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Nucleare, per Piacenza 2 milioni e mezzo di compensazione

Anche l’Amministrazione comunale di Piacenza esprime soddisfazione per l'esito favorevole della causa giudiziaria – avviata nel 2011 presso il Tribunale Civile di Roma – per il recupero del contributo statale spettante ai Comuni confinanti o sedi di impianti nucleari dismessi

Anche l’Amministrazione comunale di Piacenza esprime soddisfazione per l'esito favorevole della causa giudiziaria – avviata nel 2011 presso il Tribunale Civile di Roma – per il recupero del contributo statale spettante ai Comuni confinanti o sedi di impianti nucleari dismessi, o in fase di smantellamento dopo il referendum del 1987. A sottolinearlo è l’assessore al Bilancio Luigi Gazzola, commentando la sentenza con cui, il 22 luglio, il Tribunale capitolino ha accolto le istanze delle municipalità di Ispra, Rotondella, Saluggia, Trino, Sessa Aurunca, Minturno, Caorso e Piacenza, che avevano citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe), a seguito di un’iniziativa congiunta nata in seno all’Anci. 

“Pur con la necessaria prudenza e senza trionfalismi – rimarca Gazzola – a fronte di una sentenza di primo grado che, in considerazione degli elevati importi, sarà verosimilmente impugnata in Appello, con ulteriore possibile approdo alla Corte di Cassazione, riteniamo importante la pronuncia del Tribunale, che a seguito di questo complesso contenzioso e di un’approfondita istruttoria processuale ha riconosciuto il diritto del Comune di Piacenza e degli altri Enti coinvolti a ottenere il pagamento della quota di contributo che lo Stato aveva indebitamente trattenuto”. La sentenza del 22 luglio sancisce che a Piacenza spetti la somma 2.505.893,20 euro, condannando la Presidenza del Consiglio, il Mef e il Cipe al pagamento in solido della somma, cui vanno aggiunti interessi e spese legali.  

L’articolo 4 del decreto legislativo 314 del 2003 – convertito nel dicembre successivo, nella legge 368 – aveva infatti istituito misure di compensazione territoriale a favore dei Comuni, delle Province e delle Regioni che ospitavano o che si trovassero ai confini delle sedi di centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare, fino al definitivo smantellamento degli stessi. “Il contributo – ricorda l’assessore Gazzola – è destinato a ridurre il carico ambientale che la presenza di impianti e scorie radioattive comporta, con l’obiettivo di compensare i disagi derivanti dalla messa in sicurezza del materiale radioattivo e dal suo smaltimento, prevedendo una disciplina idonea a consentire la realizzazione delle opere necessarie al corretto smaltimento di questi rifiuti ed evitando, così, pericoli per la salute e per l’ambiente. Per disposto normativo – aggiunge – il contributo in questione deve essere erogato sino al definitivo smantellamento e bonifica dei siti di raccolta e stoccaggio: questo significa che l’esigenza di fruire della compensazione economica sarà attuale, per gli enti locali, fino a che tali impianti esisteranno”. 

L’assessore ribadisce che “il contributo spettante, calcolato in proporzione alla superficie e alla popolazione residente nel raggio di dieci chilometri dall’impianto, è inequivocabilmente riconosciuto dalla legge, secondo parametri oggettivi, anche perché deriva da fondi statali che, a loro volta, sono stati detratti dal tributo pagato dai cittadini in bolletta, proprio per la bonifica delle ex centrali. La non corretta interpretazione di questa norma da parte dello Stato ha fatto sì che con la finanziaria 2005, approvata dal governo Berlusconi, sia stato conferito illegittimamente solo il 30% dell’ammontare del contributo alle municipalità aventi diritto, trattenendo a livello centrale il restante 70%: cifre davvero notevoli per i bilanci comunali”. “Si tratta comunque – conclude Gazzola – di una pagina non certo illuminante per la politica, che non ha saputo intervenire in modo appropriato e, per vedere confermato oggi un principio già insito nella legge, ha costretto la contrapposizione in giudizio, con i costi che ne sono conseguiti, tra istituzioni locali e statali”.

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