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«I lavoratori civili della Difesa sono stanchi delle incertezze del ministro Trenta»

Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa: «A circa un anno dall'insediamento del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, non una delle criticità presentate alla stessa e discusse dalle organizzazioni sindacali non è stata ancora risolta»

Il 30 maggio Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa hanno indetto una giornata di mobilitazione nazionale dei lavoratori civili del Ministero della Difesa. «La carenza di personale e la necessità di procedere a nuove assunzioni, così come l'esistenza di una vera e propria discriminazione salariale nei fondi di produttività tra i lavoratori civili della Difesa e i colleghi di pari ruolo e qualifica degli altri Ministeri e amministrazioni, o il mancato riconoscimento dei benefici previsti per i lavori insalubri espletati nel corso degli anni, la possibilità di ricollocazione su base volontaria in altre pubbliche amministrazioni del personale ex militare transitato nei ruoli civili sono solo alcune delle problematiche da tempo in discussione e mai affrontate, nonostante l'iniziale disponibilità manifestata dal Ministro, a cui non sono mai seguite soluzioni e azioni concrete», si legge in una nota dei sindacati. 

«All'interno della mobilitazione nazionale, la situazione che vive Piacenza non è certo rosea. La nostra città è stata storicamente una sede importante, e continua ad esserlo, di Enti del Ministero della Difesa. Negli anni, però, abbiamo assistito a un progressivo impoverimento sia in termini di numero di Enti, per chiusure ed accorpamenti, sia in termini di personale impiegato. Da circa 1.700 addetti degli anni '90, oggi Piacenza conta meno di 700 lavoratori civili divisi nei 5 stabilimenti del nostro territorio: Polo Mantenimento Pesante Nord, Polo Nazionale Rifornimenti, Polveriera, 2° Reggimento Pontieri per quanto riguarda l'Esercito e Distaccamento aeroportule di S. Damiano per quanto riguarda l'Aeronautica».

«Sia il Polo Nazionale Rifornimenti (che come dice il nome stesso, serve l'intero territorio nazionale rispetto ai rifornimenti di pezzi di ricambio per il mantenimento in efficienza dei mezzi della difesa, impegnati anche in scenari internazionali) sia il Polo Mantenimento (che si occupa specificamente della riparazione e mantenimento in efficienza di questi mezzi) sono guidati da Generali e hanno "al di sotto" in linea di comando diversi altri Enti del nord Italia; risultano perciò enti strategici per il Ministero Difesa, oltre che per le loro attività (appunto di respiro nazionale) anche per la responsabilità della gestione di altre strutture: vedere quindi il nostro territorio soffrire la perdita progressiva di posti di lavoro e di professionalità risulta ancora più incomprensibile».

«Piacenza, in particolare con il Polo Mantenimento,  - prosegue - rappresentava fino a pochi anni fa anche un importante scuola di addestramento per diverse professionalità che si possono definire "artigiane" (meccanici, elettrotecnici, disegnatori, lavoratori del cuoio, elettricisti, muratori ecc…), e dove tanti giovani potevano non solo "trovare lavoro", elemento già di per sé importantissimo, ma anche "imparare un mestiere", cosa che oggi, nell'era della digitalizzazione, può sembrare obsoleta, ma che invece consentiva di arricchire i lavoratori stessi, e la città, di importanti professionalità che potevano anche scegliere a un certo punto di spendersi in attività autonome e artigiane, creando un tessuto produttivo vivo e portatore di benessere per l'intero territorio. Oggi tutto questo si sta perdendo e i segnali che arrivano a livello nazionale ci fanno pensare che non ci sia volontà politica di investire seriamente in questi settori. Le assunzioni che servirebbero nei nostri stabilimenti per garantire un minimo di sopravvivenza sono intorno alle 150 unità, divise tra le diverse specializzazioni tecniche e personale specificamente formato per la gestione delle attività amministrativo-contabili di supporto alla logistica della difesa».

«Ovviamente a livello nazionale non se ne parla, e troppo spesso i nostri stabilimenti militari assomigliano a serbatoi dove far confluire in sostituzione dei pensionamenti di personale specializzato, personale militare in esubero (addestrato per altro tipo di attività) o personale non più idoneo al servizio militare per motivi di salute, e quindi spesso purtroppo inidoneo anche alle attività tecniche, privo di formazione specifica, che viene trasferito ai ruoli civili quasi come un "pacco postale" da collocare da qualche parte. Per tutti questi motivi, le organizzazioni sindacali in rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori della Difesa, ritengono giunto il momento di dire basta alle promesse non mantenute». «É tempo che il Ministro della Difesa assuma per intero le responsabilità che derivano dal suo ruolo istituzionale di fronte ai propri 27mila dipendenti e alle loro famiglie, e realizzi senza ulteriore ritardo gli impegni che ha assunto nei loro confronti. Per questo, anche a seguito dell'assemblea nazionale del personale civile tenutasi a Roma il 16 aprile sulle tematiche sopra richiamate, e a seguito della proclamazione dello stato di agitazione in data 16 maggio, oggi - nell'ambito della giornata di mobilitazione promossa in tutta Italia - abbiamo presentato ai prefettii, in rappresentaza del Governo sul territorio, da tutte le provincie italiane, le nostre note di protesta, per manifestare il nostro fermo dissenso nei confronti dell’inerzia istituzionale fin qui palesata dal ministro Trenta nei confronti del personale civile della Difesa». 

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