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Venerdì, 26 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Liberi di non essere liberi

Convengo che il titolo è un po’ confuso. Forse anche poco comprensibile. Ma che monta? Lasciatemi spiegare e poi vediamo se qualcosa di  chiaro viene fuori. E arriviamo subito al dunque: la tecnologia. Abbiamo costruito una realtà che non può fare a meno della scienza, intesa nel senso di tutto quanto di comodo, efficiente e appagante esiste, e che riguarda la sua  applicazione nella nostra vita quotidiana. In sostanza non possiamo fare a meno di questo supporto tecnologico. Contestato spesso a parole, dagli ecologisti, Papa incluso, ma nei fatti vincente. E non è finita. La tecnologia infatti non  solo cambia la vita dell’uomo, ma integrandosi nei suoi modi di fare, lo trasforma anche nel suo modo di essere. E’ questa la nuova condizione umana, che diventa altra da sé. Il che equivale a  trasformarsi in una strana cosa, in  cui la componente antropologica rischia di annullarsi in un complesso  strutturale diverso. Non più legato al passato e alle sue dinamiche umorali e caratteriali, ma proiettato in un futuro fatto di conquiste scientifiche senza anima. E sempre più incombenti ed indispensabili al punto da trasformare la nostra natura, in una sofisticata organizzazione tecnologica che, come detto, umanizzandosi, si fa uomo. In questo senso, cambiano allora i comportamenti e i punti di riferimento della comune appartenenza sociale, che diventano altri. Perché altri sono i sentimenti, le aspirazioni, le ambizioni, e altro  il significato che bisogna dare alla stessa esistenza. E’ di questi giorni infatti che dall’unione in laboratorio di alcuni cloni di cellule staminali, si è prodotto attraverso il processo di morula e poi di blastula, nomi questi che ancora resistono all’invadenza tecnologica, un nuovo essere. Un topolino che non è quello di Walt Disney, ma un essere vivente che pone nuovi interrogativi sulle future nascite. Non più legate ad incontri fra due gameti, per quanto tecnologicamente programmati attraverso un utero affittato, evento questo oggi di moda, ma addirittura ottenuto con  una semplice  inseminazione di cellule, eseguita in laboratorio che non abbisogna di altro. E men che meno di un uomo e una donna che si prestino a donare qualcosa di sé.

Dunque a questo punto siamo arrivati, che alla tecnologia del vivere, senza la tradizionale componente umana, rischiamo di doverci inchinare. L’esito è il  dover rinunciare a qualcosa di noi stessi. E vengo allora al punto: la libertà. Una conquista questa che l’uomo si è guadagnato non solo col sudore della fronte, ma con abbondanti perdite di sangue sui campi di battaglia e  conseguentemente molte perdite di vite. Mi riferisco alle guerre che hanno insanguinato il mondo e che tuttora esistono, in alcune sue parti, al fine di  far guadagnare all’uomo, la sua più importante conquista esistenziale: diventare libero fra uomini liberi. Onde rispondere di questa libertà alle leggi e soprattutto alla propria coscienza. Ebbene mentre certe civiltà meno evolute, ancora sono in lotta per realizzare questa aspirazione umana, tanto importante da sconfinare, per la sua piena realizzazione, nell’utopia, altri paesi come quelli occidentali questa libertà l’hanno ormai raggiunta. Anche se alle guerre cruenti, si sono sovrapposte quelle incruente, legate ai vari egoismi della lotta politica e di potere in genere, che non  consentono mai di dichiarare la libertà un fatto definitivamente e completamente stabile nel tempo, specie  nei suoi infiniti risvolti, individuali e sociali. Facciamo comunque finta che almeno dalle nostre parti, la libertà sia ormai un fatto raggiunto, e non sottilizziamo sulle sue ancora non complete realizzazioni, perché d’ altro dobbiamo  parlare. Infatti se non più nemici in armi, un nuovo nemico si è presentato alle nostre porte. Anzi per la verità, grazie alla tecnologia che ormai funziona da passe par-tout, questo nuovo indesiderato ospite, non ha avuto  nemmeno bisogno di farsi aprire le porte di casa per entrare , ma si è subito piazzato all’interno delle nostre abitazioni. E nello stesso tempo, è diventato elemento indispensabile del nostro nuovo modo di essere, come prima dicevo, dato che non possiamo fare a meno di quello che è diventato il più fedele compagno di vita, lo smartphone,   che ci portiamo addietro con la soddisfazione di  veder  allargare il nostro  orizzonte conoscitivo. Fino a comprendere nel nostro raggio d’azione  comunicazionale, sia la realtà che vediamo sia quella che non vediamo. Una impressione questa che ci dà la sensazione di aver raggiunto una libertà totale che supera ogni confine. Impressione. La quale comprende anche quelli che tuttora, hanno il confine delimitato dal filo spinato, in senso non solo metaforico, per impedire alle gente di attraversare il limite,  senza dover dichiarare a qualcuno il perché e il come.

