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Esse come sicurezza

Esse come sicurezza

A cura di Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) di Piacenza

Una riforma che unisca i servizi di polizia a livello nazionale per una sicurezza civile

Dovremo a tutti i costi, nei prossimi mesi, far venir fuori un concetto per cui la sicurezza non è solo un'esigenza per la collettività, ma un'opportunità di cambiamento per quelle forze di polizia che aspirano ad operare in un quadro di miglioramento, modernizzazione, e democratizzazione, di maggiore giustizia ed equità per ogni individuo di questo Paese, a maggior ragione per i più deboli ed i meno attrezzati, tra cui sempre più spesso vi sono anche i poliziotti

Dopo le vacanze estive che ci ha visti impegnati a denunciare pubblicamente situazioni imbarazzanti che stanno sempre più inficiando il nostro lavoro, il Siap Piacentino, il Siap Regionale Emilia Romagna, insieme a tutti i Segretari dell’Emilia Romagna, si riunirà il 6 settembre a Bologna  per prepararsi ad affrontare nuove battaglie per il bene dei colleghi e di conseguenza  per il bene dei cittadini, primi destinatari del nostro servizio.

Anche in questa occasione, come sempre quando esercito la libertà di critica e denuncia pubblica, ritengo giusto ricordare chi prima di noi ci ha permesso di stare qua oggi e dibattere liberamente, di essere nel pieno della democrazia. Pertanto, un grazie va a quei colleghi che hanno sacrificato la loro serenità per la nostra libertà, così come, ben 150 anni fa, altri Italiani hanno lottato per l’unità di Italia, perché in uno spazio geografico si potesse cominciare a parlare di diritti e libertà individuali. Lotte che noi non dobbiamo mai dimenticare, così come va ricordato che cosa è oggi il Siap, cosa è diventato.

Il Siap ha avuto la lungimiranza di comprendere che un sindacato come il nostro  non poteva e non doveva chiudersi alla sola rappresentatività del ruolo agenti assistenti riuscendo, addirittura, a diventare un sindacato di base che rappresenta fortemente i funzionari di Polizia senza aver minimamente perso la propria identità di sindacato di base che lotta per la base. Un sindacato, il nostro, che si può oggi definire il vero sindacato dei poliziotti e delle poliziotte.

Un sindacato, il nostro, che ha percorso migliaia e migliaia di chilometri con molte difficoltà, ma che è sempre rimasto, grazie al confronto e al dialogo, compatto e sinergico. Un sindacato il nostro, di ispirazione confederale che ha saputo confrontarsi con le altre realtà lavorative, con la politica, con le associazioni e con la società civile.

Un sindacato che ha messo al centro della sue agenda temi scottanti e difficili ma capaci di unire, nel dibattito, le intelligenze migliori del paese: quello della lotta contro la Mafia e alle varie consorterie criminali, quello della lotta al traffico di sostanze stupefacenti, quello della pedofilia, quello dello stalking, quello della sicurezza stradale e quello di quale modello di sicurezza civile e di ordine pubblico per l’Italia.

Un sindacato che oggi, mentre si parla di sindacato europeo, a mio parere, deve cominciare a definirsi, non solo provocatoriamente sindacato universale, perché il nostro impegno è universale e va dalla lotta per i diritti dei lavoratori al confronto con il mondo del lavoro, dell’istruzione, della politica. Un sindacato  che molto si è impegnato con grande determinazione per cercare di porre rimedio alle pessime scelte governative senza sconti per nessuno sia di destra che di sinistra: insomma un sindacato che dialoga con la politica ma che non si schiera. 

Nel fare tutto questo dobbiamo avere la capacità di gettare il cuore oltre l’ostacolo e proporre, mi verrebbe da dire imporre, ad una classe politica nel complesso inadeguata e incapace poiché cooptata dalle liste bloccate, le riforma necessarie al sistema sicurezza. Dobbiamo, contro le tentazioni di restaurazione dei pochi mostri capaci di tutto che pure vi sono a destra come a sinistra, avere la capacità di comprendere che il miglior modo di difendere il nostro ordinamento civile e democratico è quello di rilanciare e prospettare una riforma che unisca i servizi di polizia a livello nazionale – per una sicurezza interna civile e in linea con la L. 121  - che abbatta sprechi e duplicazioni anche rinunciando ad egoismi e particolarismi.

