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Dal campo all'ufficio tecnico

L’ex calciatore del Piace ora in Comune: «Non si può pensare di vivere sempre di sport, bisogna prepararsi»

Umberto Colicchio, architetto, ha indossato la maglia biancorossa. Poi la carriera da libero professionista nella logistica e l’assunzione a Palazzo Mercanti: «Lavoro 36 ore settimanali, nel privato andavo oltre»

Una scelta di equilibrio tra il lavoro, la famiglia e la passione per il calcio. Il piacentino Umberto Colicchio, che ha indossato anche la maglia del Piacenza Calcio, è un ex calciatore che ha sempre lavorato come architetto. Dal 1° settembre scorso è in forze al Comune di Piacenza, uno dei molti neo assunti dall’ente pubblico del capoluogo, nell’ufficio “sviluppo del patrimonio”.

«La macchina amministrativa - spiega Colicchio - mi ha sempre interessato, è complessa, affascinante, i meccanismi sono particolari». L’ex calciatore ha 46 anni, è nato a Maratea (Potenza), ma la famiglia si è trasferita nella nostra città quando aveva tre anni. In breve la sua carriera: difensore centrale, dopo gli esordi nei pulcini della Libertas ha fatto tutta la trafila (dagli esordienti alla prima squadra) nel Piacenza Calcio. C’era ai tempi della prima salvezza biancorossa in A, stagione 1995-1996. Poi Fidenza, Fiorenzuola, Pizzighettone, FeralpiSalò, Voghera, Pro Piacenza, Piacenza, Nibbiano e San Nicolò.

ARCHITETTO E CALCIATORE

Laureatosi al Politecnico di Milano in architettura a 26 anni, ha svolto per un po’ il mestiere da libero professionista, con partita Iva. «Nei tre anni in terra bresciana alla Feralpi - racconta lui stesso - l’unica esperienza nella quale mi sono trasferito da Piacenza, ho lavorato anche in uno studio. Ho sempre fatto un po’ l’architetto e un po’ il calciatore, il lunedì mi dedicavo totalmente al primo mestiere, che proseguivo soltanto alla mattina dal martedì al venerdì».

ERA NEL COMPARTO LOGISTICO

Gli scarpini con i tacchetti li ha appesi a 41 anni, ma già dal 2017 Colicchio ha iniziato a lavorare nella logistica. «La Partita Iva è andata a scemare col tempo quando ho iniziato a lavorare per alcune aziende piacentine del comparto, come responsabile degli impianti». Da Piacentina Srl alla coop San Martino, passando per Galbani e New Cold, l’occupazione sembrava ben avviata. «Mi erano stati prospettati anche ruoli importanti, però ho fatto una scelta diversa, partecipando ai concorsi del Comune». A maggio passa quello per categoria “C”, mentre attende lo scorrere della graduatoria per la “D”, due lettere che hanno contrassegnato la sua carriera calcistica, ma stavolta segnano la differenza tra gli addetti tecnici (diplomati) e gli istruttori (laureati).

«IN COMUNE 36 ORE, NEL PRIVATO SI ANDAVA OLTRE»

Come mai ha lasciato una carriera professionale ben avviata? «Una scelta - risponde Colicchio - di equilibrio tra vita e lavoro. Nella logistica ero totalmente assorbito. In breve tempo ero riuscito a fare carriera, accumulando ruoli e oneri. Però ho due bambine piccole e la passione del calcio c’è ancora. Purtroppo non mi davano la possibilità di allenare e rimanere nel mondo del calcio. Così ho lasciato, per stare più tempo a casa e per frequentare il mio mondo. In Comune lavoro 36 ore settimanali, nel privato andavo oltre». Attualmente è vice allenatore della juniores del Piacenza Calcio. «Nei pomeriggi in cui non sono impegnato in Comune, vado al campo a dare una mano».

IL SALTO DAL PRIVATO AL PUBBLICO

Per diverse persone il passaggio dal privato al pubblico è un salto in un’altra dimensione. «Li capisco - riflette il 46enne – perché il pubblico ha i suoi tempi, i suoi percorsi, le sue procedure. Sono ambienti totalmente diversi. Per me questo ambiente è suggestivo, da fuori non si comprende, nel bene e nel male, la vera realtà. I cittadini dall’esterno non possono avere gli strumenti per giudicare il funzionamento di questa “macchina” e capita che si faccia un po’ di populismo al riguardo. Ma quando uno è dentro, capisce. Lo dico sempre: ben vengano le procedure rigide, perché trasparenza e legalità sono linee guida da seguire assolutamente».

Lo consiglierebbe ad altri questo “trasferimento”? «Sicuramente è una soluzione interessante dal punto di vista lavorativo, per la conciliazione del tempo familiare. Da quello economico…Beh nel privato si può ambire a ruoli di un certo tipo, ma si superano sempre le 36 ore settimanali di impegno».

Ultimamente di cosa si occupa per conto del Comune? «Concessioni da rinnovare e della fornitura di gas naturale tramite la piattaforma Consip. Sto seguendo, in particolare, la presenza del Comune in una quindicina di immobili nei quali è condomino, a partire da Borgo Faxhall. Sono assegnato all’ufficio del Patrimonio ma dò una mano anche alla Manutenzione, per la parte idraulica delle scuole, degli uffici».

«INGIUSTO ALLENARSI DI POMERIGGIO»

Molti sportivi che hanno giocato ai livelli di Colicchio, tra C, D ed Eccellenza, si sono trovati in netta difficoltà nel gestire il “dopo”. «Ho studiato e giocato da quando ho 18 anni. Non si può pensare di poter vivere sempre di sport, bisogna prepararsi. Chi gioca in C e in D non può assolutamente vivere di rendita, soprattutto dal 2010 in poi. Però mi sento di dire, al riguardo, una cosa alle società».

Quale? «Ci vuole un limite di buon senso, addirittura tante società di Eccellenza si allenano al pomeriggio: è una forzatura. Sono convinto che anche in serie D bisognerebbe sempre allenarsi di sera, altrimenti possono giocare soltanto gli studenti, ovvero ragazzi fino a 26-27 anni. Servirebbe una riforma nel mondo del calcio per aiutare i tesserati, ma la vedo dura».

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