Cinema d’argento, mercoledì 6 marzo al Politeama in cartellone “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti
Appuntamento domani, mercoledì 6 marzo alle 15, alla Multisala Politeama, con la rassegna “Cinema d’argento”. In cartellone questa settimana, con ingresso gratuito, il film “Il sol dell’avvenire” (Italia, 2023) diretto da Nanni Moretti. Nel cast, oltre allo stesso regista, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova e Flavio Furno. Protagonista della pellicola è Giovanni (Nanni Moretti), regista alle prese con un film ambientato nel 1956 nel quartiere romano del Quarticciolo, proprio alla vigilia dell’ingresso a Budapest dei carri armati sovietici, intervenuti per reprimere la “primavera ungherese” e con essa ogni anelito di libertà. Questo fatto mette in crisi il segretario della sezione locale del Pci - intitolata ad Antonio Gramsci -, nonché giornalista de “L’Unità” Ennio Mastrogiovanni (Silvio Orlando), combattuto se appoggiare o meno l’invasione russa, mentre la moglie Vera (Barbora Bobulova) e gli artisti del circo ungherese Budavari – giunti negli stessi giorni a Roma – sono pronti a scioperare in segno di solidarietà con il proprio popolo.
Dopo il passo laterale di “Tre piani”, il regista di “Ecce Bombo”, “Bianca” e “Palombella rossa” torna al suo mondo. Alle sue nevrosi (“Caro diario, sono felice solo in mare, nel tragitto tra un'isola che ho appena lasciato e un’altra che devo ancora raggiungere”), alle canzoni italiane (la colonna sonora del film comprende capolavori come “Lontano, lontano” di Luigi Tenco, “La canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De André, “Voglio vederti danzare” di Franco Battiato) alle crociate un po’ velleitarie contro tutto ciò che non va: i sabot, i registi che girano atrocità solo per fare spettacolo, le piattaforme tv imbottite di film “che si vedono in 190 Paesi”. “Il sol dell’avvenire” è un racconto sulla società italiana, sul senso della militanza politica e sulle relazioni amorose, un’immersione senza nostalgie nel recente passato e una riflessione disincantata sul presente, ma soprattutto un’apoteosi scanzonata e struggente del cinema “alla Nanni Moretti”.