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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Consorzi di bonifica, Foti: «Legge regionale da rivedere»

Il consigliere regionale Tommaso Foti presenta un progetto di modifica della legge regionale che regolamenta il rapporto tra la tasse di bonifica e le opere fatte dai consorzi presenti sul territorio

Tommaso Foti (FdI) ha presentato un progetto di legge di modifica alla legge regionale 7/2012, in materia di enti di bonifica. Questa norma, infatti, trascurerebbe, a parere del consigliere, “il fondamento normativo nazionale da cui trae giustificazione”. Foti precisa infatti che per individuare le opere di bonifica si deve fare riferimento all’articolo 1 del Testo unico sulla bonifica integrale, del 1933, che rappresenta “la legge quadro che disciplina la materia” e l’unica che “regola la contribuenza”.

«Senza negare l’utilità di opere non di bonifica realizzate dai Consorzi - sostiene il consigliere - si deve comunque evidenziare che non essendo, appunto, opere di bonifica, “il relativo costo deve gravare sulla fiscalità generale e non sui singoli contribuenti, proprietari di immobili compresi nel territorio del Consorzio. E’ quindi necessario “ribadire” - aggiunge – che il rapporto tra i Consorzi e i proprietari è regolato unicamente dalle leggi dello Stato” e che, su questa materia, le leggi regionali e la definizione che esse danno di ‘opere di bonifica’ non dovrebbero avere alcun peso. Spesse volte, infatti, - ribadisce Foti – le Regioni lo fanno per non finanziare quelle opere, ma per scaricarne i costi sui proprietari privati, attraverso i contributi consortili.

Appare, quindi, corretto proporre la sostituzione del primo articolo della legge 7 - scrive il consigliere - che delinea altre modifiche che assumono rilievo in sede di applicazione delle norme o di certezza nella loro attuazione. Tra l’altro, spiega, nel corso degli ultimi anni, si è andata estendendo, in Emilia-Romagna e in Toscana, la platea contributiva dei proprietari urbani consorziati (obbligatoriamente), raggiungendo zone che non avevano mai subito l’imposizione” e, “proprio per ridurre i costi di questa contribuzione, non si vede il motivo per cui debbano essere i Consorzi a gestire le opere di bonifica realizzate dallo Stato a proprio carico, anche nel caso in cui uno o più Comuni ne chiedano la consegna».

Foti, a questo proposito, porta l’esempio del Comune di Piacenza, che dal 31 ottobre 2000 chiede, senza che questa richiesta abbia avuto seguito, la «sdemanializzazione dei canali diversivi denominati collettore settentrionale, collettore rifiuto e impianto idrovoro Finarda e la voltura degli stessi a proprio favore». Il risultato – a parere del consigliere - è che i proprietari di immobili del comune di Piacenza, che non hanno fatto causa ai Consorzi, sarebbero costretti a pagare tra i 2,5 e i 3 milioni di euro al Consorzio che non avrebbe diritto di pretenderli e che, comunque, spenderebbe per la manutenzione dei canali protettivi, “che la Regione continua a consegnargli”, una somma pari a 50-60.000 euro, secondo un calcolo fatto dai tecnici comunali».

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