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Libertà di pensiero

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A cura di Carmelo Sciascia

Il mito e la festa del mandorlo in fiore

È un periodo cupo, quotidianamente veniamo turbati da tante preoccupazioni, dai mutamenti climatici ai conflitti, dall’inquinamento atmosferico al calo demografico. Proprio per questo abbiamo, oggi più di ieri, bisogno di speranze. Gli antichi riuscivano a spiegare tutto attraverso il ricorso ai miti. La mitologia greca è stata prodiga nel raccontarci e rappresentarci il mondo attraverso i miti, tant’è che ancora oggi ne abbiamo bisogno e ad essa ricorriamo per continuare a sperare. A sperare che ci siano le stagioni con il loro alternarsi regolare, di acqua e freddo in inverno e di caldo e sole in estate. E soprattutto sperare che  cessi qualsiasi conflitto (e di guerre in corso nel mondo  purtroppo ce ne sono ancora tante) sostituendo la guerra con una pace duratura. All’odio deve subentrare  l’amore.

In questo mese si è svolta ad Agrigento la sagra del mandorlo in fiore, un evento che riprende appunto un episodio mitologico, un mito carico di speranza. Omero  narra che Acamante figlio di Teseo, salpò con gli Achei per la guerra di Troia, fermatosi nella Tracia incontrò la bella principessa Fillide, tra i due scoccò un amore intenso e travolgente. Acamante continuò comunque il suo viaggio e partecipò all’assedio di Troia per tutti i dieci lunghissimi anni in cui si protrasse. La bella Fillide rimase ad aspettarlo finché, non vedendolo ritornare e credendolo oramai morto,  il dolore non l’uccise. La dea Atena impietositasi per la morte della giovane amante, intervenne trasformandola in un albero di mandorlo.

Acamante tornato reduce da Troia, saputo della morte dell’amata Fillade e della sua trasformazione in albero di mandorlo, corse ad abbracciarla. Fu così che l’albero si ricoprì di fiori bianchi. I fiori di mandorlo  hanno un colore  evanescente come certe nubi primaverili: un bianco screziato di un leggero rosato.

L’origine della festa viene collegata anche al mito di Proserpina (Persefone  o Kore). Proserpina era figlia di Cerere (Demetra), che rapita da Plutone (Ade, il dio greco dell’oltretomba), nelle pianure dell’ennese, venne portata negli inferi. La madre disperata si rivolse a Giove,  che mosso a compassione decise che Proserpina potesse trascorrere sei mesi con Plutone e sei mesi con la madre Cerere. Si spiegava così l’alternarsi delle stagioni.

Comunque, nell’uno come nell’altro caso, è il miracolo della vita che continua ciclicamente a ritornare, un miracolo che solo l’amore può rendere possibile. La natura si ripete ogni anno così come  la fioritura del mandorlo continuerà sempre ad anticipare la primavera.

A festeggiare quest’evento vengono, in questa città isolana che si affaccia sul Canale di Sicilia, gruppi folkloristici da tutto il mondo. Le rappresentanze di tanti paesi giungono con lo scopo di dimostrare come sia possibile stare insieme nel ricordo di un mito, di un amore, per festeggiare l’imminente primavera. Questo avviene ogni anno ad Agrigento, l’antica Akragas, una delle più floride città della Magna Grecia. Tanto ricca e florida dove si costruiva come se non si dovesse morire mai e ci si nutriva come se si dovesse morire l’indomani. (Abitudini, quella del costruire e dell’alimentarsi,  che in parte continuano a tutt’oggi).

La festa nasce in realtà in una cittadina della stessa provincia agrigentina, la nobile e barocca Naro, nel 1934 ad opera del nobile Alfonso Gaetani per promuovere i prodotti locali. Dopo qualche anno la manifestazione venne spostata nel capoluogo per diventare una festa gioiosa legata al Mito ed alla Primavera. Parallelamente, negli anni cinquanta, la Sagra del mandorlo in fiore viene affiancata dal Festival Internazionale del Folklore. Proseguendo in questa scia il Festival diventerà negli anni  l’emblema della fratellanza tra i popoli e si caricherà di un forte significato di pace.

Tantissimi gruppi hanno partecipato quest’anno alla settantacinquesima edizione, dopo ben quattro anni che non si era potuta svolgere. Ci sono stati gruppi dalle Americhe, dagli Stati Uniti al Messico, dal Perù a Panama fino al Cile; dall’Europa sono stati presenti i francesi, i romeni, gli ungheresi, i polacchi, i croati, i macedoni, i serbi, gli scozzesi, i lituani e e gli spagnoli; e poi ancora sono arrivati gruppi dalla Turchia, dal Kenya, dalla Thailandia, dal Giappone, dalla Corea,, dalla Malesia, dalla Georgia, dal Kirghizistan, dall’Uzbekistan, da varie regioni italiane e da tante città isolane.

Suggestiva la serata dedicata alla sfilata notturna, con le fiaccole accese si illumina il percorso lungo le vie della città. Particolarmente emozionante l’esibizione finale sul palco nella valle dei templi davanti alle maestose colonne doriche del tempio della Concordia. Una settimana di balli e di canti che hanno accomunato nazioni e popoli in nome della pace e dell’amore. Quest’anno la vittoria è andata al gruppo Navruz dell’Uzbekistan, scelto da una giuria internazionale. Al gruppo è stato assegnato il tempio d’oro, una riproduzione del tempio di Castore e Polluce, simbolo del Parco Archeologico.

Il sole ha  illuminato e scaldato le sfilate, i volti ed i vistosi costumi, dei gruppi. Una fiumana di gente ha invaso la città. Le cinquemila persone ammesse nel Parco hanno applaudito le esibizioni, ma soprattutto hanno sperato all’unanimità che la pace tanto attesa possa prendere il definitivo sopravvento in questo momento storico così precario e difficile. La simbologia del mandorlo in fiore, il primo albero che fiorisce in primavera è una dimostrazione tangibile per non smettere mai di credere in un futuro di pace e di rinascita. 

Il mito e la festa del mandorlo in fiore

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