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Referendum, Quagliariello: «Se vince il sì avremo un Senato dei partiti»

Il senatore campano si è incontrato con il referente del comitato per il No della Valchero Pierpaolo Gallini (ex Udc)

Tappa a Piacenza per il senatore di “Idea” (Identità e Azione) Gaetano Quagliariello. L’ex Pdl e Nuovo Centrodestra è stato invitato in città da Pierpaolo Gallini, ex assessore provinciale dell’Udc ora a capo del comitato per il No al Referendum della Valchero. «La ragione del mio No al Referendum – ha spiegato il senatore campano, incontrandosi con Gallini e altri esponenti del centrodestra locale come Jonathan Papamarenghi (Forza Italia) e Romano Tribi (Ncd) - è perché questa Costituzione ci fa cambiare in peggio. Innanzitutto avevamo bisogno di regole che unissero e rafforzassero. Avevamo bisogno di una riforma diversa in un momento della storia del mondo difficile come questo, con una crisi economica così lunga, con milioni di persone che si mobilitano ed emigrano, con l’Europa che ha perso fiducia nelle proprie radici e opinioni. La Ue non sa che pesci prendere. Inoltre non siamo in grado di garantire alla generazione che verrà un benessere che avevamo nel passato. Per questo bisogna pensarci su bene tre o quattro volte prima di votare. Nel ‘48 la Costituzione fu votata sia da chi stava con i sovietici che da chi stava con gli americani. Non era perfetta, ma era un accordo che ha aiutato a superare momenti difficili del nostro Paese. Nessuno ha diritto di veto sulla Costituzione ma si è fatto di tutto per spaccare il Paese».

Fa parte anche lei “dell’accozzaglia” criticata dal premier Renzi? «La sovranità – ha ricordato un suo tweet di qualche ore prima il senatore - appartiene all’accozzaglia che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Per questo si fissano legami di convivenza civile tra gli italiani, tra coloro che sono diversi. Le riforme costituzionali si fanno con gli schieramenti ampi. Non è patologica l’accozzaglia. Dalla parte del Sì ci stanno solo le forze della maggioranza e del governo: Renzi, Alfano, Verdini. La riforma è sbagliata soprattutto sul Senato. C’è sicuramente bisogno di riparare i guasti della riforma del titolo V del 2001. Però quelli che oggi ci dicono di cambiarla sono gli stessi che la fecero nel 2001. Quella riforma ci ha fatto perdere tre punti di Pil perchè si sono creati contenziosi infiniti tra Stato e Regioni. Dobbiamo avere il coraggio di fare un vero Senato delle regioni, con funzioni chiare, come in Germania. Il Senato che vogliono quelli del Sì non è quello delle regioni, ma dei partiti. I senatori-consiglieri regionali parleranno a nome dei partiti, non dei territori. Insomma, questa riforma porterà a tre gravi conseguenze: non potranno fare accordi in Senato perchè questo è superfluo. Sono persone non elette dal popolo e lavoreranno male sia le regioni che il Senato. Un vero senato politico lavora ogni giorno. I senatori-consiglieri regionali non potranno stare contemporaneamente in due posti diversi».

Chi sarà il leader del centrodestra? «Le case – è la replica di Quagliariello - non si costruiscono dal tetto. Io lavoro per l’unità del centrodestra con il mio gruppo “Idea”. Sulle unioni civili e l’utero in affitto abbiamo fatto una grande sintesi per il centrodestra, ad esempio. Anche sul referendum ci siamo battuti. Questo è il nostro spirito. Però abbiamo bisogno di regole in tutta la comunità del centrodestra, per sapere come si selezionano i candidati e una leadership. Ci sono stato i pionieri del centrodestra, ora la seconda generazione si deve dare queste regole. Ci vuole un programma comune. È arrivato il momento di dire ai propri cittadini cosa si vuole fare su fisco, lavoro, welfare, immigrazione, Europa e questioni etiche. Poi il problema del leader viene dopo, magari con le Primarie come successo in Francia».

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