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Escalation di aggressioni al pronto soccorso, Ln: «Presidio fisso e tolleranza zero»

Cavalli (Ln): «No a barbari utilizzi del pronto soccorso. Contro la preoccupante vulnerabilità del reparto, che sta diventando rifugio di sbandati, malintenzionati e immigrati nullafacenti, è necessario prevedere un presidio fisso - e dedicato - h24 e inaugurare un nuovo corso di tolleranza zero»

“No a barbari utilizzi del pronto soccorso. Contro la preoccupante vulnerabilità del reparto, che sta diventando rifugio di sbandati, malintenzionati e immigrati nullafacenti, è necessario prevedere un presidio fisso - e dedicato - h24 e inaugurare un nuovo corso di ‘tolleranza zero’. E’ inammissibile che personale e pazienti siano esposti a simili pericoli”.

L’allarmante escalation di aggressioni al pronto soccorso di Piacenza - denunciata oggi dal primario Andrea Magnacavallo - approda in Regione per iniziativa del consigliere leghista Stefano Cavalli che in un’interrogazione sollecita l’assessore regionale Carlo Lusenti a una “stretta sulla sicurezza” in tutto il territorio emiliano romagnolo. Cavalli chiede inoltre al sindaco Paolo Dosi, a margine del suo intervento in Regione, di “valutare un assiduo impiego della polizia municipale a sorveglianza e presidio di area ospedaliera e locali”. “In altre strutture ospedaliere - anche su input della Lega Nord - le aziende sanitarie hanno stipulato specifiche convenzioni con la vigilanza privata e potenziato quelle in essere. Ci aspettiamo che altrettanto faccia l’azienda sanitaria piacentina. Sarebbe opportuno prevedere, in particolare, il presidio fisso di vigilantes in reparto. Fino ad oggi il ‘filtro’ per sbandati e malintenzionati si è mostrato labile e violabile, mettendo di fatto a rischio - in maniera inaccettabile - l’incolumità di personale e pazienti, come mostrano con evidenza i recenti fatti di cronaca. Il pronto soccorso è troppo spesso ‘ostaggio’ di disperati e - aggiungiamo - di abituali frequentatori, soprattutto stranieri, che abusano del servizio per finalità non certo di emergenza. Tutto questo rappresenta un inaccettabile freno all’attività del reparto e ruba spazio e tempo a chi ha reali urgenze e necessità di cure”. “Spiace costatare che, ancora una volta, il sistema sanitario non sia riuscito a prevenire spiacevoli e gravi episodi di violenza, ma il tema si sia imposto solo ora alla riflessione”.

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