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Cronaca

Grilli fa causa al Comune: «Discriminatorio il mio spostamento»

Il funzionario della polizia municipale, Carla Maria Grilli, era stato spostato all'Ambiente dopo la condanna per falso. Nella mattinata del 9 giugno la prima udienza dal giudice del lavoro

«Quello spostamento è discriminatorio e demansionatorio». Queste, in sintesi, le motivazioni con le quali Carla Maria Grilli, funzionario della polizia municipale, ha avviato una causa di lavoro contro il Comune. Nella mattinata del 9 giugno si è svolta la prima udienza davanti al giudice del lavoro Elisabetta Arrigoni. Grilli, nel luglio del 2012, era stata condannata per alcuni episodi di falso a 3 anni e sei mesi, oltre all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Nell’attesa della sentenza di appello, Grilli era stata spostata dalla polizia municipale, dove era commissario capo, al settore Ambiente.

Un trasferimento che, però, non è stato accettato dalla donna la quale ha deciso di ricorrere al giudice del lavoro con l’avvocato Giovanni Barbieri. Oltre al ripristino del proprio incarico, Grilli ha chiesto un risarcimento danni di 50mila euro.

Nel luglio del 2012 si era concluso il processo a carico del funzionario. Oltre alla condanna, Grilli aveva riportato anche tre assoluzioni. la vicenda ruotava intorno ai ricorsi riguardanti multe, permessi per la Ztl e pass per invalidi.

Grilli, secondo le accuse di falso, avrebbe favorito alcuni amici davanti al Giudice di pace. La procura aveva sostenuto che, nei ricorsi al Comune, il funzionario scriveva che un ricorso era inammissibile, mentre in quello al Giudice di pace sosteneva l’ammissibilità. Atti che sono stati compiuti tra il 2003 e il 2005.

L’indagine era partita dopo il caso dell’autista dell’ex sindaco Reggi. L’autista venne condannato perché aveva un pass per la Ztl, ma poi vi aveva inserito targhe di altri veicoli appartenenti ad amici. Le tante multe collezionate avevano poi portato tutto a galla, facendo scattare un’inchiesta. Il pm Antonio Colonna aveva insistito molto sul concetto di falso, che ha indotto in errore anche i giudici di pace che si fidavano di lei.

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