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Cronaca Centro Storico / Vicolo del Consiglio

Bastonate e tagliuzzate dalla maman, sfruttatori alla sbarra

A processo una banda di sfruttatori di prostitute nigeriane. Pesante l'accusa per i sei imputati tra cui un piacentino: riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione e reati legati all'immigrazione

Violenze di ogni tipo, minacce, ragazze segregate in casa e anche bastonate. Sono le tremende accuse, nel processo cominciato questa mattina, lunedì 18 giugno, e subito rinviato, a cui dovrà rispondere una banda di sfruttatori di prostitute nigeriane. Pesante l’accusa per i sei imputati, tra cui due italiani, uno dei quali piacentino: riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione e reati legati all’immigrazione.

L’inchiesta era stata condotta dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia di Bologna) e aveva portato alla luce la drammatica situazione di alcune ragazze nigeriane che venivano costrette al marciapiede, dietro minacce e con il ricatto di dire la verità sul vero lavoro alle famiglie, ma anche botte e vessazioni.

Una vita d’inferno avvenuta in alcuni appartamenti del centro città, violenze durate tre anni, dal 2008 al 2011. E’ una galleria degli orrori quella descritta nei capi di imputazione della Dda. Le giovani africane, avviate alla prostituzione dopo false promesse di un lavoro e introdotte in Italia in modo illegale attraverso un’organizzazione, venivano sottoposte a violenze in base agli ordini di una “maman” (a cui andavano i guadagni che servivano a risarcire il “debito” per il viaggio in Italia) e non mancavano le minacce di morte.

Nei casi di ribellione, alcune di loro venivano bastonate o tagliuzzate con delle lame. Inoltre, un italiano proprietario di un appartamento spesso pretendeva dalle ragazze prestazioni sessuali gratuite. Al termine dell’inchiesta, però, il gip di Bologna ha fatto cadere il reato di associazione per delinquere e il processo è stato spostato a Piacenza, in corte di Assise.

Oggi, alla presenza del pm antimafia Stefano Orsi e davanti al collegio presieduto da Italo Ghitti, a latere Adele Savastano, oltre ai giudici popolari, è cominciato il processo. L’avvocato Lorenza Dordoni, legale del piacentino imputato, ha avanzato un’eccezione preliminare su una notifica. Ghitti l’ha accolta e ha rinviato il processo in novembre.

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