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Festa della Famiglia: «Ripartire da zero dopo il terremoto. Sorridendo»

A Palazzo Gotico l'incontro conclusivo della tre giorni organizzata dal Forum delle Associazioni Familiari: l'intervista di Paolo Massobrio a due ristoratori emiliani messi in ginocchio dal sisma del 2012

“Sorridere è sempre la scelta migliore” anche quando in 24 secondi, magari, vedi distruggere quello che hai costruito in 30 anni di passione e sacrifici e già è un miracolo se sei riuscito a salvarti la pelle. È il terremoto bellezza - parafrasando il finale di un famoso capolavoro cinematografico - e non risparmia nessuno. Loro sono Giovanna Guidetti e Gianni D’Amato e quella notte del 19 maggio 2012 la ricorderanno per sempre. “Tutto era in ordine al ristorante per il matrimonio che due giovani sposini sarebbero dovuti venire a festeggiare da noi l’indomani - inizia Giovanna proprietaria e cuoca dell’Oseria La Fefa a Finale Emilia - già, sarebbero, perché il 20 maggio non c’è stato nessun banchetto di nozze". Se ne è parlato ieri, domenica 15 settembre a Palazzo Gotico, per l'incontro conclusivo della tre giorni organizzata dal Forum delle Associazioni Familiari: l'intervista di Paolo Massobrio a due ristoratori emiliani messi in ginocchio dal sisma del 2012

“Alle 4.06 la mia vita è cambiata - continua - è stata una scena apocalittica”. Giovanna il marito e il figlio riescono a uscire dalla loro casa, terrorizzati e soprasseduti da uno, fino ad allora, sconosciuto senso di insicurezza, si abbracciano, e il pensiero di Giovanna va subito agli ospiti della sua locanda che dormivano sopra il ristorante, una volta assicuratasi che tutti seppur spaventati stavano bene, Giovanna ha iniziato a dar da mangiare alle persone che erano in strada, ha aperto le porte del suo ristorante. “L’ho fatto perché era la cosa più spontanea che potessi fare e perché credo che il mangiare, se riesce ad evocare un’emozione forte a noi vicina, sia in grado di aiutarci a superare anche i fatti più nefasti della vita, perché mangiare insieme è prima di tutto condivisione” è infatti in questa condivisione che poi si riscopre anche l’unione della famiglia, e cosa è la famiglia.

Continua Giovanna: "Ho perso i genitori quando ero ancora una ragazzina. La cosa che ci hanno insegnato mamma e papà è che si mangiava tutti insieme, ci si aspettava e si mangiava insieme”. Così subito dopo la loro morte, Giovanna ha iniziato a cucinare per i suoi fratelli, scoprendo pian piano che il mangiare insieme, fermarsi e parlare, li aiutava a superare questo senso di solitudine che improvvisamente aveva pervaso la loro vita, e così è stato per il terremoto, mangiare insieme alle altre persone, riscoprire la prossimità con chi è accanto è stato fondamentale per superare il grande terrore del terremoto, e provare così insieme a ritornare alla normalità. Perché quando in un giorno qualunque avviene un evento eccezionale, capisci che ogni giorno è un dono speciale, e ne riassapori il gusto.

Così è stato anche per Gianni D’Amato, chef e proprietario del ristorante Rigoletto a Reggiolo: Anche io ho visto crollare tutto quella notte tra il 19 e il 20 maggio, subito hanno dichiarato il mio locale inagibile, così dopo trent’anni mi sono trovato senza lavoro, senza la possibilità di fare quello che ogni giorno facevo per passione. Se non avessi avuto colleghi che mi hanno chiamato a lavorare con loro anche all’estero, non credo ce l’avrei fatta". Colleghi che hanno voluto condividere con Gianni la sua tragedia e che non l’hanno lasciato da solo. Ed ecco che la tua famiglia diventano anche i tuoi colleghi.

Ma la scelta migliore è sempre sorridere e questo ce lo dice Davide Gibertoni, con il suo libro “Il Sorriso di una farfalla” (Arcobaleno editore) che di giornate qualunque non ne vive più da quando è nato Giovanni il suo secondo figlio, un bambino farfalla, così si chiamano i bimbi affetti dalla grave epidermolisi bollosa, una malattia che rende la loro pelle fragilissima. Davide purtroppo non è potuto essere presente personalmente ma ha voluto mandare un saluto letto da Paolo Massobrio, che ha introdotto e moderato l’incontro. “Quando è nato Giovanni i medici ci hanno detto che fino al compimento del primo mese non sarebbe stato fuori pericolo di vita, così io e mia moglie abbiamo scoperto la conquista della vita minuto dopo minuto. Alcuni dei bimbi farfalla non possono nemmeno essere abbracciati o abbracciare, perché ogni abbraccio rischierebbe il formarsi di lacerazioni gravissime. Ogni abbraccio che mi da Giovanni non è  qualunque o scontato.”Giovanna, Gianni e Davide con la loro storia ci hanno voluto insegnare che di momenti qualunque proprio non ne esistono, perché come ci scrive Davide nella sua lettera “ogni giorno è un dono, perché più Dio ci dona, e sottolineo dona, una prova dura, più ci foraggia di forza e coraggio” e vale davvero la bellezza, non la pena, di poterne fare un capolavoro, come esortava Giovanni Paolo II.

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