rotate-mobile
Attualità

«Ragazzi, attenti agli ordigni inesplosi perché ce ne sono ancora tanti»

Educazione ed esercitazione al Genio pontieri che ha ospitato 250 studenti delle superiori per una iniziativa con le Vittime civili di guerra, la Polizia e la Croce rossa. Poi, i giovani hanno assistito al traghettamento sul Po di mezzi di artiglieria e la difesa della sponda con i genieri paracadutisti

I pericoli degli ordigni inesplosi, l’atteggiamento giusto da adottare quando se ne trova uno, i rischi e i pericoli che si corrono quando lo si tocca. E ancora, mostre statiche con i mezzi e i reparti dell’Esercito che si occupano di sminamento, bonifica degli esplosivi e l’esercitazione dal vivo del trasporto di un reparto di artiglieria, sul Po, con un traghetto formato da moduli del Ponte galleggiante motorizzato, mentre un gruppo di genieri paracadutisti difendeva la sponda da un attacco.

E’ quello che hanno visto, il 30 maggio, 250 studenti e i loro insegnanti di alcuni istituti superiori: Isii Marconi, Tramello, Cassinari, Romagnosi. Il colonnello Salvatore Tambè, comandante del 2° reggimento genio pontieri, ha spiegato che l’esercitazione Grow Up 2019 «nasce da un progetto che ha coinvolto diverse istituzioni pubbliche. Il significato è “crescere”, ma per farlo occorre conoscere. Oggi sono ancora tanti i rischi degli ordigni inesplosi, dopo le due guerre mondiali, in tutta Italia. Il messaggio è rivolto soprattutto ai giovani. Abbiamo coinvolto alcune scuole superiori della città e anche i loro coetanei della Scuola militare Teuliè di Milano. Ma i rischi li corre anche chi lavora, come chi opera nell’edilizia o in agricoltura». La giornata è cominciata con l’inno nazionale la bandiera proiettata su un video: tutti in piedi e i militari sull’attenti o con il saluto. Tambè ha anche ricordato l’impiego duale delle Forze armate (dual use). Negli ultimi mesi, l’Esercito, e in particolare i Pontieri, sono stati impegnati nelle operazioni dopo il terremoto in Centro Italia e, più di recente, alcuni mezzi movimento terra sono stati inviati nel Modenese a causa dell’alluvione.

La mattinata è cominciata con un briefing, a cui hanno partecipato i reparti militari e le altre realtà coinvolte nella mattinata a metà tra educazione ed esercitazione. Era presente l’Associazione nazionale vittime civili di guerra (Anvcg), del Corpo militare volontario della Croce rossa e la polizia di Stato con gli artificieri. L’Esercito era impegnato con i Pontieri, il 10° reggimento Genio guastatori di Cremona (con il colonnello Giovanni Brafa), l’8° genio paracadutisti di Legnago, con il colonnello Antonio D’Agostino e il reggimento Artiglieria a cavallo (con il capitano Domenico Trefiletti, comandante di batteria). Ha partecipato all’esercitazione anche il vice comandante del Comando Genio, il colonnello Ardemio Chiaresio. Presenti due generali di brigata, entrambi “piacentini”: il comandante del Polo di mantenimento, Sergio Santamaria, e quello del Polo di rifornimento Dionigi Loria. Riccardo Silvestre, dell’Ancvg, ha mostrato ai ragazzi i rischi degli ordigni inesplosi e fatto provare a uno studente cosa significhi non vedere (gli ha coperto gli occhi) e non poter usare le mani (gliele ha steccate e fasciate). L’ispettore superiore della Polizia, Marco Coscia, ha spiegato ai ragazzi i tipi più comuni di ordigni e come la polizia li disattiva, invitando comunque i giovani a non toccarli mai e ad avvertire subito le forze dell’ordine. Poi, i ragazzi, divisi in gruppi hanno assistito all’esercitazione sul Po con i barchini dei pontieri e dei parà e il traghettamento di mezzi e artiglieria. Una sessione speciale è stata dedicata agli Eod (artificieri) che hanno eseguito la dimostrazione della disattivazione di un ordigno in un’auto, usando un piccolo robot cingolato che spara acqua a una pressione elevata.

Esercitazione Grow Up ©Gis Image/IlPiacenza

Dagli ordigni alle mine. Gli studenti hanno visto da vicino come operano gli specialisti minex, cioè gli minatori. L’Italia, hanno ricordato i soldati, non produce più mine antiuomo né le utilizza. Gli sminato italiani sono tra i migliori al mondo, per tecniche e competenza, e nelle missioni fuori area, come in Libano, vengono impiegati per bonificare aree minate. Altri specialisti Eod hanno svolto una dimostrazione su come si disinnesca una bomba della seconda guerra mondiale. Coinvolgente il momento del despolettamento con una chiave “a razzo” che svita la spoletta (grazie a due microcariche che fanno girare velocemente la chiave). A margine, i Pontieri avevano allestito mostre statiche con i mezzi utilizzati durante le missioni o le calamità, gli strumenti legati agli esplosivi, i mezzi usati per il loro lavoro di rimozione delle macerie.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Ragazzi, attenti agli ordigni inesplosi perché ce ne sono ancora tanti»

IlPiacenza è in caricamento