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Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

Piacenza come la “Ville Lumière” per la Grande Esposizione del 1908

Esattamente 110 anni fa, nel 1908, Piacenza ospitò la “Grande Esposizione”, una grandiosa rassegna fieristica dalle spettacolari dimensioni edilizie ed urbanistiche che per una volta consentirono un accostamento non irriverente con quella nel 1900 avvenuta nella “Ville Lumière"

Esattamente 110 anni fa, nel 1908, Piacenza ospitò la “Grande Esposizione”, una grandiosa rassegna fieristica dalle spettacolari dimensioni edilizie ed urbanistiche che per una volta consentirono un accostamento non irriverente con quella nel 1900 avvenuta nella “Ville lumière”. Certo non si possono mettere a confronto numeri di visitatori e strutture con quella parigina, ma comunque per una piccola città di provincia come la nostra, fu un momento di gloria straordinario, supportato, come la classica ciliegina sulla torta, dall’inaugurazione del Ponte autostradale (cerchiamo di evitare accostamenti irriverenti per l’occasione…) che collegava l’Emilia alla Lombardia alla presenza del Re Vittorio Emanuele III°

Era l’epoca della fede nel progresso sociale e tutte le conquiste tecniche ed industriali concorsero in varia misura a suggellare un’impresa senza precedenti che impegnò in un identico ed unitario sforzo di realizzazione, tutte le forze sociali del tempo, senza distinzioni di classe, colore politico e rango economico. Fu il formidabile trionfo di quei valori civili ed ideali maturati nel faticoso travaglio unitario della nazione. Uscita quasi con un balzo prodigioso dalla grave depressione socio-economica dell'ultimo '800, Piacenza liberal- progressista celebrava, con la Grande Esposizione del 1908, le sue esaltanti conquiste nei più disparati campi di attività: dalle industrie ai commerci, dall'agri­coltura alle arti e ai mestieri, dallo sport agli svaghi, fino agli spettacoli alla moda. esposizione2-2

Cerchiamo dunque di ricostruire, in una rapida panoramica rievocativa, gli aspetti, le fasi, i momenti, le caratteristiche peculiari di questa imponente manifestazione che ebbe, come appunto si ripromettevano i suoi fautori, larghissima risonanza in Italia e all'estero. L'inaugurazione ufficiale dell'Esposizione ebbe luogo la mattina del 9 agosto 1908 con un festoso cerimoniale introduttivo. Un cronista del tempo così la descrisse: “le nostre esposizioni presentano un insieme artistico grandioso ed imponente, I vari padiglioni ben ideati offrono un colpo d’occhio stupendo. Gli ingressi sono parecchi, data la sua ampiezza. Quelli principali sono due. Al primo si accede da Viale Castello che per mezzo di via Venturini conduce al Corso Vittorio Emanuele. E’ un ingresso artistico particolarmente indovinato: una finzione ben combinata di colonnato unisce due padiglioni (quello dell’Automobile e quello dell’Agraria) e forma un insieme semplicissimo, di molto buon gusto architettonico. Sullo sfondo si vedono i vari padiglioni e proprio nel mezzo appare la grande fontana dominata da una grandiosa statua modellata dal valente scultore Annibale Monti. Rappresenta il Lavoro, quasi a sintetizzare l’espressione mirabile di opere che l’Esposizione contiene.

Il secondo ingresso è invece dalla parte dell’Ospedale militare, un caseggiato grandioso, dalle linee severe, nascosto fra un finto verde. Anche questo secondo ingresso è molto ben indovinato nella linea agile e snella dello stile floreale. Vi si accede dal grande viale che forma una delle attrattive più belle della nostra città.

Il progetto e l’esecuzione dei lavori sono del valente ing. Ranza il quale per tutto ciò che concerne le decorazioni, fu efficacemente coadiuvato da un altro nostro valente artista, Ottorino Romagnosi”. Il cronista così prosegue:” fin dalle prime ore del mattino la città era animata. Più tardi assumeva l’aspetto gaio e vivace delle grandi occasioni. Le bande “Città di Piacenza” e “Musica cittadina” percorrevano le vie suonando allegre marce fra le quali emergeva, per l’impronta originale e maschia, quella ufficiale dell’esposizione scritta dal valente maestro Fratus de Balestrini che venne premiata con medaglia d’oro.

Dai balconi, dalle finestre delle case private sventolavano bandiere tricolori, dagli uffici pubblici pure. Il Kursal, il simpatico ritrovo di Piazzetta S. Gervaso era imbandierato, Piacenza era festante. Ovviamente i molti discorsi degli uomini politici si consumavano nella retorica della moda patriottica. Fa eccezione l’on Rainieri, presidente del Comitato d’Esposizione”. esposizione1-2

Il cronista riportava poi altri particolari: "L'on. Sanarelli, rappresentante del governo dice fra l'altro: «Il  nuovo ponte che Piacenza ha costruito sul Po per congiungere  terre fiorenti di ubertà, disseminate di aziende agricole, di opifici e di cantieri, e la grande Esposizione del lavoro a cui essa ha oggi  chiamato le città sorelle, ammoniscono che un'altra parola d'ordine fu comunicata nell'età nostra alle forti e belle città dell’Eridanio, e in particolar modo a Piacenza gagliarda, operosa, ospitale. Non è parola di sopraffazione e violenza, ma parola di amore e giustizia, di lavoro e di pace”.

Dopo la visita all'Esposizione, ai lavori del ponte ormai in fase di rifiniture, ebbe luogo un sontuoso banchetto all'Hotel San Marco (nella via omonima e che ospitò Verdi, oggi in stato di abbandono…). “Riuscì - riportava il cronista - splendido e fu servito in modo inappuntabile da una legione di camerieri. Parteciparono ben 150 invitati che fecero onore al seguente menu: Zuppa alla Regina, Storione del Po, Bolliti, patate all’inglese, salsa olandese e Ravigotta, prosciutto di York, Rifreddo di pollo, Excelsior, Noce di vitello arrosto, insalata romana, gelato, frutta e formaggio, caffè; vini: Torrano, bianco e rosso 1905, Valois Durant demi sec, liquori”. Il successo della grande esposizione proseguì con un’affluenza di migliaia di visitatori provenienti da tutte le regioni italiane.

(Fine prima parte)

Piacenza come la “Ville Lumière” per la Grande Esposizione del 1908

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