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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico / Piazza dei Cavalli

«La certezza del passato ci farà uscire da questo momento buio»

Celebrato solennemente il 67esimo anniversario del 25 aprile. Il sindaco Roberto Reggi ha letto il suo ultimo discorso ufficiale in qualità di primo cittadino sottolineando i valori di libertà, democrazia e impegno civile

«Ricordare il 25 aprile del '45 è un modo per rinnovare quei sentimenti di rinascita, di speranza e di vitalità nuova che allora presero corpo e che costituiscono anche oggi un esempio indelebile per tutti noi che abbiamo il compito di portare avanti i valori di libertà, di democrazia e di impegno civile».Ha iniziato così il suo discorso ufficiale il sindaco Roberto Reggi in occasione della celebrazione del 67esimo anniversario della Liberazione. La cerimonia, iniziata con il corteo partito come sempre da barriera Genova, si è conclusa come da tradizione in piazza Cavalli con i discorsi ufficiali.

«E’ ultima volta che mi trovo su questo palco come sindaco di Piacenza per celebrare la Festa della Liberazione ed è forse l'occasione più difficile» ha detto il  sindaco uscente. Che poi ha proseguito: «Noi che come amministratori e politici abbiamo il dovere di interpretare la complessità di questi anni segnati dalla crisi e dalle difficoltà, in cui le incognite, i problemi che ci si pongono dinanzi e ci incalzano, richiedono un nuovo senso di responsabilità, una rinnovata capacità di coesione, nel libero confronto delle posizioni e delle idee, e insieme nella ricerca di ogni possibile terreno di convergenza per far fronte a una crisi che non ha precedenti nella storia repubblicana».

Poi ha ripreso: «Per vent’anni abbiamo vissuto sotto l’ala di un turbine: globalizzazione economica e trasformazione politica. Due metamorfosi insieme: post-industriale e post-democristiana. L’Italia di oggi ci restituisce per mille segni l’immagine di un Paese provato, che perde colpi di continuo. E soprattutto con un motore politico incapace di autentica innovazione, che  alla fine non sembra concepire altra missione tranne la pura conservazione di se stesso e del ceto che lo controlla. Ma altre volte siamo stati capaci di riagguantare all’ultimo istante il filo della nostra storia. La posta in gioco è troppo importante per rassegnarsi».

«Ecco allora cosa dobbiamo e cosa possiamo fare – ha sottolineato il sindaco - riagguantare il filo della memoria, farlo nostro per uscire da una condizione di precarietà politica ed economica che non ha eguali.  Quel filo si chiama consapevolezza, ma anche certezza del nostro passato, di una storia che viene da lontano, da quei giorni di lotta e di battaglia che hanno prodotto la nostra Carta Costituzionale, una Carta nella quale contano, non solo i principi, i diritti e i doveri, ma le istituzioni che costituiscono, nell’essenziale, pilastri insostituibili dello Stato di diritto e della democrazia repubblicana: il Parlamento, mai così svilito, in cui si esprime la sovranità popolare; le Regioni e gli enti locali, i Comuni, i nostri amati Comuni da cui deve partire la ricostruzione morale e civile del Paese; la magistratura come ordine autonomo e indipendente».

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