rotate-mobile
Libri piacentini

Libri piacentini

A cura di Renato Passerini

"Non c'è più la Sicilia di una volta"

La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri di autori piacentini, per nascita o per adozione e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale

"Non c'è più la Sicilia di una volta"

Autore Gaetano Savatteri

Editore: Laterza

Collana: I Robinson. Letture

Anno edizione: 2017

Pagine: 261 p. , Brossura

EAN: 9788858126738

Prezzo euro 16

L’AUTORE. Nato a Milano da genitori originari di Racalmuto, a dodici anni torna con la famiglia in Sicilia. Nel 1980, insieme con altri giovani ragazzi apre il periodico Malgrado Tutto, che potrà vantare la pubblicazione di alcuni articoli di Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri, Giuseppe Bonaviri e Matteo Collura.

Dopo aver conseguito la maturità presso il Liceo Classico Empedocle di Agrigento, Savatteri comincia a lavorare al Giornale di Sicilia, per poi trasferirsi a Roma prima come inviato de L'Indipendente e, in seguito, come giornalista del Tg5.

Autore della prefazione di questo suo nuovo libro, è Carmelo Sciascia, che nel testo accenna a La croce di Lampedusa, che dal 25 febbraio al 1 marzo, è stata a Piacenza esposta alla Galleria Alberoni di Piacenza.

LA RECENSIONE DI CARMELO SCIASCIA

In Sicilia, cambia nel corso del tempo qualcosa, o tutto rimane immobile ed immutabile? E se tutto cambia, gattopardianamentecambia al fine di non cambiar nulla? Ecco questa la domanda che ci si dovrebbe porre per affrontare con il giusto spirito l’ultimo libro di Gaetano Savatteri: “Non c’è più la Sicilia di una volta” fresco di stampa, edito da Laterza.

L’introduzione è una  affermazione  provocatoria: “Non ne posso più di Verga, di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa, di Sciascia, di Guttuso”. E prosegue con i “non ne posso più…” di tutto ciò  che ci mostra una Sicilia stereotipata, costretta a restare legata a canoni oramai datati. A seguire, ben vengano, le date di morte dei sopramenzionati autori. Ogni autore ha cercato (ed è riuscito)  ad interpretare il suo tempo, la contemporaneità storica del suo tempo, questo il loro merito, ma adesso abbiamo bisogno, dice l’Autore, di una bussola nuova, una nuova cassetta degli attrezzi, che ci sappia orientare in una realtà diversa, dinamica, una realtà in cui quasi tutto è cambiato e continua ad essere in movimento. Ed allora non ci rimane altro da fare che raccontarla questa nuova realtà isolana. Questo il compito che Savatteri si è dato con questo libro. Il raccontare la quotidianità della sua generazione, la generazione nata negli anni sessanta. Una generazione che in piena maturità ha visto il successo letterario di autori che vanno da Dacia Maraini (1990 il premio Campiello: La lunga vita di Marianna Ucria) ad Andrea Camilleri ancora in piena produzione col suo “esperanto siculo”.  Il 1992 diventa una data intorno cui far ruotare tutti gli accadimenti storico-letterari. La Cassazione, a gennaio di quell’anno, confermava la sentenza del maxiprocessso a Cosa Nostra; convalidava quindi il lavoro che era stato svolto dal pool di Antonino Caponnetto. Riassumendo, quell’anno: a marzo a Mondello viene ucciso Salvo Lima eurodeputato andreottiano; a maggio Falcone, la moglie e la scorta; a  luglio Borsellino e la scorta; settembre omicidio Ignazio Salvo, ex esattore legato a Lima ed Andreotti. Fatti che Pif ci sa raccontare bene fuori da qualsiasi retorica, con gli occhi del ragazzino Arturo in “La mafia uccide solo d’estate”. È questa la Sicilia contemporanea di Savatteri, che da giornalista sa vedere e descrivere bene i fatti di cronaca, mentre da scrittore ne sa cogliere i legami con tutta la molteplice realtà che le sta attorno. Città come Palermo e Catania rivivono con i loro personaggi e le loro storie. La dicotomia nominalista sull’arancino di riso, diventa una “vexata quaestio”, (si dice arancine al femminile, di forma rotonda, come a Palermo, o arancini al maschile, piramidali a punta, come a Catania?). Altra questione riguarda l’essere ed il sentirsi siciliani o essere e sentirsi antisiciliani. La querelle prende spunto dalla frase, pronunciata all’Università di Palermo nel 2015, da Roberto Vecchioni: “La Sicilia è un’isola di merda”. Già Giorgio Bocca nel 1992 aveva sostenuto che il Sud era l’inferno! Molti siciliani hanno sostenuto la veridicità di questa tesi come la scrittrice Sandra Rizza sul sito Articolo Tre o il Mughini di “Aborro!”. Altri l’hanno criticata e negata. “Parafrasando Umberto Eco, la Sicilia è ancora il luogo degli apocalittici e degli integrati”.  

