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La scomparsa

Addio al fotoreporter “di strada” Giorgio Picchioni

Se ne è andato improvvisamente il 76enne piacentino molto conosciuto in città

Se ne è andato improvvisamente, per un malore, a 76 anni Giorgio Picchioni, “fotoreporter di strada”, molto conosciuto a Piacenza. Con la sua macchina fotografica per lungo tempo ha raccontato, in particolare sui social, eventi culturali organizzati nella nostra città e dagli alpini sul territorio, ma anche “segnalato” disservizi e problemi quotidiani. La fotografia era una grande passione. Anche il nostro quotidiano aveva ospitato, negli ultimi anni, sue fotografie di denuncia sociale o legate al decoro urbano, della città e dell’area del lungo Po. Tramite la sua macchina fotografia Picchioni - che viveva a Rottofreno ma passava molto tempo a Piacenza - segnalava alle amministrazioni di turno diverse situazioni. 

IL RICORDO

Quando si inizia a raccontare una fiaba si inizia sempre con: c’era una volta. Serve per riferirsi ad un tempo lontano e ad un luogo indeterminato, dove può succedere e spesso succede di tutto! Sto parlando delle fiabe, non delle favole, che hanno come protagonisti degli animali e contengono finalità morali. Nelle fiabe troviamo personaggi curiosi e teste coronate, che si muovono in spazi fantastici. Uno spazio coreografico fantastico dove può essere ambientata una fiaba potrebbe essere la Val Tidone. Una splendida valle che dalla pianura sale dolcemente su per l’appennino piacentino. Un personaggio, fortemente legato a questa valle, Giorgio, lo si vedeva andare spesso su per i sentieri carichi di quei colori che ogni primavera sa donare. Il calore dei rapporti amicali e parentali gli donava una carica particolare quando attraversava tutti quei borghi, adagiati sulle colline e circondati da verdi vigneti, da Ziano a Vicobarone ed ancora più su. Mi piacerebbe continuare a narrare di una fiaba e di un personaggio che, dopo essere salito e sceso da quelle colline, lasciato il Tidone continuava le lunghe passeggiate sull’argine del Trebbia fino al nostro Eridano. Alla foce del Trebbia era un continuo salutare e scambiare battute con le molte persone incontrate. Il Nostro trascorreva interi pomeriggi ad osservare la natura, gli alberi maestosi carichi di nidi e le tracce degli animali, fintanto che, incuriosito da un volo di uccelli faceva scattare la sua immancabile macchina fotografica, per immortalare la maestosità di quei battiti d’ali! Giorgio era sicuramente un personaggio, un personaggio curioso che sapeva incuriosire così come sapeva incuriosirsi delle persone e di ogni evento di questo mondo.

Non c’era evento culturale a Piacenza che non fosse stato testimoniato dalla sua presenza. Testimoniato e divulgato dalle sue riprese fotografiche, non solo in città ma fin dove arrivavano i suoi spostamenti. “Milano è una Gran Milan”, ripeteva. Ed allora eccolo andare a Milano. Ma eccolo anche andare in altre città europee, dove si rammaricava di non potere comunicare con le persone del luogo, come faceva nella sua città. A Praga gli sarebbe piaciuto intrattenere le cameriere delle birrerie per parlare delle famose birre ceche, come a Berlino intrattenere conversazioni sui loro piatti a base di salsicce. Non potendolo fare per mancanza di strumenti linguistici si rammaricava ma non si dava per vinto, proseguiva allora il suo colloquio con il muto obiettivo della macchina fotografica. Le sue foto non erano però mute, anzi ci raccontavano storie, tante storie di volti, di gesti, erano una vera e propria antologia antropologica.

L’interesse del nostro Giorgio della Val Tidone era quanto mai vario. C’è una frase nel film “La grande bellezza” di un certo Jep Gambardella che dice: “Io non volevo solo partecipare alle feste, volevo avere il potere di farle fallire”. Ecco, la Grande Bellezza del nostro personaggio si esprimeva invece solo in positivo: “Io voglio partecipare alle feste perché voglio farle riuscire!”… e ci riusciva. La sua disinteressata collaborazione si manifestava concretamente. Metteva a disposizione della buona riuscita di ogni evento tutta la sua fitta rete di conoscenze. Conoscenze che spaziavano dal mondo delle Associazioni no-profit alle Associazioni che promuovevano prodotti tipici locali.

Il Nostro si definiva un free lance, ma in un mondo dove tutto è misurato con il valore monetario non è da poco sottolineare che offriva gratuitamente i suoi servizi fotografici a chi ne faceva richiesta, metteva a disposizione delle locali testate giornalistiche tutto il materiale che produceva a ritmo continuo. Questa era una manifestazione del suo altruismo verso la comunità cui apparteneva e che riteneva di rappresentare con le immagini del suo obiettivo. I suoi molteplici interessi non lo portavano solo a collaborare con vari amici ed artisti, ma ne facevano un vero protagonista come promotore di tante iniziative volte a migliorare il paesaggio ed i luoghi della sua Piacenza. Lo si vuole ricordare come ideatore di un grande laboratorio agro-turistico che avrebbe voluto realizzare a foce Trebbia, coinvolgendo personalità dagli interessi più disparati: artisti, politici, esperti di colture autoctone e di cucina locale. Lo spirito collaborativo che lo animava lo faceva rimanere giovane come un ventenne che in servizio di leva deve prendere la Stecca! Partecipava ai raduni degli alpini, anche da organizzatore. Numerose restano le testimonianze delle sue partecipazioni e dei suoi servizi fotografici.

La fiaba, che poi fiaba non è, lo ha visto anche intrecciare rapporti internazionali. Quando i rapporti con i russi erano possibili, ha partecipato a diversi incontri con rappresentanze di quel paese, come con politici delle istituzioni russe, aveva compiuto un viaggio a Togliattigrad dove significativa era stata la presenza industriale italiana. Ho vivido il ricordo di un pranzo conviviale con un rappresentante politico della Duma (termine usato in modo generico), a Bosco dei Santi. La fiaba sarebbe finita un pomeriggio di una calda giornata primaverile, precisamente alle 16,30 di domenica 7 aprile, ma come tutte le fiabe è destinata a rimanere nella memoria di chi ha vissuto in amicizia con Giorgio, figlio della val Tidone: tutti l’avremmo voluto avere come amico!

Carmelo Sciascia

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