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Caos nel palazzo di Gropparello, la Prefettura: «Azioni concrete. Si invitino gli inquilini al rispetto delle regole»

Residenti di via Rosso a Gropparello esasperati, impauriti e arrabbiati raccolgono firme e chiedono aiuto. Nella giornata del 20 luglio un summit in prefettura in videoconferenza. Il sindaco Ghittoni: «Avevo già denunciato nel 2018

Caos nel palazzo di via Rosso di Gropparello e residenti esasperati tanto che hanno raccolto oltre duecento firme. La vicenda sbarca (ancora) in prefettura dove nella giornata del 20 luglio si è tenuta una video conferenza tra il sindaco del paese Claudio Ghittoni, i carabinieri, la polizia di Stato e Locale dell'Valnure Valchero e l'Asl. Da quanto emerso lo stabile non è adibito a centro di accoglienza per richiedenti asilo sia ora sia in passato e che: - dice una nota ufficiale - durante l'incontro si è deciso di compiere azioni concrete di verifica e controllo che vedranno il Comune, in primis, attesa anche la rappresentanza della comunità locale, interessare il proprietario dell’immobile e sensibilizzare gli inquilini ad atteggiamenti più consoni e rispettosi dell’intera comunità». 

Dall'altra parte ci sono i residenti esasperati dalla situazione fuori controllo (hanno raccolto firme e chiesto aiuto) «perché - dicono - abbiamo paura. Si è formata una comunità di stranieri che vive all’interno del palazzo, composta da giovani forti che, invece di inserirsi nella realtà di Gropparello, da anni tengono comportamenti, nel migliore dei casi di spregio e disprezzo verso la comunità che li ospita, in altri casi penalmente rilevanti. Parliamo di spaccio, musica alta, sfogo dei bisogni corporei davanti ai passanti, risse, alle urla, presenza ambigua di giovanissime durante il fine settimana, mancanza totale di rispetto del paese e delle regole di convivenza civile in maniera anche canzonatoria quando vengono invitati a comportarsi civilmente». 

«Non si tratta di razzismo, sia chiaro, ma di ordine pubblico. Questo concetto,  - proseguono - è trasversale rispetto a qualsiasi razza, religione o etnia perché tocca la convivenza pacifica su un territorio ospitante. Perché di questo si tratta: rispetto delle regole.  Lo stesso rispetto che chi firma chiederebbe se protagonisti di detti comportamenti fossero italiani. I nostri vicini di casa da anni ormai girano per le vie limitrofe, seminudi, si spogliano davanti a donne e ragazzini per urinare in strada, ascoltano la musica a volume alto nelle ore più improbabili della giornata e, quando per caso qualcuno chiede un po’ di quiete, cantano, dileggiando l’interlocutore con frasi come: Italiano io non pago affitto, tu paghi noi ed io non pago affitto. Bevono ed ovviamente diventano violenti; per non farci mancare nulla, direttamente dalle loro testimonianze, viene fatto uso di sostanze stupefacenti. Ma davvero questa è integrazione? Questa è una sperimentazione “live” di integrazione forzata con persone che non hanno il senso civile del rispetto e della mutua convivenza. Ma non hanno neppure il rispetto del principio di accoglienza che questo territorio ha fornito». 

«Il sindaco Ghittoni ha detto - si legge sempre nella comunicazione ufficiale di via San Giovanni - che la situazione creatasi nell’immobile di via Rosso non è certo nuova e già nel novembre del 2018 ha interessato, per gli aspetti di competenza, la Polizia locale e la stazione dei Carabinieri di Gropparello: infatti alcuni degli stranieri residenti e i loro ospiti si sono nel tempo contraddistinti per atteggiamenti e comportamenti che hanno suscitato un certo allarme sociale nella comunità. A maggio del 2020, atteso il perdurare della situazione, ha riportato il tema nuovamente all’attenzione delle forze dell’ordine e della Prefettura al fine di individuare soluzioni utili. Le interlocuzioni con le varie autorità ed Istituzioni locali sono quindi partite in quel momento e ha ringraziato la prefettura di aver convocato la riunione odierna, già ipotizzata dallo scorso 8 luglio, per tutti gli approfondimenti del caso, ben consapevole della complessità della questione»

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