Ebbene questa conquista della libertà che ci sembrava fino a ieri dover riconoscere il proprio debito alla tecnologia, oggi diventa il nostro incubo, cui non sappiamo come difenderci. Da poco infatti ci è giunta la notizia cui fino a due anni fa (perché della cosa qualche buontempone ne aveva già parlato) nessuno credeva, tanto da confinarla in una fantasticheria al limite dell’assurdo, e che  oggi è diventata realtà. Un messaggio quindi, fino a ieri, da fantascienza cui si dedicano i cultori di questa materia, abituati per vocazione immaginaria a proiettare le cose  in un mondo inesistente o se esistente proiettato in un lontano futuro che nessuno di noi sarà in grado di vedere, ma  che diventa oggi, non una semplice notizia, ma la notizia. Con tutto il suo carico di preoccupazioni e timori. E vengo allora alla questione che ci riguarda. La libertà conquistata attraverso lotte di popoli di cui conserviamo ancora le cicatrici, ultimamente  ha visto la stessa tecnologia prendere il sopravvento sulle questioni umane. Dandoci la prova di quanto siamo fragili e forse anche di quanto siamo stati ingenui a fidarci completamente di un mezzo che non conosce i sentimenti e i limiti della condizione umana. Perché di sentimenti, la tecnologia, ne è priva, mentre per quanto riguarda i limiti, questi non esistono perché rapidamente  e continuamente, sempre in fase di superamento. Essa infatti, (la tecnologia) viaggia su altri binari, in quanto, nel suo dna, non esiste amicizia o inimicizia, non riconoscenza o contestazione, ma solo sete di dominio, non si sa fino a che punto consapevole. Per ora uno strumento in mano  all’uomo (ma fino a quando?) in attesa di prendere  essa stessa il governo di quello che l’uomo   progetta di fare, nell’illusione di sentirsi libero.

Cosicché, e la cosa  ce la ricorda, in queste ore  WikiLeaks, noi da eterni  illusi,  ora diventeremo anche eterni  spiati dalla macchina infernale, cui consegniamo senza perdere una stilla di sudore o sangue, la nostra libertà. Vera o presunta che sia. Questo riguarda  il salotto di casa, quando guardiamo l’elettrodomestico che  ci invia  immagini  e  notizie più o meno piacevoli, e che oggi ci offre una nuova possibilità, molto meno piacevole. Di trasmettere attraverso un ribaltamento di funzioni e di onde direzionali, le nostre immagini e le nostre conversazioni a qualcuno a distanza interessato a considerare obsoleta ogni nostra intimità. E la stessa cosa riguarda  il nostro smartphone che ci portiamo in giro con l’aria soddisfatta di  illuderci di  potere ampliare, tempo e spazio secondo i nostri desideri.   Illusione, è vero, e mai  termine sembra così azzeccato. Perché, ora sappiamo, che un grande fratello ci sta spiando, attraverso la nostra tv. ed il nostro cellulare,  e nessuno può sfuggire a questa nuova  prigionia di una libertà che rischia di diventare o illusione o   ricordo. Per ora queste capacità di possedere il controllo del mondo, sembrano riservate alla Cia, ma  presto le cose si allargheranno ad altri paesi e ad altri sistemi di spionaggio. Che grazie alla tecnologia non hanno più bisogno dell’uomo messaggero, l’hermes di classica memoria, ma solo di un semplice contatto tecnologico. L’esito è che grazie a questo risultato non esistono più segreti individuali e nemmeno momenti privati. Il privato ed il pubblico diventano una cosa sola, con ripercussioni a livello mondiale per quanto riguarda i rapporti non solo fra gli uomini, ma fra le potenze economiche e militari. In particolare per quanto riguarda l’intelligenza umana, questa perde tutta la sua importanza, un tempo considerata prerogativa dei geni. Perché oggi  ridotta ad elemento opzionale privo di un corrispettivo valore, causa il possibile furto tecnologico è in grado di passare  dal legittimo proprietario  ad altri indipendentemente dalla materia grigia che posseggono. Ma in senso più esteso cambieranno gli equilibri mondiali in fatto di armi cibernetiche. Al punto che stando così le cose, diventerà facile perdere il controllo del proprio ciber arsenale e  delle proprie ciber armi. Insomma tutto ci fa credere che siamo alla soglia di una rivoluzione tecnologica che oggi ci fa vedere solo la punta dell’iceberg. Quando avremo modo di vederlo tutto, questo iceberg, allora potremmo dire che la tecnologia ha vinto. E l’uomo? Che importa. Non ci sarà più, almeno secondo la nostra visione di essere umano. E  così la libertà.

Liberi di non essere liberi

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