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Microcinema in via Roma, Barbieri: «Servono 10mila euro, possiamo farcela»

Un cinema sotto l’albero. La campagna di crowfundin dell’Associazione Concorto per regalare un Microcinema a Piacenza si chiuderà il 25 dicembre. Barbieri: «Servono 10mila euro. Ecco come partecipare»

Un cinema sotto l’albero. La campagna di crowfundin dell’Associazione Concorto per regalare un Microcinema a Piacenza si chiuderà il 25 dicembre. Il giorno di Natale. E la speranza di tutti, con l’aiuto di tutti, è di poter mettere un bel fiocco sopra il progetto di una sala di proiezioni in via Roma e poterlo mettere sotto l’albero addobbato in dono ai piacentini.

Presentare, a grandi linee, il sogno di Concorto è spettato a Francesco Barbieri, una delle anime dell’associazione e del Festival. «Più o meno un anno fa abbiamo scoperto a Roma, Kino. Una piccola sala cinematografica da 36 posti indipendente e autofinanziato. L’idea ci è piaciuta e abbiamo cominciato a cullare il sogno di poter realizzare un progetto simile a Cinematica. Al piano di sopra le attività dell’Associazione – dai backstage, ai corsi, alle riunioni, alla sala lettura – al piano interrato un cinema da 40 posti. Dopo aver verificato la fattibilità con chi di dovere, ci siamo messi a fare due conti. Per realizzare una sala di proiezione vera, con poltrone imbottite, schermo e le ultime tecnologie a disposizione, servono 10mila euro».

L’incontro con le ragazze di Idea Ginger (il portale di crowfundin che si occupa della raccolta dei fondi per la realizzare il progetto) ha acceso la scintilla finale.

«Ci servono, però, 10mila euro – ha proseguito Barbieri – Una cifra fattibile, se ci uniamo tutti. Bastano 5 euro a persona, che in caso non si raggiungesse la quota prestabilita verranno restituiti al donatore, per far nascere in città un luogo dove fare cinema di qualità. Dove ridare voce al cinema dimenticato. Dove ridare vita a un’arte che arranca».

Partecipare a questo sogno è facile, basta collegarsi al portare di Igea Ginger (https://www.ideaginger.it) e cliccare sull’icona del progetto. Oppure passare in via Roma 208 alla sede dell’Associazione. Un banchetto, infine, è allestito tutte le sere al Festival.

Festival che ieri sera ha raggiunto il traguardo di “tre serate”. Sempre nella cornice del cinema Omi di Pontenure, sotto la direzione di Barbieri, Alessandro Zucconi e Claudia Praolini, il pubblico ha visionato sette dei 44 film in gara.

Poetico il primo film in gara dell’inglese Lynsey Miller. In Paper Mountains, Nadia, una ragazzina dalla famiglia difficile, vaga per la città alla ricerca di una principessa. E finisce con il trovarla perché «se credi in qualcosa, allora quella cosa è vera».

A Society, dello svedese di Jens Assur, è una dura riflessione sul mondo occidentale. Tutto girato in un interno angusto e buio – che poi si rivelerà un container – il film racconta di un viaggio verso un futuro ignoto. La luce, che squarcia le tenebre dell’ambiente, sottolinea lo stato d’animo degli undici protagonisti.

Ambiguità e simbolismo si mescolano nel corto inglese di Anna Blandford che, in Goblin Market,  adatta il poema di Christina Rossetti e racconta dell’idillio spezzato di Lizzie e Laura. Durante un giro nel bosco le sorelle, sentono il canto dei goblin, che vendono frutta simbolo della perdita dell’innocenza. Lizzie corre a casa, mentre Laura, curiosa, resta.

Divertente e poetico Girl of Wall, del giapponese Yuji Harada. Nel suo film, il regista – che ieri sera era presente alla proiezione – racconta la giornata di Hitomi Yoda. Ventisei anni, single, Yoda vive in una stanza piena di spazzatura e ha un hobby particolare: abbracciare i muri. La sua vita solitaria, a guadar bene, non lo è veramente. Grazie all’amicizia di una collega di lavoro, Yoda conosce il fattorino e nasce l’amore.

Ricorda i ritmi lynchiani il corto dell’amicano David Raboy. In The Giant, prende corpo l’ultima notte della diciassettenne Charlotte nella sua piccola città della Georgia. Una notte in cui la ragazza farà i conti con i traumi rimossi di quella soffocante stagione il suicidio della madre e, forse, con qualcosa di ancor più minaccioso.

Lo spagnolo Jossie Malis, nel suo film di animazione Bendito Machine IV, riflette sulla tendenza autodistruttiva dell’umanità. Un eroe improbabile intraprende un viaggio via terra, mare e aria attraverso tutte le attrazioni di un pianeta trasformato in un enorme parco petrolchimico e ancora più lontano.

Un divertente e ironico racconto del ciclo della vita, Chopper, dell’olandese Lars Damoiseaux, si apre con una cavalletta che viene mangiata da una rana. La rana viene mangiata da una cicogna, che è mangiata da un coccodrillo. Il coccodrillo diventa un paio di stivali e il motociclista che indossa quegli stivali si schianta durante una corsa quando una cavalletta gli vola in faccia.

Due i film fuori concorso, il secondo documentario della serie Einspruch di Rolando Colla e il vincitore dell’Ozu Film Festival: Through Ellen’s Ears, di Saskia Gubbels.

«Un documentario – ha raccontato Enrico Vannucci, direttore artistico dell’Ozu Film Festival, presidente dell’Associazione Circuito Festival del Cortometraggio dell’Emilia Romagna, nonché giurato del Concorto Film Festival – che sembra un film di finzione, in cui si racconta il passaggio dall’infanzia all’età adulta di una ragazzina non udente che deve scegliere la scuola da frequentare: un più sicuro collegio per non udenti o una scuola dove nessuno conosce il linguaggio dei segni».

La serata è stata chiusa dal Dj set a cura degli Sbandati.

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