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Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Sì ora è ufficiale: il Diavolo esiste

Un problema quello del diavolo che da oltre duemila anni( dal tempo di Cristo) ma a pensarci bene dal tempo del vecchio testamento con la sua Geenna, e ancora più indietro, dal tempo della creazione con il serpente che tenta Eva, ha accompagnato nel bene e nel male, anzi solo nel male, i destini dell’umanità. Una presenza quella del demonio che nessuno fino alla comparsa dell’illuminismo e poi del positivismo metteva in dubbio. E  se ci sono stati residui   dubbi, questi sono svaniti, da qualche decennio a questa parte, con il nichilismo scientifico secondo il quale non ci sono più certezze né verità. Solo impressioni fallaci o sopravvivenze di retaggi storici e culturali da rifiutare in omaggio alla nuova verità rappresentata dalla scienza. Se tutto ciò riguarda il panorama laico, anche la teologia e la fede un po’ hanno risentito di questa posizione critica verso il soprannaturale,  nella figura non tanto del suo Re-Signore, un tempo chiamato anche Signore degli eserciti, ma del suo principe, quello delle tenebre. Insomma, come avrete intuito, sto parlando del diavolo che oggi si preferisce disconoscere, con tutto il suo stato maggiore di subalterni cornuti, col forcone in mano, sempre pronti ad infilzare i dannati in quel luogo chiamato inferno, dove non si sa bene se prevalga il fuoco eterno o il ghiaccio, pure eterno, che simbolicamente rappresenta l’assenza di ogni sentimento di amore e la negazione assoluta di ogni desiderio di bene, ibernato nel sottozero, dove il nulla si sostituisce alla vita. Sia pure quella dell’aldilà. Dunque in questo clima di sconsolante sfiducia verso la tradizione, in mancanza di un’idea chiara sugli aspetti che ci attendono dopo il nostro passaggio terreno, il diavolo è stata la figura più controversa. Quasi che in un clima di scetticismo e nello stesso tempo di buonismo pacifista, non si  osasse scomodare quella figura dotata di corna e coda,  che una volta  recuperata alla memoria, potesse mettere in dubbio la nostra attuale convinzione di essere stati creati per una vita comoda e ludica in terra e poi beneficante nell’altra vita. Senza tutti  i fastidi delle colpe e delle punizioni che se  si conciliano poco con la giustizia in terra, nemmeno  nella seconda vita  dovrebbero  darci troppi grattacapi. In fondo se c’è un Dio e di conseguenza anche un diavolo, che il primo sia in grado di dominare il secondo, rendendolo inoffensivo e  premi comunque, con la Sua misericordia, ogni uomo. Anche quello più dissoluto che si è macchiato delle colpi più gravi,  perché anche lui meritevole  di perdono. E quindi di essere  salvato dopo aver subito come  massima punizione, un periodo di riconciliante decantazione  o di pensoso isolamento. Ma, per carità, senza quei castighi infernali, tramandatici dalle immagini del Dorè nella Divina Commedia. Insomma se oggi tutto è fluido o liquido, come si dice, nella nostra società,  anche per quanto riguarda i problemi del dopo,  visto che tutto è incerto,  spetta alla Magistratura cui abbiamo affidato, da qualche tempo, l’unica idea di verità, risolvere  tutte le contraddizioni che appesantiscono la vita dell’uomo. Con tutte le risposte  sui misteri della vita e  anche quelle del dopo vita  incluse. E poiché, come si sa, dove c’è un vuoto, questo prima o poi viene occupato da qualcos’altro, anche la mancanza di una vera convinzione nelle cose eterne, devono trovare un tribunale   in grado di sancire su questa nostra terra, con assoluta precisione, anche le cose del cielo. E così finalmente sapere se il diavolo esiste. Mentre per quanto riguarda Dio, la questione sarà certamente rinviata ad una prossima sentenza. Limitiamoci allora a Belzebul, chiamato in tanti modi,  satana, demonio, l’angelo del male, il tentatore, l’angelo ribelle, l’anticristo , e poi con tanti nomi diversi: Asmodeo, Alfagor, Astaroth ed infiniti altri.  