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Cronaca Via Roma

Ordinanza sugli alcolici, tre bar di quartiere Roma chiusi per due settimane

La polizia municipale ha applicato la sanzione a due bar di via Roma e uno di via Pozzo. Dosi: avanti con interventi di contenimento e repressione dei fenomeni di illegalità, politiche sociali e di riqualificazione urbana mirate alla prevenzione

Sono stati posti i sigilli dalla Polizia Municipale (con immediata eseguibilità a partire dal 31 ottobre), a tre esercizi pubblici, due in via Roma e uno in via Pozzo per 15 giorni, a seguito di relative ordinanze emanate dall’Amministrazione comunale. Un atto che il sindaco Paolo Dosi definisce doveroso, a seguito degli accertamenti condotti in queste settimane dalla Polizia Municipale, che nei locali in questione ha rilevato il mancato rispetto del divieto di vendita di bevande alcoliche per asporto da parte dei titolari di questi esercizi. 

«Questa sanzione – sottolinea il primo cittadino – sulla scia di quanto già disposto nei giorni scorsi per due bar nei pressi della stazione ferroviaria dopo le relative indagini condotte dalla Questura, si inserisce nel programma di controlli del territorio intensificato, nel quartiere, grazie al coordinamento tra Forze dell’Ordine e Polizia Municipale. Un impegno congiunto che va nella direzione di consolidare il presidio sul territorio, integrando, agli interventi di contenimento e repressione dei fenomeni di illegalità, politiche sociali e di riqualificazione urbana mirate alla prevenzione». 

12115625_1157497507613673_1641219359587012285_n-2«Ne sono un esempio – aggiunge Dosi – la recente apertura della nuova sede del Centro per le Famiglie in via Torricella e di Spazio Belleville in via La Primogenita, così come iniziative di rivitalizzazione della zona quali il nascente Urban Hub e la disponibilità ad accogliere, nel corpo basso del Grattacielo dei Mille, nuove imprese giovanile e innovative. Il tutto nel quadro di una visione ampia, quella del progetto Porta Galera 3.0, che si fonda proprio sulla condivisione dei luoghi pubblici e la partecipazione di residenti, lavoratori e titolari di attività economiche a un percorso che possa migliorare la qualità di vita in questa parte della città». 

«Gli sforzi che stiamo facendo in tal senso – rimarca il sindaco – sono supportati dalla preziosa collaborazione con il questore Salvatore Arena, che dal suo insediamento ha rilanciato con determinazione i controlli interforze. Tuttavia, come lui stesso ha ricordato più volte, l’attuale carenza di risorse economiche e di personale rende non ipotizzabile la presenza di presidi fissi in un’unica zona, nello specifico tra piazzale Marconi, via Roma e dintorni. Ciò non consentirebbe, infatti, di assicurare la necessaria tutela degli altri quartieri cittadini, senza trascurare che l’efficienza del servizio garantisce comunque tempestività ed efficacia: basti pensare all’arresto dello scippatore seriale e agli stessi bar temporaneamente chiusi, o al fatto che, per sedare la recente rissa scoppiata in via Alberoni, la volante della Polizia è intervenuta nel giro di soli novanta secondi».

«Anche in qualità di presidente del Forum italiano per la Sicurezza urbana – chiosa Dosi – ho modo di confrontarmi con molti sindaci su questi problemi, ricorrenti, nella quasi totalità delle città, soprattutto nelle aree limitrofe a luoghi di transito come le stazioni. Ovunque, emerge che le azioni preventive non sono sufficienti a impedire episodi di microcriminalità e piccola delinquenza per i quali la presenza stabile delle Forze dell’Ordine non costituisce un deterrente assoluto, provocando al massimo uno spostamento del fenomeno ad altri quartieri. Il che, per me, non rappresenta una risposta accettabile». 

«Purtroppo – conclude il sindaco – è facile strumentalizzare il disagio e le legittime considerazioni degli abitanti, così come di chi frequenta il quartiere Roma. Credo sarebbe più utile e costruttiva la proposta di soluzioni realistiche, spiegando anche come attuarle, anziché limitarsi a rivendicare postazioni fisse di Polizia senza preoccuparsi né della fattibilità, né delle conseguenze che questa riorganizzazione dei presidi sul territorio potrebbe avere per la sicurezza della città nel suo complesso. Perché è a questo che io ho il dovere, innanzitutto, di guardare». 

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