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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Allo Spallanzani iniziata la terapia con anticorpi monoclonali su pazienti nella fase iniziale della malattia

In Italia, iniziano le somministrazioni degli anticorpi monoclonali contro la Covid-19. Tra i primi a somministrarli l'Istituto Nazionale Malattie Infettive "Lazzaro Spallanzani" di Roma che ha annunciato l'avvio del trattamento a persone in fase iniziale della malattia, che non necessitano di ricovero ospedaliero ed in particolari condizioni di aumentato rischio di peggioramento clinico (comorbidità, cioè più patologie  che potrebbero portare a una evoluzione  grave della Covid), in base al programma del Ministero della Salute, di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e della Regione Lazio. Il paziente sottoposto alla cura rimane in regime di day hospital presso l'Istituto Spallanzani per due ore, un'ora circa, serve per effettuare l'infusione endovenosa, un'altra ora per l'osservazione e quindi  verrà dimesso.

Gli anticorpi monoclonali sono farmaci impiegati da tempo nella cura dei tumori e negli ultimi anni sono stati utilizzati anche contro alcune malattie infettive, come ebola ed ora contro Sars-CoV-2. Il loro meccanismo d'azione prevede il blocco della proteina Spike del virus che ha la funzione di infettare le cellule dell'ospite e bloccando la Spike si evita la malattia da Sars-CoV-2. La Commissione Tecnico-scientifica dell'Aifa, per la cura della Covid-19 ha approvato due anticorpi monoclonali: il cocktail della Regeneron e il farmaco di Eli Lilly, ma ha previsto limitazioni, in linea con quelle del Canada  e dell'FDA negli Stati Uniti.

Il Regen-Cov, usato anche per l'ex Presidente USA Donald Trump è prodotto dalla Azienda farmaceutica americana Regeneron e basato sugli anticorpi casirivimab e imdevimab. Il primo è stato isolato in un paziente di Singapore, mentre il secondo è stato ottenuto in laboratorio, inserendo la proteina spike del coronavirus nell'organismo di un topo modificato geneticamente. Dai risultati della ricerca, Regen-Cov sarebbe in grado di ridurre la carica virale, in modo significativo e del 50% il rischio di contrarre l'infezione.

Il risultato della sperimentazione ha aperto alla possibilità di usare questo cocktail come "vaccino passivo" in attesa di una maggiore disponibilità di dosi di vaccino anti- Covid.

Prodotto da Eli Lilly and Company, Il Bamlanivimab è l'anticorpo monoclonale autorizzato per l'uso di emergenza come trattamento per i pazienti ad alto rischio, con Covid - 19 da lieve a moderato, negli Stati Uniti e in altri Paesi del mondo. Gli studi mostrano una efficacia del 72% nel ridurre il rischio di ospedalizzazione per i pazienti con sintomatologia moderata. Bamlanivimab ed etesevimab è la combinazione di anticorpi di Eli Lilly che gli studi indicano essere in grado di ridurre il rischio di ricovero e morte per Covid, del 70%.

Anticorpi monoclonali, sono inoltre in fase di studio avanzato dall’Azienda farmaceutica AstraZeneca che  ha realizzato l'AZD7442, una combinazione a lunga durata d'azione (Long Acting AntiBody, LAAB) che imitando gli anticorpi naturali,  hanno il potenziale per trattare e prevenire la progressione della malattia in pazienti infettati dal virus. L'AZD7442, potrebbe essere utilizzato come intervento di prevenzione in comunità, ospedali, case di riposo, per il vantaggio di produrre anticorpi immediati. Anche Toscana Life Sciences ha realizzato il Monoclonal Antibody Discovery Lab a Siena, Direttore, il professor Rino Rappuoli. I Ricercatori hanno selezionato gli anticorpi di persone guarite dalla Covid-19 ed isolato l'anticorpo "più potente" sulla base del quale è stato creato il farmaco.

Allo Spallanzani iniziata la terapia con anticorpi monoclonali su pazienti nella fase iniziale della malattia

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