Ma in tutto questo, lo sappiamo, la strada è ancora in salita, e sono convinto che noi ci saremo. Ci saremo e dobbiamo esserci. Non smetteremo, sono sicuro, di rimanere dentro le varie problematiche che quotidianamente si creano nei luoghi di lavoro a causa di una pessima gestione del personale e di mancate riforme che sono sempre più necessarie.

Grazie alle cosiddette esigenze di servizio, con le quali pare tutto si possa giustificare, al poliziotto si chiedono sacrifici ed orari assurdi che incidono negativamente sulla propria vita personale; si chiede di essere caldo e accogliente ma anche duro e affilato, si chiede di essere testimone dell'omicidio di un bambino, alla morte di giovani ragazzi dentro lamiere che poco prima formavano un’auto, si chiede - in sostanza - di esporsi alle sofferenze umane, depravazione e brutture dell'umanità, e ci si aspetta che non sia psicologicamente influenzato. Si chiede di percorrere le montagne russe di un lavoro pieno di situazioni di emergenza, di rispettare orari di lavoro irregolari e di sopportare, soprattutto, l’incapacità gestionale di taluni capi ufficio che andrebbero sottoposti a controlli e verifiche prima ancora che gli siano affidate certe responsabilità, in quanto si è dimostrato che l’amministrazione, anche quando sbaglia ad affidare essere umani ad un solo uomo, non ha la capacità e l’onestà di fare marcia indietro tempestivamente.

Si chiede di svolgere un’indispensabile opera sopportando le preoccupazioni per malattie, che potenzialmente possono essere contratte per motivi di servizio, e l’incertezza economica dovuta a pessime scelte governative - che tra l’altro ingenerano negatività - che vanno inevitabilmente a discapito della collettività, oltre del lavoratore stesso. Ecco perché bisognerà prestare maggiore sensibilità a questo concentrato di “fattori stressanti” e di “incidenti critici”  che accompagnano tutto il corso della vita professionale di un operatore di polizia.

Per poter affrontare i nuovi compiti di sicurezza pubblica, a mio parere, uno dei principali punti da riformare, oltre a valutare attentamente il rischio stress nei luoghi di lavoro (così come il Siap di Piacenza ha sempre sostenuto ed ottenuto con circolari dipartimentali che danno ragione alle nostre lagnanze già dal 2003) è il regolamento di disciplina – supportato da quello di servizio -  sin troppo usato con leggerezza nei confronti dei lavoratori.

Il vecchio regolamento di servizio e il d.p.r. n. 737/1981 sono l'espressione di un sistema accusatorio che permette abusi e sperequazione che a volte si trasforma in drammi per famiglie intere. Necessità di rivedere un regolamento di disciplina pieno di sanzioni in bianco, prevedere una definizione adeguata e certa nei tempi e procedure, precisare concetti di recidiva, attenuante e aggravante, rivedere l’iter di formazione del fascicolo istruttorio, stabilendo termini perentori e modalità certe, prevedere che non sia la stessa amministrazione che promuove l'azione disciplinare a valutare la sanzione da applicare o proporre.

Del resto, come ben noto a molti di noi, a volte, la decisione disciplinare la prende personalmente chi ha rilevato l’infrazione in un sistema interno dove si punisce ancora per un atteggiamento irriguardoso! Mi sono sempre chiesto, cosa vuol dire, visto che gli atteggiamenti umilianti, di solito, provengono sempre dall’alto.   

Insomma, dovremo a tutti i costi, nei prossimi mesi, far venir fuori un concetto per cui la sicurezza non è solo un’esigenza per la collettività, ma un’opportunità di cambiamento per quelle forze di polizia che aspirano ad operare in un quadro di miglioramento, modernizzazione, e democratizzazione, di maggiore giustizia ed equità per ogni individuo di questo paese, a maggior ragione per i più deboli ed i meno attrezzati, tra cui sempre più spesso vi sono anche i poliziotti.

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Una riforma che unisca i servizi di polizia a livello nazionale per una sicurezza civile

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