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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

La Thatcher italiana

Sì, lo confermo Giorgia Meloni mi ricorda Margaret Thatcher l’ex primo ministro del Regno Unito. Infatti dopo anni di finti dibattiti parlamentari, ove spesso in punta di forchetta si discutevano e si contrapponevano le tesi fra i diversi leader politici, senza però, tolte rare eccezioni, giungere al limite del litigio causa le troppe accese polemiche, ora c’è qualcuno che osa alzare la voce per rispondere alla accuse a lei rivolte. L’esempio più clamoroso, fra tanti, riguarda la risposta data da Giorgia Meloni all’onorevole Laura Boldrini del Pd, su possibili fatti di autocrazia da quest’ultima imputabili all’attuale Presidente. Questa la risposta fatta a voce alta e senza alcun desiderio di stemperare i toni. “Le lezioni di autocrazia non le accetto contro quelli che andavano a braccetto con Fidel Castro e con tutte le dittature comuniste.” Nessuna replica, nessun tergiversare. E’ pur vero che questi accenti polemici che escludono posizioni definite non suscettibili di confronto, sono espressi con un fondo di accenti popolani dalle inflessioni romanesche, ma ciò non toglie che i toni sono decisi ed inequivocabilmente accesi. Esattamente come quelle che si svolgono ad alto tasso di tensione alle Camere inglesi, dove si confrontano a suon di polemiche, quella alta dei Lord e quella bassa dei Comuni. Dunque anche se possiamo considerare la Meloni una Thatcher de noantri, non possiamo per questo escludere una forza comunicativa che si carica di convinzioni tali da autorizzare voce alta, toni stizziti e indubitabile vocazione al comando. Con la Meloni sembra infatti finita la polemica fine a se stessa fra le varie forze politiche, più preoccupate di accontentare i vari rappresentanti dei singoli partiti, che non quello di creare situazioni emotive pubbliche per uscire dal teatrino del confronto che spesso diventa mieloso scontro parlamentare. Senza essere quindi in grado di suscitare risposte e reazioni presso l’opinione pubblica, sulla base di iniziative che nel Palazzo tendono invece a diventare monotone abitudini. A questo punto per dimostrare il contrario, il ricordo non può andare in epoche ormai lontane al focoso Gian Carlo Pajetta o in tempi più recenti al libertario Marco Pannella, l’indimenticabile paladino dei diritti civili in chiave spesso utopistica. Ma ritorniamo alla Meloni ed ai suoi dibattiti parlamentari. Grinta e sicurezza di idee in fatto di principi non negoziabili, non le sono mai mancati. Ma ora emerge una componente nuova, una sicurezza del ruolo che in questi mesi di governo hanno alzato di diversi decibel il modo di esprimere le sue convinzioni. Sembra infatti che l’elemento giustificativo ad alzare i toni sia una politica fiacca che manchi di altri personaggi politici, capaci di usare toni altrettanto accesi, espressi con alti volumi di voce, atti a contrastare quelli del premier.  Forse tutto deriva dalla mesta abitudine di questi ultimi personaggi e mi riferisco al quasi santificato Draghi e prima ancora al concettuale e impacciato Monti, diventato, come sappiamo, premier al posto di Berlusconi, attraverso una operazione di Palazzo orchestrata dall’ex Presidente Napolitano. Dunque l’impressione è che la politica manchi oggi di veri uomini dalle idee forti e presentati con toni altisonanti. L’unico che potrebbe reggere il ruolo di naturale antagonista nel grigiore generale, potrebbe essere l senatore Matteo Renzi. Infatti quando parla colpisce spesso nel segno, causa una dialettica stringente anche se sibillina, se non avesse un difetto politicamente frenante e addirittura castrante: la sua scarsa credibilità e l’altrettanto scarso sostegno elettorale. Sembrava agli occhi o meglio alle orecchie dei progressisti di sinistra che potesse competere con la Meloni, utilizzando toni altisonanti, l’attuale segretaria del Pd, Elly Schlein, ma le recenti sconfitte elettorali hanno contribuito a relegarla in un ruolo scarsamente competitivo in merito all’uso di accenti tribunizi. Il motivo è che trasmette idee apparentemente di sinistra, ma senza la convinzione di essere veramente su questo versante politico. La sua origine benestante infatti tradisce un certo sospetto o meglio una incredulità presso chi invece lavora e fatica senza magari la sicurezza di raggiungere economicamente a fine mese. Inoltre, altra lacuna è costituita dalla sua origine svizzera e gli svizzeri non sono mai stati simpatici ai frontalieri che ogni giorno si riversano per lavoro nella terra dei conti correnti bancari e del cioccolato. In aggiunta non possiede un autentico pedigree culturale, maturato nelle tradizionale sedi, vere e proprie scuole di iniziazione e formazione religiosa del Pd e dunque l’impressione che la rappresenta è quella di essere un evento mediatico costruito a tavolino. Col fine surrettiziamente creato di contrastare una donna, la Meloni, che invece possiede tutte le caratteristiche culturali contrassegnati da tutti quei requisiti di formazione ed appartenenza politica, che per scomodare un termine psicologico, possiamo definire la sua vera biografia esistenziale. Compatibile quindi con una solida preparazione politica che della armocromia e cose del genere non se ne è mai curata, lasciano spazio aperto a colei definita da Crozza come qualcosa che gli ricorda come nome un elettrodomestico tedesco. Ritorniamo a bomba ed a quella da me chiamata Thatcher nostrana. In