Una strana presenza , la sua, resa  celebre in tante opere d’arte,  che tanto per  citarne alcune, mi rimandano all’affresco della   cappella Bolognini in San Petronio a Bologna con l’immagine di Maometto all’inferno attorniato dai diavoli, e poi al Faust di Goethe e al Mefistofele di Boito. Ebbene recentemente al Palazzo di Giustizia di Milano nelle IX sezione civile, la Magistratura finalmente si è espressa con una sentenza che oggi possiamo definire storica: il diavolo esiste. E veniamo al fatto. Si dibatteva in quell’aula di giustizia, un problema di divorzio fra due coniugi. Che sarebbe bene chiamare, anche in omaggio alla nostra storia,  un problema di corna. Il marito esasperato non ne può più. Accusa la moglie di ogni stranezza comportamentale per lui incomprensibile e di ogni misfatto. I giudici ne prendono atto. Ma non sanno come interpretare la condotta della moglie , che non ha uguali in altri casi del genere. Troppo incomprensibili i gesti, troppo indecifrabili i comportamenti. Non sanno cosa dire e cosa fare. Interpellano nel buio dell’incomprensione i consulenti,  psichiatri ed  esorcisti. Ma la luce della comprensione non compare, cosicché anche questo del buio la dice lunga su come poi sarà la loro decisione finale, riguardo al vero colpevole.   Annaspano, dilazionano, vorrebbero sentire gli aruspici, si appellano alle vecchie storie del diritto, interrogano la dea ragione, non avendo trovato Cassandra, ma non trovano nulla.   Né analogie né conferme. Il buio rimane fitto. Alla fine una  decisione comunque deve essere  presa e così si giunge a sentenza. Eccola: la colpa non è della moglie, ma di qualcuno che si è sostituito alla sua capacità decisionale, alla sua volontà. Insomma chi?,  si chiede il marito, sempre più confuso prima dall’inspiegabile comportamento  della moglie e poi dall’altrettanto incomprensibile verdetto dei giudici.  Ed ancora, ossessivamente, chi è  il colpevole?  Il diavolo, la risposta,  e con questa motivazione: una  presenza  che si è insinuata con perfidia nella mente della donna impossessandola e rendendola non colpevole, ma vittima. Salomonico il verdetto. La casa della loro coabitazione spetta al marito, alla ex moglie i soldi. Infatti toccherà allo stesso marito,    nonostante le sue rimostranze, corrispondere ogni mese alla sua ex metà,  una determinata cifra per il mantenimento, diavolo o no consenziente. Ed ora la nostra conclusione con l’aggiunta di un ammonimento.  Perché considerato che questa sentenza è stata presa nel nome del popolo italiano,  nessuno fra il popolo osi mettere in dubbio la presenza del diavolo. E neppure voi pretini dell’ultima ora, che apparite tiepidi se non dubbiosi nei confronti delle pene eterne  e dell’inferno in particolare, con il suo padrone chiamato, con una vecchia denominazione, demonio.  Lo stesso riguardi il  povero marito che alla corna,  oltre che averle subite, deve ora accettarle per sentenza del tribunale, perché almeno si convinca che una verità esiste. E’ possibile che si appellerà al giudizio di secondo grado, ma prevedo che non ci sarà nulla da fare. Perché se gli daranno ragione il diavolo escogiterà un’altra delle sue  azioni malefiche per reagire da par suo alla nuova sentenza. E per lui saranno altri e peggiori guai.  Se gli daranno  torto avrà la definitiva conferma di quanto sia potente il principe delle tenebre nel suo proposito di  distruggere la famiglia, fondamento primo della società.  Chi vi scrive per ora sta alla finestra in attesa di una nuova sentenza della Magistratura. Che per analogia dopo aver sentenziato l’esistenza del  diavolo, la prossima volta ci dimostrerà che esiste anche Dio. Ma con una sentenza che sgombri il campo dalle incertezze e titubanze sia dei laici che di quei religiosi dubbiosi di cui parlavo. E così si stabilirà finalmente un principio che dove non arriva l’interpretazione ( distorta) del Vangelo arriva la Magistratura.  Intanto prendiamo atto che da oggi è vietato dubitare del diavolo.     

Sì ora è ufficiale: il Diavolo esiste

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