rotate-mobile
Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

La “Bubba”, le macchine agricole piacentine d'avanguardia

Tra le aziende che hanno fatto la storia di Piacenza c'è la “Artemio Bubba”, marchio divenuto famoso non soltanto nell’ambito nazionale, ma anche all’estero per le sue rivoluzionarie realizzazioni nel settore delle macchine agricole

Quella di realizzare macchine sempre più perfette e meglio rispondenti alle esigenze dei terreni piacentini ed ai prodotti del nostro suolo, è sempre stato l’assillo, il marchio creativo di ogni ditta che si rispetti e, in particolar modo, della “Artemio Bubba”; l’azienda sorta ex novo nel 1933, nel solco tracciato dal cav. Pietro Bubba. Superate vittoriosamente le vicissitudini conseguenti l’aspra congiuntura economica del 1930, continuò l’opera iniziata dal fondatore.

Il piano di ridimensionamento attuato con coraggio e tenacia da Artemio, portò ad un notevole consolidamento strutturale, economico, organizzativo e tecnico della ditta. In precedenza nel 1924, grazie ad Ulisse Bubba, ingegnere, nacque il primo trattore “testa calda” italiano. Tra i prototipi si ricorda un tre ruote con la singola posteriore motrice: una macchina con baricentro basso e tecnicamente molto interessante. Ulisse fu il progettista di tutti i Bubba sino al 1936. In seguito partì per l'Africa dove trovò l'opportunità di proseguire le sue ricerche sull'impiego dei vari combustibili per i suoi “testacalda”. Nel 1938 tornò a Santimento dove mise a frutto le sue ultime esperienze costruendo un trattore molto innovativo che portava la sigla UBI.

Nel 1941 la ditta si trasferì a Borgo Trebbia alla periferia della città. Appena terminata la guerra, il cavalier Artemio riprese l’attività con il prezioso apporto dei figli, il ragionier Bruno per la parte amministrativa- commerciale e l’ingegner Piero per la parte tecnica. Iniziò così il periodo più legato alle migliori affermazioni tecnico-industriali della ditta piacentina, con progettazioni costruttive che le consentirono di affermarsi anche sul piano internazionale.

Nel 1947 dagli opifici di Borgo Trebbia uscì un modello di trebbiatrice a paglia corta con grancrivello incorporato; fu l’inizio di una sequela di realizzazioni vincenti sui mercati. Alcuni anni dopo si aggiunse anche un “pressapaglia” di grande praticità e convenienza a cui fece Artemio Bubba-2seguito, poco dopo, la trebbiatrice trinciapestapaglia con grancrivello incorporato che venne presentato alla Fiera internazionale del Levante a Bari, ottenendo un grande successo. Nel Sud e nelle Isole questo modello sgominò la concorrenza più accreditata ed ottenne lusinghieri apprezzamenti da tutti gli acquirenti.

Seguirono il TRPD con quattro brevetti, una novità assoluta sul mercato italiano ed internazionale, sintesi geniale di tre macchine diverse e specifiche, ovvero trebbiatrice, gran crivello e pressapaglia. La trebbiatrice con pressa incorporata tipo TRP fu un altro modello che ottenne vasti consensi soprattutto nell’Italia del Nord per la sua caratteristica funzionale di lavorazione della paglia lunga. L’ultima creazione fu la mietitrebbia semovente per grano, avena, orzo, riso e semi minuti.

Poi l’azienda nel 1958 passò la mano all’Arbos ma questa è un’altra storia che non riguarda il nostro excursus, complesso anche da un punto di vista societario che, volutamente, non abbiamo trattato. Quello che conta è avere rivangato un’altra storia importante del pionierismo industriale piacentino.

La “Bubba”, le macchine agricole piacentine d'avanguardia

IlPiacenza è in caricamento