cui anche per lo stile della comunicazione, si cominciano a vedere alcuni risultati in chiave europea e italiana. Nel primo ambito internazionale, contrariamente alle previsioni, che la davano in pericolo di emarginazione rispetto alle decisioni maturate presso il parlamento europeo, la situazione si è decisamente capovolta a suo favore. Grazie ad oculate ed inaspettate visioni diplomatiche di cui per la verità non ne eravamo a conoscenza, ha intessuto buoni rapporti di amicizia con gran parte dei paesi europei. Compresa la Francia sempre affetta da spirito di superiorità verso il nostro paese, che in realtà dimostra il contrario. Vale a dire l’atavico complesso di inferiorità che l’Italia suscita per le sue doti di creatività artistica ed imprenditoriale presso inostri cugini transalpini abituati alla spocchia di considerarci parenti poveri.  Per di più, masticando invidia, soprattutto quando dimostriamo una rinascita intellettuale ed economica che in questo momento desta ammirazione, suscitando perfino incredulità. Dati alla mano, non è sbagliato allora dire che con la Meloni il nostro paese ha raggiunto una credibilità europea che, nonostante una scarsa condivisione in fatto di distribuzione europea dei migranti, si sta almeno esprimendo attraverso l’ottenimento a livello comunitario di un maggior contributo economico nei confronti delle migliaia di persone che arrivano sulle nostre coste. Non solo, ma la vicinanza ormai consolidata con paesi come Polonia, Ungheria e Spagna, potrebbero in previsione delle prossime elezioni politiche europee che si svolgeranno l’anno prossimo, cambiare le carte in tavola in merito agli equilibri politici esistenti. Con la possibilità di una vittoria del centro destra, in particolare del partito dei Conservatori e dei Riformisti europei di cui la Meloni è Presidente.  In questo caso, le varie politiche green sulle case e sui mezzi di trasporto, potrebbero subire delle frenate, al punto di ridimensionare le follie verdi in merito ad eventuali proposte di spesa per i contribuenti, preoccupati di dover pagare una patrimoniale per l’adeguamento degli immobili. Se tutto questo succede in Europa anche in Italia le cose stanno cambiando. Finalmente infatti dopo tanti equivoci, si è alzata una voce chiara e limpida riguardo alle droghe, sostenendo che fanno tutte male e quindi non possono essere per legge giustificate. Per cui anche per merito del nuovo codice della strada, in caso di incidenti, le pene vanno inasprite e se il guidatore è in preda ai fumi dell’alcol o peggio ancora alla dissociazione della droga, la sua patente verrà sospesa a vita. Ma ancora non è tutto. Dopo la condanna della gravidanza surrogata ratificata, sulla base delle norme giuridiche italiane, anche dalla Corte europea, si cominciano a mettere dei paletti in merito alla pratica dell’eutanasia. Come recentemente è successo per una donna spinta onde farla finita a recarsi in Svizzera, nei luoghi della bella morte, per l’interessamento del Presidente di Exit Italia. Attualmente condannato a tre anni e quattro mesi perché ritenuto responsabile di aver convinto questa paziente di essere affetta da una patologia che invece non è stata riconosciuta irreversibile. In chiave più strettamente di strategia internazionale, anche la via della seta è stata rivista dalla Meloni.  Il che vuol dire accordi con la Cina, ma senza atteggiamenti di sudditanza riguardo ad es. al problema dei porti italiani che invece di essere acquisiti dal dragone, devono prima soddisfare gli interessi nazionali.  Altre novità riguardano la riforma che prevede un esonero contributivo dal 3 al 7% per i redditi annui fino a 25 mila euro, mentre per i redditi   fino a 35 mila euro la riduzione entrerà in vigore solo al 31 dicembre 2023 con la speranza di trovare nuove coperture. Infine e finalmente la riforma del reddito di cittadinanza che dal 1 gennaio 2024 uscirà di scena, sostituito dal decreto lavoro con taglio del cuneo fiscale e nuove regole per i contratti a termine.  Da ultimo è previsto l’assegno di inclusione per nuclei familiari con almeno un disabile o un minore o un over 60 anni. Mentre la nuova legge prevede buste paga un po' più pesanti dal primo luglio di quest’anno per i lavoratori dipendenti pubblici e privati. Intanto si aspetta la nuova legge di Bilancio.  E come questa sarà, lo vedremo. In chiusura cosa dire allora della Thatcher italiana di cui stiamo facendo quasi un panegirico? Ammettere che qualcosa stia cambiando. In meglio, forse non è solo una speranza.  Intendiamoci è presto per elevare un peana all’attuale Presidente del Consiglio. Infatti la politica non è mai interamente decifrabile e non dipende da un uomo o nel caso specifico da una donna sola al comando. Infatti vanno considerati nel computo degli eventi possibili quei poteri spesso occulti sempre più legati ai centri sovranazionali della Finanza, quindi agli interessi globali dei mercati e delle industrie, siano alimentari, sanitarie o tecnologiche. Tuttavia, come dicevo, la speranza che attuale guida della Meloni rappresenti un elemento di consolazione, è tutt’altro che morta. Il perché?  Basta osservare il livello di popolarità raggiunto dal nostro paese, che forse non ha uguale sia a livello europeo che per il nostro tradizionale alleato Usa. Che allora Giorgia continui pure ad alzare la voce. Diventare anche nei toni verbali la Thatcher italiana non è cosa da poco.

La Thatcher italiana

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