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La storia

Quando il cognome era legato al paese natale

Nei cognomi del medioevo piacentino c'è "la mappa" della nostra attuale provincia

Ci eravamo occupati tempo fa dei nomi e cognomi irriverenti medievali in uso nel Piacentino. Adesso proviamo a occuparci dei cognomi legati ad un luogo, cosa consueta nel medioevo.

Li abbiamo pescati tra i volumi del Registrum Magnum del Comune di Piacenza e sono presi da carte scritte in ottimo latino notarile tra il 1100 e il 1300.

Il cognome vero e proprio, come lo intendiamo oggi, non era così necessario e obbligatorio per questo molte famiglie stanziali, cosa consueta nel medioevo, si prendevano come “cognome” il nome del loro paese nativo o dove avevano la residenza stabile.

Ma la cosa interessante è che in questo modo riusciamo anche a censire molti dei borghi di pianura, di collina e montani del comune piacentino. Tutti luoghi che quindi testimoniano anche di una antica fondazione e che erano abitati da famiglie di uomini e donne che ovviamente lavoravano le terre di quei territori.

Nei cognomi del medioevo piacentino c'è "la mappa" della nostra attuale provincia. Così abbiamo ritrovato Petri de Florenziolla (Fiorenzuola d’Arda), Ubertus de Travazano (Travazzano), Oldericus de Castro Arquato, Azo de Vigoleno, Gerardo de Varsio (Varsi). Curiosi anche i nomi propri di alcuni uomini quale Guercius de Tuna, Carenciam de Breno, Razonatus de Pontenurio (Pontenure), Balduini de Raglio, Obertum de Preduca (Pietra Perduca in comune di Travo) e Guidorcio de Cagnano (la rocca di Cagnano che oggi è il castello di Gropparello) ed un Iacobo de Gropallo.

Tra le colline del territorio abitavano Grimerio de Pecoraria (Pecorara), Gifredo de Pigazano, Pauli de Cogno, Gerardo de Nibiano, Salvi de Carmiano e Guillelmi de Monte Arzolo (Montarsolo in alta val Trebbia), quindi un Albericum de Spectine (Spettine). In pianura, tra i tanti, spiccano Armani de Centura (Centora di Rottofreno), Gerardo de Roncarolo, Rainaldo de Calendasco, Guillelmo de Curte Maiore con Antolino de Gragnano e Gerardo de Sancto Georgio, anche un Rufino de Campromaldo (Campremoldo).

Sono coinvolte tutte le valli piacentine tra i “cognomi” medievali legati ad un centro abitato più o meno grande, quindi leggiamo di Salvus de Vicobaroni, Iohannis de Bobio, Iacobi de Rivalgario (Rivergaro), Albertus de Rivalta, un Oberto de Bubiano (Bobiano) e Stefano de Ancharano che era un notaio.

Tra gli altri ci sono Cabrinus de Monte Sancto (Monte Santo di Pontedell’Olio), Iohannes de Albarola e Tedaldi de Roncoveteri (Roncovero di Bettola), un Iacobi de Olzia (Olza) e Petro de Potenciano (Podenzano).

Insomma, quasi un censimento del territorio, qui però elencato solo in piccola parte, tanto per dare l’idea di come già oltre otto secoli fa, ci fosse già un’idea di quella che poi diventerà l’odierna provincia di Piacenza, con i suoi paesi, frazioni, borghi e case sparse.

Con il Concilio di Trento dal 1563 diventa obbligatorio per i preti registrare negli atti di battesimo, cresima, matrimonio o di morte, il nome e cognome delle persone. Averne uno legato ad un nome di luogo era troppo generico, addirittura anche usato da altri ceppi famigliari non imparentati, convenne quindi assumerne uno nuovo.

Ma la maggioranza dei cognomi aveva già una antica derivazione, legata molto ad un lavoro svolto, quali i Ferrari, Molinari, Callegari, Massari oppure Bianchi, Negri e il citatissimo Rossi. E sull’argomento ci sarebbe quindi molto da approfondire. Questa è la bellezza della nostra preziosa storia locale.

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