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Ansia da brutto voto: come affrontarla

L’ansia da prestazione coinvolge anche numerosi studenti, in preda al panico di fronte a un’interrogazione o una verifica. Ecco di cosa si tratta e come affrontarla

Ogni generazione di studenti l’ha attraversata, indipendentemente dalla severità dei docenti. Stiamo parlando dell’ansia da brutto voto, ossia della sensazione di non riuscire a performare in maniera ottimale durante la verifica o l’interrogazione a scuola.

Questa sensazione è naturalmente collocare alla voce “ansia da prestazione”, che consiste nel timore del manifestarsi di una difficoltà o insuccesso in ambito scolastico. Accade soprattutto per il valore che diamo al successo che vogliamo perseguire: se ritenuto assolutamente indispensabile, quest’ansia può provocare più facilmente stress e attrarre l’insuccesso.

Cos’è l’ansia da brutto voto?

È un disagio che può manifestarsi principalmente a casa, il luogo dove volente o nolente si raccoglie la stanchezza della giornata e si sfogano le proprie emozioni, inclinazione dettata anche dalla familiarità e intimità del luogo. Mangiare troppo o troppo poco, insonnia, mal di testa o mal di pancia, sensazioni di svenimento: sono solo alcuni dei sintomi di quest’ansia. Il pensiero è unicamente incentrato a scuola e, più nello specifico, alla possibilità che l’interrogazione del giorno seguente possa andare male o, peggio ancora, provocare una figuraccia. Sì, perché molto spesso non è tanto la performance a spaventare, quanto piuttosto il giudizio dell’altra persona (un amico o la stessa insegnante) che scorge in questo modo una debolezza venuta a galla e magari, talvolta, ben nascosta.

Se il brutto voto poi dovesse effettivamente verificarsi, le conseguenze possono essere spiacevoli: se la materia in cui si è stai interrogati non piaceva all’alunno,  questi potrebbe allontanarsene nettamente. Se era una materia che riscontrava un certo interesse, l’alunno potrebbe smettere di gradirla e togliersi dalla testa una passione in più.

Ansia da brutto voto: che fare?

Il dialogo con il genitore è sempre la cosa più giusta e matura. Avere una figura di riferimento, in grado di spronare in maniera proattiva il proprio figlio, è sicuramente una sicurezza. È un metodo che fa la differenza perché, così facendo, porterà un giorno il bambino o la bambina a trovare una figura di riferimento autonomamente.

A proposito di figure di riferimento, anche l’insegnante, in questa esperienza, potrebbe fare la differenza. Sostenere l’alunno, contestualizzare la sua paura, dare una motivazione in più sul suo percorso di apprendimento: sono azioni che possono portare all’alunno a non esprimere la propria ansia in maniera negativa, oltre a non allontanarlo dalla scuola e dalle materie insegnate.

Articolo originale su Today.it

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