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Cronaca

Timbrava alle 7.30 poi caffè di quasi un’ora, Gazzetta, spese e commissioni

Si svolgeranno lunedì 3 luglio gli interrogatori di garanzia dei primi 17 indagati nella maxi inchiesta sull’assenteismo in Comune. Intanto emergono alcuni casi imbarazzanti dei "furbetti"

Si svolgeranno lunedì gli interrogatori di garanzia dei primi 17 indagati nella maxi inchiesta sull’assenteismo in Comune. I dipendenti compariranno, assistiti dai loro difensori, davanti al nuovo gip Stefania Di Renzo (Giuseppe Bersani assumerò il ruolo di presidente della sezione penale a Cremona). Tutti sono accusati di truffa, poi per alcuni sono stati ipotizzati i reati di falso, peculato e, in un caso, violenza sessuale su minori e riduzione in schiavitù. L’uomo accusato di questi gravissimi reati è un ex dipendente in pensione che avrebbe avuto rapporti sessuali con una ragazza, all’epoca 17enne, di origine africana pagandola in denaro. L’aspetto più sordido, inoltre, è rappresentato dal fatto che la giovane è paralizzata a un braccio. Promettendo di presentarle un medico che l’avrebbe guarita, il pensionato avrebbe avuto rapporti sessuali con la giovani in alcuni hotel.

Intanto, emergono particolari dell’indagine coordinata dal sostituto procuratore Antonio Colonna e sviluppata dalla Polizia municipale e dalla Guardia di finanza. Imbarazzanti alcuni orari di assenza dall’ufficio, che gli indagati dovranno provare a contrastare. Un caso come esempio. Un dipendente dell’ufficio manutenzione, in un giorno di novembre 2016, pedinato, dopo essere entrato in ufficio alle 7.30, ne usciva alle 10.50 e fino alle 11.05 andava in un bar di Via Beverora. Il quarto d’ora seguente andava in una casa privata. Basta? Nemmeno per sogno. In cinque minuti, dalle 11.57 alle 12.02, andava in una gastronomia. Forse dimenticando qualcosa (o forse aveva ordinato qualcosa), tornava di nuovo nella gastronomia dalle 12.45 alle 12,52. Infine, dalle 12.58 alle 13.40 tornava a casa. Il turno si concludeva alle 14.27. Come si legge nelle oltre 400 pagine dell’ordinanza delle misure cautelari del gip (tutti tranne uno, agli arresti domiciliari hanno avuto l’obbligo di firma)«formalmente in servizio, si dedicava ad attività non riconducibili al proprio ufficio».

In tanti si sono difesi ammettendo sì di aver preso un caffè al bar, ma in alcuni casi si è trattato di caffè “lunghi”, dai 40 ai 50 minuti. Ottobre 2016. Un altro dipendente timbra l’ingresso in ufficio. Poi, per oltre un’ora è ripreso in una bar di viale Dante a bere il caffè e leggere la Gazzetta dello sport. L’appuntamento con caffè e Gazzetta si è ripetuto due volte in novembre, un giorno per 50 minuti, l’altro per 30.

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