La verità: c’è chi vive nell’isola convinto sia il migliore dei mondi possibili e chi invece è convinto di stare proprio all’inferno. Il dialogo di Ficarra e Picone nello spettacolo “Diciamoci la verità” del 2003 rende palese questa contrapposizione di giudizio. Le leggi della Logica (esclusione degli opposti) cedono il posto ad una verità in cui, giudizi opposti risultano entrambi veri. (Ficarra, cinico, furbo, spregiudicato: Io sono fiero di essere siciliano…. Picone, sentimentale, tonto, cauto: Io mi vergogno di essere siciliano…). 

Il mare che circonda l’isola, ha il color del vino, questo il titolo di un libro che suggerì Buttitta a Leonardo Sciascia (almeno così mi disse, in anni oramai remoti, il poeta nella sua casa ad Aspra), rende bene il senso di stordimento che dà, come il vino, l’azzurro mare di Sicilia. Ed il vino, quello buono, inizia la sua ascesa proprio nel 1992, quando il già conosciuto vitigno detto “calabrese” prenderà il nome di Nero d’Avola.

Ed a proposito di mare, non si può non parlare dell’ultimo lembo di Sicilia e quindi d’Italia, l’isola di Lampedusa. È in questi giorni, dal 25 febbraio al 1 marzo, a Piacenza esposta alla Galleria Alberoni, La croce di Lampedusa, una croce costruita con il legno delle barche dei profughi che si sono arenate nelle coste dell’isola. Questa croce che viaggerà per tutta Italia e l’Europa, è stata

 benedetta da Papa Francesco ed è una testimonianza tangibile della tragedia delle traversate del Mare Nostrum. Nel febbraio del 2015, il film Fuocoammare veniva premiato con l’Orso d’oro a Berlino. “Penso – diceva il regista Gianfranco Rosi nel ricevere il premio - a tutti quelli che hanno attraversato il mare per arrivare a Lampedusa e a quelli che non ce l’hanno fatta”.

Un altro paradosso: la Sicilia terra d’emigrazione è finita per diventare terra d’immigrazione e d’accoglienza.

Il Savatteri comunque a fine libro sarà costretto a fare outing: “Confesso. Ho esordio con una bugia” riconoscendo l’impossibilità di fare a meno di autori quali Verga, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Sciascia, Guttuso e tanti altri per poter capire la Sicilia contemporanea. Alla domanda perché nella provincia più povera d’Italia, quella di Agrigento, ci siano scrittori di talento, Camilleri rispondeva: “Perché scrivere non costa niente”. Risposta pirandelliana o boutade?

La verità è che lo scrivere è comunque un atto di speranza, come ci ha ricordato Leonardo Sciascia, e con parole di speranza, desiderio di libertà e di giustizia, il nostro Gaetano, consegna l’opera a futura memoria. Francamente, forse perché ho esperienze diverse o qualche anno in più, avrei chiosato, parafrasando paro paro: “Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di una Sicilia che amo, e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione”. Sperando sempre di essere smentito!


 

"Non c'è più la Sicilia di una volta"

IlPiacenza è in caricamento