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Invita i candidati al confronto / Via Roma

«Gli episodi di maleducazione creano conflitti, si può fare meglio per il quartiere Roma»

L’ex preside Bernardo Carli offre il suo sguardo sul quartiere, dove «le cose sono migliorate» ma «il progetto sociale a favore dei giovani è stato smontato». «Piacenza è trascurata, lercia, ma non solo qui: anche in centro storico». E invita i candidati ad un confronto

Si sente già aria di campagna elettorale in città. Inevitabile affrontare anche il tema “quartiere Roma”. Bernardo Carli, ex preside del liceo Cassinari, fondatore dell’organizzazione di volontariato “Fabbrica e Nuvole”, che da anni nel quartiere s’impegna a favore della promozione sociale, invita tutti i candidati sindaco ad un confronto sul presente e sul futuro del quartiere. «Vorrei dire a loro delle cose e ascoltare quello che hanno in mente per il nostro quartiere», spiega Carli, che ha intenzione di organizzare, più avanti, un dibattito.

Dalla porta della sua libreria l’ex preside offre il suo sguardo su via Roma e Porta Galera. «I conflitti - spiega - sono in parte terminati. I “casini” si sono trasferiti in via Colombo con la malavita, dalle nostre parti i problemi di ordine pubblico sono calati. Ma sull’educazione c’è ancora da lavorare molto».

«Gli episodi di maleducazione creano proprio quei conflitti che non si vorrebbero. Su questo il Comune può fare qualcosa». «Gli stranieri – prosegue - vengono da realtà nelle quali non esiste assolutamente la raccolta differenziata o il “bollino” sulla caldaia. E anche gli italiani contribuiscono: la strada è sporca delle deiezioni canine e gli stranieri non hanno animali domestici. La trascuratezza genera degrado e, a cascata, altri comportamenti scorretti. Comunque, va detto, Piacenza è trascurata, lercia, ma non solo qui: anche in centro storico».

Per Carli «le cose sono migliorate nel quartiere», ma non condivide come sia stato «smontato il progetto sociale». Ovvero? «Sono aumentate le incursioni di vigilanza del Comune, ma intanto sono stati chiusi gli spazi giovanili: Spazio 4 e Belleville. Tanti ragazzini non sapevano dove andare nel doposcuola. Il progetto Porta Galera 3.0 non è proseguito. I centri di aggregazione giovanile sono troppo importanti, soprattutto in queste zone, contengono un disagio».

La popolazione è giovane, rispetto al resto della città. «Ultimamente ho notato molte ricongiunzioni familiari: gli uomini sono stati raggiunti dalle mogli e dai figli. Come associazione puntiamo molto su questo, cambia il volto del quartiere l’arrivo delle famiglie». Alcuni nuclei decidono anche di spostarsi in altre zone.  

Sono diminuiti i call center. «Un tempo erano otto, adesso sono solo tre». Sul fronte commerciale una rete di attività si è persa, ma un’altra si sta ricostruendo. «Diversi studenti del liceo artistico poi aprono qui i loro spazi, i laboratori». Mentre Carli spiega la sua visione del quartiere, indica un ristorante etnico appena aperto proprio davanti alla sua libreria.

Carli dà impulso a diverse attività. Il suo nemico da combattere sembra essere lo “scollamento sociale”, la “disaggregazione”. Non ama una Piacenza popolata da abitanti che camminano a testa bassa, concentrati sugli smartphone. «C’è scollamento sia tra i piacentini che tra gli stranieri», così come «è molto difficile collaborare e fare squadra anche tra le stesse associazioni».

Il docente, poi, ha una sua teoria: «Ogni realtà sociale ha bisogno del suo Bronx». Ovvero? «Chi abita in un quartiere “buono” della città, si sente quasi rassicurato a leggere notizie di microcriminalità che riguardano altre zone. Poi, se andiamo a vedere, a Porta Galera non ci sono furti nelle abitazioni, né violenze. Il problema rimane quello della grande maleducazione. Se gli italiani vanno in bici, contromano, sul marciapiede, o parcheggiano l’auto di traverso, gli stranieri senz’altro li imiteranno. Ho perso il conto delle volte in cui, nel parcheggio per disabili davanti alla mia libreria, vedo auto con il contrassegno. Ma l’automobilista, sanissimo, sfrutta una parentela per girare dove vuole e fare la spesa o fermarsi al bar».

Stanno aumentando anche i “bassi”, le abitazioni al livello della strada, ricavate da garage o magazzini. «Certo – riflette Carli -, ci vanno ad abitare gli stranieri, ma la cattiva abitudine è dei proprietari italiani. Sono “abitazioni” malsane, inquinate, umide, con muri vecchi». In tutto il centro storico alcuni negozi, a loro volta, diventano dei garage. «Beh, quello lo capisco. La necessità c’è. Personalmente l’auto la uso pochissimo, ma se ne togliamo qualcuna dalla strada per ricoverarla in garage, non ci trovo nulla di male».  

Cosa chiede alla prossima Amministrazione? «Deve essere più presente, ma non tramite gli agenti di Polizia Locale, ma con educatori e mediatori. O meglio: i controlli li farei nelle abitazioni, ad esempio per vedere quante caldaie sono in regola. A mio giudizio sono diverse le situazioni non a norma, pericolose per la sicurezza».

Carli invita perciò gli amministratori ad «essere presenti sulla strada, per capire i bisogni delle persone». Sono anche - conclude - «bisogni di inclusione ai quali il volontariato risponde, la politica meno».

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