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"Sei gradi di separazione", la collettiva d’arte che unisce artisti piacentini e lombardi

​Un folto pubblico ha fatto da cornice a palazzo Douglas Scotti di Fombio (Lodi), all'inaugurazione della mostra collettiva d'arte "Sei gradi di separazione" curata da Enzo Latronico

Un folto pubblico ha fatto da cornice a palazzo Douglas Scotti di Fombio (Lodi), all'inaugurazione della mostra collettiva d’arte "Sei gradi di separazione" curata da Enzo Latronico, che presenta opere degli artisti piacentini: Sonia Andreani, visual artist - Chiara Belloni, artista - Vanessa Galli, pittrice, Gian Luca Groppi, fotografo, Paola Pacella, scultrice che si avvicina alla fotografia, Emilio Solenghi, artista; con loro Francesca Manetta, fotografa sperimentale, Maurizio Ottolini, grafico e fotografo, Matteo Nannini, pittore, Carla Iacono, fotografa, Silvia Marchesini, fotografa, Isabel Consigliere, scultrice.

"Una mostra straordinaria – ha commentato il curatore Enzo Latronico - che prende le mosse dalla teoria Sei gradi di separazione dello scrittore ungherese Frigyes Karinthy, per la quale in semiotica e in sociologia ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari. Così è avvenuto per questa mostra che ha unito artisti diversi per opere e personalità; artisti che hanno il coraggio di portare le mani oltre il muro dei limiti dell’umana comprensione andando a toccare corde, spesso sgradevoli, altre volte piacevoli, abusando dell’arte perché era necessario e non vi era altra alternativa. Artisti nati nel secolo scorso che portano quella straordinaria cultura, fatta di funzionalità, tecnologia e scienza, in questo nostro secolo senza il timore di rimanere ancorati ad un certo passato (il pericolo c’è) ma anzi, sempre col pensiero lucido (anche se un po’ folle) di materializzare nuovamente e decontestualizzare. Esattamente come Picasso che non si fermò mai, uomo dell’Ottocento che porto l’arte a spaccarsi in due, in tre, in quattro… nel Novecento. Solo grazie ad interventi di questo tipo è possibile comprendere la profondità del linguaggio di un artista, ciò che vuole comunicare, una sensibilità altra e alta che vuole entrare in sintonia con chi guarda, per questo, diversamente dal cinema, i tempi di lettura di un’opera d’arte sono dati dal fruitore e non dall’artista. L’arte richiede tempo, all’artista e al fruitore ; ad ambo le parti è richiesto uno sforzo di comprensione che si quantifica con un’emozione, ed è proprio l’emozione, alla fine, che fa emergere il concetto. 

L'aspetto più ironico è venuto a galla quando Latronico ha invitato il pubblico a fare domande agli artisti; "li riconoscete – ha detto - perché stanno sempre immobili davanti alle proprie opere intenti ad ascoltare i commenti, ed è interessante far loro domande e leggere sui visi l'imbarazzo tipico di chi non sa rispondere perché ha già detto tutto esprimendolo sulla tela, in una scultura o in uno scatto fotografico. La mostra resterà aperta fino al 16 ottobre, Fombio, palazzo Douglas Scotti.

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