito il Minotauro, il mostro dell’isola di Creta nato da un toro e da Pasifae moglie di Minosse re dell’isola. Testa di toro e corpo con vaghezze umane per quanto rivestito di peli, era bipede ma con tanto di zoccoli, e con la coda di animale. Sappiamo come è andata a finire la sua storia per merito di Teseo e di Arianna. Ci bastano questi esempi da contrapporre alle nuove conquiste scientifiche? No? Bene allora scomodiamo i Sileni, oppure il centauro Chirone e lo stesso Pan, tutti e tre dalle caratteristiche solo in parte umane. Se poi proprio non ne possiamo fare a meno, citamo anche Polifemo, quello che etimologicamente parla molto, oppure è molto conosciuto secondo un’altra interpretazione. Sta di fatto che con quell’occhio solo, in mezzo alla fronte, causa chissà quale manipolazione genetica, ci ha sempre impressionato fin dai tempi della lettura dell’’Odissea di Omero. Con gli ibridi o con le trasformazioni potremmo continuare all’infinito. E’ il caso di Grillo, che non è il comico che conosciamo, ma l’uomo trasformato, senza alcun intervento biologico, in maiale dalla maga Circe. E a proposito di poteri transumani, un cenno va fatto all’anello di Gige che rendeva invisibili, oppure ricordare un certo Linceo che vedeva attraverso i muri. Infine per le doti miracolose, va menzionato un certo Faone che per i servizi resi ad Afrodite, ricevette un unguento in grado di ringiovanirlo e farlo diventare molto bello, senza nemmeno scomodare il Dna. Dunque il mito supera la scienza perché la fantasia dell’uomo non è coercibile. E se proprio vogliamo dirla tutta, anche la follia, quella creativa di Erasmo, rappresenta un potere umano in grado di vincere ogni difficoltà senza per questo dover rinunciare alle sue caratteristiche antropologiche. Avendo però citato prima l’anima, un’ultima considerazione in questo clima pre pasquale, è doveroso muovere, sia per difendere la sua salvaguardia, sia per reagire contro la sua futura negazione legata alla robotizzazione. L’esempio più pertinente è il difetto primordiale dell’uomo, il più tremendo, compiuto prima da Lucifero e poi da tutti quelli che per protervia, detta anche superbia, pensano di competere con Dio. E’ la cosiddetta hybris che di tanto in tanto si rende manifesta nella storia, col generare prima l‘illusione di una equivalenza fra cielo e terra, per poi trasformarsi nella disillusione di fronte alle punizioni divine che vengono dal cielo, offeso per essere stato sfidato. Sono sufficienti allora a vincere i nostri dubbi, le citazioni di Sodoma e Gomorra, antiche città dell’antico testamento, distrutte per volontà di Jaweh, onde punire l’empietà dei suoi abitanti? E non ci è di ammonimento la leggenda biblica della distruzione della Torre di Babele, che per la superbia degli uomini, doveva essere tanto alta da raggiungere il cielo? Mi rendo conto che la mia è una difesa d’ufficio basata su fatti antichi che sono in realtà un misto di leggende e fantasie. Ciononostante tali fantasie hanno creato i miti e questi sono talmente consustanziali con le nostre tradizioni ed i nostri pensieri che non è facile eliminarli del tutto, per assecondare impunemente quelle ricerche scientifiche che potrebbero trasformare la vita, evento da sempre incomprensibile, in un mistero ancora più fitto e di ancora più difficile accettazione. Almeno secondo le nostre attuali convinzioni. A questo punto, alcuni mi accuseranno di combattere contro i mulini a vento. Tuttavia una consolazione me la vedo arrivare nei panni di uno storico di nome Remi Braque. Ecco quel che dice: “Una società secolare, nella quale le pratiche e le credenze hanno perso importanza, è semplicemente incapace di sopravvivere.” In conclusione, questa testimonianza, se da una parte mi conforta di non essere solo, dall’altra mi fa anche sperare che non tutto sia perduto. Ed ora per continuare con l’antica tradizione e con la mente non ancora robottizzata, chiudo con un augurio: Buona Pasqua 

La società postumana

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